Nella semifinale dell’Estoril, persa in due set contro Pablo Carreno Busta, il francese mette in mostra il meglio e il peggio del suo repertorio. Inizia alla grande, poi è vittima di un buio terrificante che consegna la finale allo spagnolo Inutile aspettarsi qualcosa di diverso: dobbiamo prenderlo così.

Non serviva certo la partita di oggi, a Benoit Paire, per dimostare l’insensatezza, la bellezza e l’autolesionismo del suo tennis. Tutto insieme. Nella semifinale dell’Estoril, che lo vedeva opposto allo spagnolo Pablo Carreno Busta, il francese mette in piedi uno show delirante. Condito dai soliti colpi e prelibatezze da applausi, ma soprattutto dalla scelleratezza di chi gioca come se la partita fosse un fastidio, di cui liberarsi il prima possibile. Potrebbe sembrare ingeneroso non tessere nemmeno una lode a chi, lo spagnolo, l’incontro l’ha portato a casa. Ma chiunque abbia visto il match non può che trarre la conclusione che, nel bene (giusto i primi game) e nel male (tutto il resto del match) è stato il francese a decidere la trama e il tragicomico finale. L’inizio sembra quasi un esibizione, per Benoit. Va avanti di un break, poi di un secondo. Sembra riuscirgli tutto, dalla smorzata al servizio, dal dritto tanto sgraziato quanto vincente al rovescio, violento e bellissimo. Non ci sono segnali di vita, dall’altra parte della rete. Ma a questo punto, Paire, decide che l’incontro per lui è finito. Ha dato spettacolo per ben tre game, quasi superfluo dover continuare a dimostrare il suo talento. Comincia, quindi, a sciorinare il peggio del suo repertorio. Gioca sempre i suoi soliti colpi, ma recitandoli nella maniera peggiore. Lo spagnolo, protagonista quasi inconsapevole del match, fatica quasi a rendersene conto. Tanto che offre, allo sciagurato suo dirimpettaio, un’ulteriore palla break, quella dell’1 a 4. Dopo averne recuperato uno, il game precedente.


Ma il francese si è oramai perso, nei meandri della sua insostenibile leggerezza. Dal 3 a 0 in suo favore, sono sei i giochi consecutivi per Carreno Busta. Che ha vita facile nel chiudere il set per 6 giochi a 3. Il game d’apertura nel secondo set la dice lunga, di quel che sarà il prosieguo del match. Benoit è uscito dal campo e dalla partita da una mezz’oretta buona. Fa quasi sorridere l’indolenza con la quale concede il break e il settimo gioco di fila all’avversario. Passa quasi inosservata, per Benoit, la palla del controbreak ottenuta, e ovviamente sprecata, nel game successivo. Dopo undici giochi, sono ben venti gli errori non forzati per il francese. Una follia. Benoit riesce, in un momento di lucidità, a fermare l’emorragia di giochi consecutivi e accorcia le distanze. Ma è giusto un momento. I due doppi falli consecutivi con i quali omaggia del secondo break l’avversario sono la cartina di tornasole di un incontro finito, dopo soli tre game. La semifinale è oramai persa. E Benoit decide scientemente di cominciare a dare spettacolo. Tweener, smorzate, ricami sotto rete. Il giusto per recuperare uno dei due break. Per poi riconcederlo il game seguente. Carreno Busta ora può servire per il match. Per ben due volte. Va male la prima, con il francese che tira vincenti senza un motivo. Ma è lo stesso francese , quando serve sul 3 a 5, ad omaggiare di tre match point lo spagnolo. Dopo aver condito il game con un doppio fallo e una palla nemmeno arrivata alla rete. E alla terza occasione, Pablo, chiude le danze. E ottiene, alla fine meritatamente, la seconda finale in carriera, la seconda in un 250, dopo quella a San Paolo lo scorso febbraio. E la 46esima posizione mondiale raggiunta, best ranking per lui. Nulla da aggiungere riguardo il francese. Da lunedì rientrerà nei primi venti al mondo. Lui che potrebbe mettere le tende nei primi dieci, se solo lo volesse. Ma se lo volesse, non sarebbe nemmeno Benoit Paire. E forse è meglio così.

Pablo Carreno Busta (SPA) b. Benoit Paire (FRA) 6-3 6-3