Dopo aver fallito l’aggancio a quota 22 Slam sia a New York sia a Melbourne, Serena Williams ci può riprovare a Parigi. Ma la finale del Roland Garros contro Gabrine Muguruza non sarà affatto una passeggiata. Anzi, per quanto mostrato sin qui la spagnola parte almeno alla pari.

Di nuovo loro. Di nuovo Serena Williams e Garbine Muguruza. Da Wimbledon 2015 a Parigi 2016, nuova chance per la statunitense di prendersi la ventiduesima corona Slam, per la spagnola di mettersi la prima, a confermare che può essere lei la prima nuova alternativa al dominio di Serena. Sembrava certo undici mesi fa dopo la prima finale sull’erba dei Championships, un po’ meno nei mesi successivi, ma l’arrivo della terra battuta sembra averla rigenerata e la ventiduenne nativa di Caracas è tornata di prepotenza. Ha fallito per un pelo la finale a Roma, cedendo a Madison Keys, ma non ha mancato quella più importante, riportando la bandiera spagnola all’ultimo atto dei French Open dopo 16 anni (era il 2000, con Conchita Martinez), sugli stessi campi dove due stagioni fa sculacciò Serena con un doppio 6-2. È capitato molto molto raramente di vedere la campionessa statunitense raccogliere così poco, e quel match di secondo turno rischia di diventare una sorta di avviso, specialmente per ciò che Garbine sta mostrando allo Stade Roland Garros. La pioggia dei giorni scorsi l’ha obbligata agli straordinari, e lei è stata più brava di tutte, destreggiandosi vittoria dopo vittoria fino alla finale. Il tabellone non impossibile le ha dato una mano, lei ha abbattuto tutte le avversarie come birilli ed eccola pronta per fare sette, con un filotto di dodici set vinti uno dopo l’altro. Ha ceduto solo il primo, contro la Schmiedlova, poi il suo Roland Garros si è trasformato nel torneo perfetto, confermato dalla semifinale contro Sam Stosur.

UNA FINALE DA 50 E 50
È arrivato solo un piccolo passaggio a vuoto sul 5-2 del secondo, che ha corretto il punteggio finale in 6-2 6-4, ma i brividi non han cambiato la qualità di una prestazione tatticamente perfetta. Garbine ha servito bene e risposto ancora meglio, bruciando con un match molto aggressivo tutte le certezze che la Stosur si era costruita nei turni precedenti. L’australiana la finale a Parigi l’aveva già raggiunta nel 2010 (quando perse dalla Schiavone), la sua gloria l’ha avuta. Stavolta toccava alla Muguruza, che l’ha mostrato a tutti nell’ultimo game. Con un doppio fallo le ha dato il 15-30 e una mezza illusione, con due ace di fila gliel’ha strappata e si è presa il match-point, chiuso da un diritto in rete di Sam che ha fatto esplodere di gioia coach Sam Sumyk, che finalmente può toccare con mano l’obiettivo sempre fallito durante la lunga partnership con Victoria Azarenka. E non è affatto detto che dopo Parigi potrà festeggiare “solo” una finale, perché sulla bilancia del torneo la Muguruza ha messo più mattoni della Williams, tornando finalmente a mostrare quel potenziale che ha fatto scommettere molti su un suo futuro da numero uno. Per quanto mostrato sin qui avrà delle chance, forse addirittura di più di Serena, rinforzate da quel confronto di due anni fa. È stato l’unico vinto sui quattro giocati (curiosamente tutti negli Slam), ma avrà il suo peso. E poi non ci sarà più nemmeno l’ansia da prima finale, la paura di giocarla con Serena e molto altro. A naso sembra un match da 50 e 50, e vuol dire tanto. Perché non sono in molte a partire alla pari con la Williams in una finale Slam.

SERENA CERCA IL 22ESIMO SLAM
Detto questo, quando si parla della Williams bisognerebbe sempre andarci pian(issim)o. Lo racconta la sua carriera: un sacco di volte è sembrata in difficoltà ma poi ha stravinto. Ci sono buone probabilità che la storia si ripeta anche a Parigi, dove però non ha praticamente mai emozionato. Ieri ha sofferto contro la Putintseva, oggi ha battuto Kiki Bertens più di personalità che di tennis, lasciando fare il gioco alla rivale prima di emergere – e fare sempre le scelte giuste – nei momenti importanti, cosa che difficilmente si potrà permettere contro la Muguruza. La statunitense ha avuto i suoi bei problemi, come due set-point da cancellare nel primo set (entrambi abbuonati dall’avversaria con due diritti in rete) e un break di svantaggio nel secondo. Prima 0-2, poi a un passo dal 2-4, quindi il cambio di passo. La rivale ha provato a rimanerle attaccata il più possibile, ha cancellato tre match-point sul 3-5, e si è portata sul 30-30 nel decimo game, ma non c’è stato nulla da fare. Serena si è fatta trovare pronta sulla sua smorzata, le ha strillato in faccia il classico “come on” intimidatorio e poi ha chiuso, riuscendo (di nuovo) a risolvere in tempo i problemi. Così facendo si è regalata la quarta finale a Parigi, e ha vinto tutte le prime tre, ma per puntare al poker dovrà fare meglio rispetto agli ultimi giorni. Al microfono di Cedric Pioline l’ha presa con filosofia (“se vinco sarò felicissima, se perdo va bene lo stesso”), ma probabilmente ci tiene molto più di quanto le piace far credere. Sembrava pronta ad agganciare Steffi Graf a 22 titoli nei Major già a New York, invece non ce l’ha fatta nemmeno a Melbourne. Se non ci riuscisse nemmeno a Parigi gli indizi sarebbero tre. E bastano per fare una prova.

ROLAND GARROS – Semifinali femminili
Serena Williams (USA) b. Kiki Bertens (NED) 7-6 6-4
Garbine Muguruza (ESP) b. Sam Stosur (AUS) 6-2 6-4