“La voglia di fare grandi cose mi blocca. Ho avuto delle crisi anche in passato, ma allora non mi riuscivano le cose. Adesso in allenamento va tutto bene, ma in partita non mi esprimo. Dovrei essere più tranquilla, dirmi: ‘Gioca e sticazzi!’. Ma non lo faccio e la palla non mi va. Non dico che dovrei fregarmene, ma trovare una maggiore tranquillità”. Il linguaggio colorito ha fatto sciogliere in una risata sia Roberta Vinci che i presenti alla sua conferenza stampa. Un sorriso che mitiga una giornata terrificante per il tennis italiano. Roberta e Sara Errani, le ex-cichis del nostro tennis, hanno raccolto nove game in quattro set contro Kateryna Bondarenko e Tsvetana Pironkova, che un tempo si sarebbero mangiate a colazione. Stanno attraversando una crisi di risultati e di rendimento impressionante. Non solo perdono, ma giocano anche male. Molto male. La Errani sembra aver smarrito la via del campo: contro la Pironkova ha sbagliato la misura di decine di colpi. Colpi che fino a qualche mese fa avrebbe tirato a occhi chiusi. La Vinci sembra svuotata, come se non avesse forza a sufficienza. Entrambe sostengono di giocare bene in allenamento, di avere la giuste sensazioni…però qualcosa si è rotto. Difficile capire se l’epoca d’oro del nostro tennis rosa è definitivamente tramontata, oppure se ci sarà spazio per un colpo di coda. I dubbi sono legittimi. Le situazioni sono analoghe, ma le due reagiscono in modo diametralmente opposto. La Vinci ha trovato la forza di scherzare, ha chiesto ai giornalisti un parere sul colore del costume da bagno per le imminenti vacanze (“Ho bisogno di staccare dal tennis”), e ha anche ammesso di non sapere esattamente quale sia la ragione di questa crisi, ipotizzando un “Forse sono un po’ stanca, svuotata, senza energie, ho giocato tanto nell’ultimo periodo”. La crisi della Errani sembra più profonda, forse perché ha quattro anni in meno e vede ancora tanto tennis nel suo futuro, a differenza di una Vinci che non sa ancora se presentarsi nel 2017.
Con un berretto rosso fuoco, griffato dal suo sponsor, la Errani è partita subito sulla difensiva con i giornalisti. “Ci siete proprio tutti. Non eravate così tanti nemmeno quando sono arrivata in finale…adesso siete tutti schierati”. Lo ha detto con un sorriso amaro, con la classica espressione di chi avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. “Adesso mi prenderò un po’ di giorni di pausa, ma non sono pronta a esporre i miei problemi con i giornalisti. Non mi sento di aprirmi e dire tutto, so che cercherete di capire cosa non va, che proverete ad analizzare, a fare il vostro lavoro…ma io ho bisogno del mio spazio e credo che non farei bene a parlarne”. L’impressione è che nemmeno lei sappia quale sia la ragione di queste mille difficoltà. Non ha escluso problemi tennistici e nemmeno extratennistici, sottolineando che ne parlerà solo con il suo team e con le persone che le stanno vicino. L’unica certezza è una pausa in arrivo, anche se non ha specificato la durata. E’ iscritta a tre tornei sull’erba (Maiorca, Eastbourne e Wimbledon), ma ha specificato, appunto, di essere “soltanto” iscritta. Significa che certezze non ce ne sono. “Di recente ho avuto qualche problema fisico che credo di aver superato (la carenza di ferro e un problema muscolare a una gamba, ndr), ma non escludo nulla”. Difficile capire se la crisi ha origini tecniche, fisiche o magari mentali. Un po’ malvolentieri, ha detto di aver lavorato con qualche specialista sia in passato che oggi. D’altra parte, anni fa Flavia Pennetta ha detto che nessun atleta dovrebbe rinunciare a uno psicologo dello sport. Avventurarsi in diagnosi da strapazzo non è il nostro mestiere, ma una cosa pare evidente: Sara non è serena. Il modo in cui ha approcciato i giornalisti lo conferma. E la rinascita, forse, dovrà ripartire proprio dalla serenità.
Restano le sconfitte, la sensazione di qualcosa che ormai va declinato al passato. Ed è simbolico che sia accaduto proprio a Parigi, dove Sara si è tolta le soddisfazioni più grandi e dove in coppia hanno giocato tre finali, vincendone una. Per adesso il bilancio azzurro parla di 0 vittorie e 3 sconfitte, in attesa di un martedì che vedrà in campo ben sette italiani, con speranze e ambizioni di vario tipo. Al netto della delusione azzurra, la giornata ha restituito un po’ di tennis dopo caterve di acqua. Poco prima che calassero le tenebre, un pallido sole ha provato a farsi strada nel cielo scuro, e scaldare una temperatura da autunno inoltrato. I match sono iniziati con circa 3 ore di ritardo e si è sviluppata regolarmente, anche se gli ultimi match di giornata sono stati cancellati. In mattinata, quando l’acquazzone stava inzaccherando Parigi, Guy Forget ha annusato il pericolo di lamentele e ha immediatamente convocato una conferenza stampa. Ha messo le mani avanti, ribadendo cose note a chi segue la vicenda dello sviluppo del Roland Garros: fosse per loro, il torneo avrebbe già tetti retrattili e campi in più. Ma una “minoranza rumorosa” (ambientalisti e politici) sta bloccando tutto, e il tetto sul Campo Chatrier non arriverà prima del 2020. Forget si è calato alla perfezione nel ruolo di direttore di torneo: elegante, impeccabile, risponde con precisione alle domande ma misura con attenzione ogni parola. Da giocatore è stato numero 4 del mondo, da capitano di Davis è rimasto in sella per 13 anni, ma se continua così può diventare ancora più bravo nella nuova veste. Di sicuro ha compreso meglio di altri i meccanismi della comunicazione. Crediamo sia più educazione che furbizia, invece, l’atteggiamento di Guido Pella. L’argentino sta lottando per conquistarsi un posto in Coppa Davis e ha superato il primo turno battendo il connazionale Diego Schwartzman. Alla conferenza stampa, prima di entrare in una delle “Interview Room” secondarie, ha accolto con una stretta di mano tutti i giornalisti che lo stavano aspettando. Raramente abbiamo riscontrato tale atteggiamento in un giocatore: per questo, ci sembrava giusto rimarcarlo. Un po’ meno sportivo il connazionale Horacio Zeballos, che le ha provate tutte per portare alla sospensione per oscurità il suo match contro Albert Ramos Vinolas. Perso il terzo set alle 20.40, ha abbandonato il campo ed è tornato dopo quasi un quarto d’ora. Sofferente alla schiena in modo più o meno evidente, dopo il primo game del quarto ha chiamato il fisioterapista. Tra attesa, diagnosi e trattamento se ne sono andati altri dieci minuti. Ma stava male sul serio e ha incassato un netto 6-0 prima che arrivasse il buio. Soddisfazione anche per Conchita Martinez, imbacuccata sulla tribunetta del Campo 8. Anche lei merita i complimenti: con il suo passato (solo su questi campi ha raggiunto una finale e tre semifinali) e un ruolo attuale che le garantisce una certa tranquillità, ha fatto sera per seguire un giocatore che difficilmente sarebbe tra i convocabili della sua Spagna. Ma se la professionalità ce l’hai dentro…