Il Presidente FIT Angelo Binaghi gongolava, nella pancia del Campo Centrale: “Visto quanta gente c’é?”. Il dato numerico ha dato concretezza alle sensazioni empiriche: sono stati ben 12.348 i paganti della prima giornata degli Internazionali BNL d’Italia, quasi 3.000 in più rispetto alla stessa giornata dell’anno scorso. I giorni di qualificazione sono sempre molto interessanti perché c’è un gran numero di italiani (14, anche se solo in due hanno passato il primo turno), oltre ad alcuni nomi del futuro. Ad esempio, il giovane americano Taylor Fritz. In una rappresentazione tipica del tennis, forse anche della vita, si è arreso all’esperto Radek Stepanek (quasi 19 anni più anziano: quando il ceco è passato professionista, Taylor non era ancora nato!). Già, perché esperienza e malizia contano ancora qualcosa. La gente ha capito in fretta che si trattava del match del giorno, affollando in ogni ordine di posti il Campo numero 4. Forse avrebbero meritato un altro palcoscenico, ma quando l’order of play è così denso bisogna fare delle scelte. Una scelta giusta è stata quella di abbattere le ultime barriere del Foro Italico, rendendolo totalmente “open space”. Sono state abolite, infatti, le recinzioni che separavano Viale delle Olimpiadi dai campi secondari. Una volta entrati (e i controlli all’ingresso sono ben più severi), gli unici ulteriori filtraggi sono quelli per accedere al Centrale e al Grandstand. A proposito di Centrale, il primo allenamento di Roger Federer ha scatenato una vera e propria esaltazione collettiva. Grazie alla pubblicità data all’evento, migliaia di appassionati (circa 2.000, forse di più) si sono riversati sulle gradinate per venerare il loro Dio tennistico. Lui ha ricambiato con 45 minuti in scioltezza e tanti autografi. Il delirio si ripeterà anche nei prossimi giorni, c’è da scommetterci.
Mentre Federer esaltava la gente, sul Campo 3 si consumava il dramma sportivo di Irina Falconi. Reduce dal suo primo titolo WTA, affrontava la giovane Aliaksandra Sasnovich. La bielorussa ha belle gambe, un bel dritto, un seguito importante (a seguirla c’era nientemeno che Max Mirnyi) ma è ancora immatura. Una bordata entra, un’altra è un attentato all’incolumità dei raccattapalle. Nonostante una palla che viaggia la metà, la Falconi è rimasta in partita fino all’ultimo, fino a perdere 6-4 7-6. Nel secondo set ha avuto un setpoint per allungarla al terzo, ma lì la Sasnovich è stata brava a tirare una coraggiosa (e millimetrica) smorzata. Nel tie-break, la bielorussa ha bruciato quattro matchpoint di fila (da 6-2 a 6-6) ma è stata graziata dalla Falconi, che ha giocato un agghiacciante ultimo punto: aveva uno smash facile da sopra la rete, a rimbalzo, e non lo ha chiuso. Sul pallonetto della Sasnovich, ovviamente, ha sparato in rete lo smash successivo. Mentre gli italiani cadevano come birilli (a parte Donati e Volandri, di cui leggete a parte QUI e QUI), il migliore degli sconfitti è stato Federico Gaio. Opposto a Mikhail Kukushkin (che adesso si fa seguire da Guillermo Canas), ha opposto un’accanita resistenza ma ha ceduto 6-7 6-4 6-4. I vertici tecnici della FIT hanno scelto proprio il suo match: non troppo distanti da coach Daniele Silvestre c’erano Umberto Rianna e Corrado Barazzutti. E non mancava neanche Raimondo Ricci Bitti, vicepresidente FIT, faentino come Gaio. Lui le ha provate tutte, ha corso molto, ma l’altro ha un braccio superiore, oltre a molta esperienza in più. Mentre il sole calava (e Luca Vanni perdeva un altro match, dando ossigeno a Ernests Gulbis), qualche decina di intenditori si radunava sul Campo numero 8, dove si allenavano Dominic Thiem e David Goffin. Grande spettacolo e tanta potenza, quasi strabordante, da parte di Thiem. Un suo servizio era talmente violento da aver spaccato il cartellino di plastica che segna la numerazione del campo. E’ quello dal lato del Pietrangeli. Se ci passate, nei prossimi giorni, fateci caso. E saprete chi è stato il colpevole.