Lo scozzese sembra irriconoscibile per due set contro la wild card Mathias Bourgue (164 ATP) che lo fa impazzire a suon di smorzate, poi si sveglia e la spunta di nuovo al quinto set. Fanno 7 ore e 16 minuti di gioco in tre giorni: sta sprecando un sacco di energie importanti, nello Slam più complicato.

Sicuramente Andy Murray non se l’era immaginato così, il suo primo Roland Garros fra i favoriti, dopo il successo a Roma a certificare una crescita sulla terra battuta ormai completa. Invece per la prima volta si presenterà al terzo turno di uno Slam con dieci set nelle gambe e 7 ore e 16 minuti passante in campo, a lasciare energie fisiche e mentali sulla terra parigina. Non proprio un gran biglietto da visita, ma come ha detto oggi Stan Wawrinka, nel tennis conta vincere, la durata dei match va in secondo piano. Ha ragione fino a un certo punto, però la sostanza è che Murray il terzo turno l’ha agguantato, dopo un’altra rimonta, dopo altri due set da incubo, fino a domare per 6-2 2-6 4-6 6-2 6-3 il 22enne francese Mathias Bourgue, numero 164 della classifica ATP. E non c’è un 4 o un 6 di troppo, è tutto vero: per tre set (e qualcosa in più) la giovane wild card di Avignone che solo un paio di giorni fa ha fatto il suo esordio nel circuito maggiore (battendo il qualificato Samper-Montana) ha accarezzato il cielo con un dito, avvicinandolo a suon di smorzate, quasi si fosse studiato punto dopo punto tutte le tattiche attuate fra lunedì e martedì da Radek Stepanek. All’inizio ci credevano in pochi, pure il Philippe Chatrier era mezzo vuoto, poi è iniziato un sogno collettivo che ha riempito posto dopo posto, fino a far veramente annusare l’impresa. Il punteggio dice che Bourgue non ci è andato troppo vicino, le sensazioni sì, visto che il Murray di secondo e terzo set pareva tutto meno che in grado di ribaltare il match. È vero che a uno come lui basta poco, è vero che prima della fine sarebbero entrati nella mischia un sacco di fattori, ma è vero anche che sembrava svuotato, spuntato, incapace di far male.

BOURGUE LO STORDISCE DI SMORZATE
La cosa più preoccupante? Che incassava senza proferir parola, senza nessuna delle sue tipiche esternazioni. Le ha quando perde contro Djokovic, figurarsi contro uno abituato ai Challenger, che mai in vita sua aveva affrontato un top-50, e guarda col binocolo pure il suo amico Lucas Pouille. Sono cresciuti insieme, sotto la guida della FFT, poi l’altro è salito fino a un passo dai primi 30, lui sta ancora sgomitando per arrivare fra i 100, ma oggi – sotto gli occhi del suo idolo Gustavo Kuerten – ha mostrato che è solo questione di tempo. Murray è salito 6-2 2-0 grazie al suo nome, al timore reverenziale del francese, ma non appena Bourgue si è sciolto e ha iniziato a strillargli qualche “allez” in faccia lo scozzese è sparito. Colpiva a velocità ridott(issim)e, così gli ha dato il tempo e lo spazio per mettere i piedi in campo, e lui non si è fatto pregare, diventando padrone del match. La trama è stata quasi sempre la stessa: il francese dominava sulla diagonale del rovescio, la preferita di Murray, obbligandolo a correre lontano dalla riga di fondo, e poi lo infilava a suon di palle corte. A un certo punto l’ha giocata con una media degna del suo concittadino Benoit Paire: una ogni un punto e mezzo, facendo innervosire Murray sempre di più. È probabile che Andy si attendesse una mezza passeggiata, ideale per recuperare dalle 3 ore e 35 del primo turno, invece gli sono serviti addirittura sei minuti in più, e la sua faccia dopo il secondo set parlava chiarissimo. Era un mix fra vergogna e odio per sé stesso, con un servizio da 39% di prime palle in campo e il triplo dei gratuiti rispetto ai vincenti. Un doppio fallo di un metro ha dato un break a Bourgue anche in apertura di terzo, e tanto è bastato per finire sotto 2 set a 1, col rivale che ha giocato un ultimo game capolavoro, salendo 40-0 con due smorzate consecutive e poi infuocando il Centrale con una bordata col rovescio lungolinea, alla Murray, a mettere la firma su un set perfetto.

MURRAY SI SVEGLIA ALL’IMPROVVISO
Non pago, Bourgue si è preso due palle-break all’inizio del quarto set, il suo primo quarto set in carriera, e se Murray non le avesse cancellate tutte e tre da campione (l’ultima con una demi-volèe tanto splendida quanto difficile) ora per le vie di Parigi non si parlerebbe d’altro che di un ragazzo semi-sconosciuto che ha fatto qualcosa di importante al suo primo Roland Garros. Invece Murray – che ieri ha negato un litigio con Amelie Mauresmo (“e non sono solito mentire”) – è rimasto a galla, e poi, da un punto all’altro, è rinato. È sembrato di captare che abbia avuto qualche problema intestinale, che forse abbia addirittura rimesso, tant’è che non appena ha rivisto mezza chance di rimettersi in piedi l’ha azzannata come se fosse l’ultima della sua vita. È tornato a spingere la palla, a saltellare fra un punto e l’altro, a mostrare tutta la differenza che c’è fra il numero 3 e il numero 164 del mondo, celata per un’ora e mezza dietro una giornata che sembrava da dimenticare, invece si chiuderà comunque col sorriso. Bourgue gli ha consegnato il break e le chiavi del match con un rovescio fuori di metri, e poi ha chiesto un Mars e una Coca-Cola per raccogliere un po’ di zuccheri, ma ormai il match era girato. Murray è tornato Murray, il punteggio è tornato corretto e il 6-2 è stato inevitabile, come il 5-1 nel quinto. Poi lo scozzese ha un po’ tirato il freno, si è distratto e ha perso un paio di game, ma la vittoria non l’avrebbe più lasciata per niente al mondo. Quello che ha lasciato sono, di nuovo, tante energie, pesantissime in quello che è forse lo Slam più duro da vincere. Se vorrà andare in fondo ora deve augurarsi almeno un paio di match semplici, a partire dal prossimo contro Ivo Karlovic, che a 37 anni compiuti è diventato il giocatore più anziano a raggiungere il terzo turno in un torneo del Grande Slam dal 1991, quando “Jimbo” Connors ci riuscì agli Us Open. La fortuna di Murray, probabilmente, diventerà il modo in cui Karlovic ci è arrivato al terzo turno: dopo una maratona di 4 ore e mezza, e 41 ace, contro l’australiano Jordan Thompson, battuto 6-7 6-3 7-6 6-7 12-10. Vuol dire che c’è chi sta peggio, anche se Karlovic ha già fatto tanto, mentre Murray è solo all’inizio.

ROLAND GARROS – Secondo turno
Andy Murray (GBR) b. Mathias Bourgue (FRA) 6-2 2-6 4-6 6-2 6-3
Ivo Karlovic (CRO) b. Jordan Thompson (AUS) 6-7 6-3 7-6 6-7 12-10