Tutti conoscono Novak Djokovic, ma probabilmente nessuno, almeno in Italia, ha mai sentito parlare di Kristian Lozan e Mostafa Hatem. Macedone di 17 anni il primo, egiziano di 21 il secondo, sono gli ultimi due giocatori della classifica mondiale pubblicata lo scorso lunedì, appaiati al numero 2.200. Hanno un solo punto, come circa altri 500 colleghi, ma loro l’hanno conquistato in ben 13 tentativi, più di chiunque altro, e per questo il computer dell’ATP li colloca alla fine. Messa così sembra che raggiungerli sia una passeggiata, quando in realtà è difficilissimo.
Ovviamente, per farcela tocca passare dai Futures, i tornei “d’ingresso” nel mondo del tennis professionistico, e gli unici accessibili a tutti. Per vedere il proprio nome nell’entry list basta iscriversi, pagare l’IPIN (una sorta di tassa annuale di 60$ da versare all’ITF) e il gioco è fatto. Ovviamente poi per trovar posto nei tornei entrano in gioco due discriminanti: prima la classifica ATP, poi i ranking nazionali dei rispettivi paesi (in Italia comprendono i primi 500 uomini e le prime 500 donne), che comparati posizionano i giocatori all’interno delle liste. Dai Futures sono passati tutti, Djokovic, Nadal, Federer e Murray compresi, e nel 2015 se ne sono giocati appena meno di 700 (692 per la precisione), sparsi in 79 Paesi diversi, fra i quali Mozambico, Sri Lanka, Gabon, Honduras e tanti altri.
Dopo gli incrementi nei prize money entrati in vigore dal primo gennaio, oggi esistono tre categorie di Futures in base ai montepremi: 10.000 dollari, 25.000 dollari e 25.000 dollari più ospitalità. Salvo rare eccezioni, vige una regola ben precisa: i tornei vanno organizzati in gruppi di almeno tre nella stessa nazione per i “diecimila”, di due per i “venticinquemila”. Il tutto per garantire ai giocatori una certa continuità, visto che gli incassi sono molto molto ridotti, praticamente nulli per chi non riesce ad arrivare in fondo ai tornei, dato che al vincitore va solamente il 13% del montepremi totale, dal quale vanno scalate le tasse e le spese per viaggi, hotel, cibo, lavanderia, fisioterapista, incordature e quant’altro.
Per ottenere punti ATP, e quindi entrare nel ranking, non è sufficiente partecipare, e nemmeno superare le qualificazioni. L’assegnazione dei punteggi varia in base al montepremi, ma una regola è fissa per qualsiasi Futures: a punti vanno solamente i giocatori capaci di raggiungere il secondo turno del tabellone principale. Ergo, non basta neanche entrare direttamente nel main draw, serve vincere almeno una partita. Stesso discorso per i Challenger, anche se in quel caso almeno chi raggiunge il main draw attraverso le qualificazioni (in 4, mentre nei Futures sono 8) riceve 3 o 5 punti in base al montepremi del torneo.
Fatta la lunga e doverosa premessa, dov’è più facile vincere la benedetta partita di main draw che permette l’accesso alla classifica mondiale? Lo studio che abbiamo analizzato ha classificato le nazioni – con almeno tre tornei organizzati – in base alla media dei best ranking dei vincitori di tutti gli appuntamenti, scoprendo che la più alta è la Corea del Sud con una media ranking di 474.286, seguita per un soffio dalla Svezia (474.2). Ma va fatta una precisazione: nel Paese asiatico si sono giocati sette tornei, e se si escludono i primi due vinti da Daniel Nguyen (189 ATP) e Omar Jasika (256) la media supera abbondantemente quota 550, assestandosi a 575.
E i Paesi da evitare? Lo studio mette al primo posto lo Sri Lanka, ma la ragione è facilissima da trovare: nel 2015 si sono giocati tre Futures e li ha vinti tutti il portoghese Rui Machado, già numero 59 del mondo. Per questo, sarebbe più corretto studiare le nazioni in base a una media delle entry list, visto che può capitare – specialmente nei paesi più remoti rispetto alle grandi nazioni – che i primi giocatori della lista siano di livello medio alto, tutti gli altri decisamente meno. Escluso il caso Sri Lanka-Machado, emerge che le due nazioni da evitare principalmente per prendere punti ATP sono Svizzera (media best ranking dei vincitori 152.2) e Gran Bretagna (168).
Per curiosità, siamo andati a vedere dove hanno saputo guadagnarsi l’accesso al ranking mondiale i Fab Four, scoprendo che ce l’hanno fatta tutti nel loro Paese: Federer vincendo varie partite al Satellite (gli antenati dei Futures) di Bonsonnens, Djokovic vincendo addirittura il titolo al Futures di Belgrado, Nadal al Challenger di Siviglia, Murray a quello di Manchester. Per tutti i comuni mortali, invece, è consigliato un viaggetto in Corea del Sud. Quando? Anche subito. Nel calendario ITF ci sono otto tornei Futures con la bandiera coreana: la prima trance di cinque è appena iniziata, la seconda (di tre) scatterà il 22 agosto.
Punti ATP? La Corea è l’ideale
Uno studio, svolto analizzando la media dei best ranking dei vincitori dei tornei Futures nazione per nazione, evidenzia come la Corea del Sud sia quella dove è più facile conquistare punti ATP. Otto i tornei a disposizione, iniziati questa settimana. Svizzera e Gran Bretagna in paesi da evitare.