Se lo chiamano lo sport del diavolo un motivo ci dev’essere. Perché capita di perdersi di colpo quando tutto sta andando bene, o ritrovarsi da un momento all’altro quando la vittoria sembra ormai preclusa. Esattamente ciò che è successo a Roberta Vinci all’esordio a Wimbledon, dove la tarantina ha ritrovato un successo importante dopo sei sconfitte negli ultimi sette incontri, tornato a vincere un match ai Championships a tre anni dall’ultima volta. È vero che il suo 14/10 sull’erba non è proprio uno dei bilanci più esaltanti del Tour, ma per una col suo tennis due eliminazioni di fila al primo turno di Wimbledon sono già un mezzo fallimento. Figurarsi tre: un problema che fortunatamente l’azzurra non ha più. Perché nonostante il match contro la statunitense Alison Riske si sia complicato tremendamente, da quasi vinto a quasi perso, al secondo turno ci è andata lei, con una reazione di tennis, grinta e personalità che l’ha rimessa in carreggiata nel momento più difficile, quando la benzina sembrava finita da, fino al 6-2 5-7 6-3 finale. La 25enne di Pittsburgh vanta ottimi risultati sull’erba, a inizio mese ha vinto un 50mila dollari a Eastbourne e poi raggiunto la finale al WTA International di Nottingham, ma non è che abbia un tennis proprio così erbivoro, e la Vinci – quando ha giocato come doveva – ne ha messo a nudo tutti i limiti, dominandola sul piano tecnico e facendola impazzire col suo classico back di rovescio. Da buona statunitense la Riske ama picchiare da fondo, ma sull’insidioso slice di Roberta il compito di quelle come lei diventa difficilissimo (chiedere a Serena Williams, Us Open 2015), e il rischio di sbagliare tantissimo è dietro l’angolo. È stata così fino al 6-2 4-2, tanto da far sembrare il match ormai archiviato, ma sono bastati un paio di frangenti per cambiare le carte in tavola.
IL MATCH CAMBIA DUE VOLTE FACCIA
Roberta ha sbagliato un paio di volèe non dai lei, lei la Riske ha preso fiducia e le va dato atto di aver saputo approfittare alla grande del calo dell’azzurra, sempre meno incisiva, più fallosa col diritto, più lenta e lontana dalla riga di fondo. Le gambe della tarantina sono andate in riserva, e allora sì che la tattica di picchiare è diventata quella giusta, accoppiata a qualche smorzata (un po’ artigianale, ma efficace) per approfittare degli evidenti limiti dell’azzurra negli spostamenti, uno dei problemi degli ultimi mesi. L’ha fatta correre, ne ha raccolto i tanti errori anche nel gioco di volo e dal 2-4 ha ribaltato tutto: prima 7-5, poi 3-1 al terzo, con i piedi vicino alla riga e tanta voglia di tornare a vincere un match in uno Slam dopo sei sconfitte al primo turno. Invece sono diventate sette, perché quando ha visto veramente il match sfuggirle di mano la Vinci ha tirato fuori l’orgoglio. Di match da vincere nell’ultimo periodo ne ha già persi troppi, e Wimbledon è uno Slam, meglio non fare altri regali. Così ha rialzato la testa e fatto un passo avanti, ha raccolta tutta la benzina rimasta in corpo sperando bastasse, e ha avuto ragione lei. Le è bastato riprendere a comandare il gioco per ritrovare la Riske fallosa del primo set e mezzo, e con cinque game di fila ha girato di nuovo il match e si è presa il secondo turno, gestendo alla grande l’ultimo game. Ha mancato due match-point col diritto e un terzo mettendo in rete una comoda volèe, ma si è difesa alla grande su due palle-break e poi ha potuto lasciarsi andare a un lungo urlo liberatorio, chiudendo dopo 2 ore e 3 minuti. Si è regalata un secondo turno da favola contro la lucky loser cinese Ying-Ying Duan, numero 123 del mondo, e nel complesso ha un discreto tabellone. Anche se, a essere onesti, l’autonomia dell’azzurra sembra in linea con quella degli scorsi tornei, da spia rossa accesa.
WIMBLEDON 2016 – Primo turno donne
Roberta Vinci (ITA) b. Alison Riske (USA) 6-2 5-7 6-3
“Robi” salva solo il risultato
La Vinci torna al successo a Wimbledon dopo due eliminazioni di fila al primo turno, superando il tre set la statunitense Alison Riske. Il risultato è positivo, la prova meno: nonostante l’ottima rimonta da 1-3 al terzo, l’azzurra sembra a corto di benzina.