La numero uno del mondo non deve nemmeno sudare per conquistarsi la nona finale a Wimbledon. Contro Elena Vesnina le bastano 48 minuti: la travolge 6-2 6-0 con una prova stratosferica e si garantisce la conferma in vetta al ranking, comunque vada la finale. Dopo le sconfitte a New York, Melbourne e Parigi, sembra giunta l’ora dell’aggancio a Steffi Graf.

Essere Serena Williams, nei tanto raccontati anni difficili della crescita e dell’approccio al professionismo, non dev’essere stato per niente facile. Forse non lo è nemmeno ora, ma sicuramente in tante situazioni è qualcosa di magico. Con 21 Slam in bacheca, la statunitense si può permettere di prendere il tennis solo come un gioco, senza particolari pressioni, senza nulla da dimostrare a nessuno, ed è un gran bel vantaggio. Così, mentre le altre sgomitano fra di loro (e contro loro stesse) per arrivare anche solo a impensierirla, lei può regalarsi una semifinale a Wimbledon da appena 48 minuti, più simile a un incontro di boxe che a una partita di tennis. Perché il 6-2 6-0 inflitto alla povera Elena Vesnina è l’equivalente tennistico di un k.o., dopo pochi round e senza che lo sconfitto riuscisse a colpire il vincitore nemmeno una singola volta. Non c’è neanche bisogno di raccontarlo un match così, bastano e avanzano i numeri. Sotto gli occhi della Duchessa di Cambridge Kate Middleton, in due set Serena ha perso tre punti al servizio, sparato 11 ace e 28 colpi vincenti, il quadruplo (!) degli appena sette errori gratuiti. Ha tirato tutto e gli è stato dentro poco meno, contro una Vesnina impotente. La 29enne russa ha avuto la sola colpa, se così la si può chiamare, di essere alla prima semifinale Slam, e di dover smaltire quel tantino di tensione che accompagna anche chi negli Slam – seppur fra doppio e misto – ha giocato otto finali, vincendone tre. Scendere in campo sul Centre Court, contro Serena, per una semifinale di singolare nello Slam che lei ha vinto sei volte, è ben altra cosa. Le è bastato mostrare qualche segnale di incertezza all’inizio e le sue (poche) speranze sono andate in fumo, condannandola a una sconfitta da incubo. Ma per una che negli Slam non era mai andata oltre gli ottavi, e a inizio stagione in singolare era fuori dalle prime 100, già essere arrivata a un solo match dalla finale di Wimbledon è una vittoria. Il sorriso durante la stretta di mano significa che l’ha capito benissimo anche lei.

NONA FINALE AI CHAMPIONSHIPS
Visto come sono andati gli ultimi due Slam, si può dire che il vero torneo di Serena scatterà solamente alle 15 di sabato, orario d’inizio della finale. Si è detto e scritto che la Williams sembra più battibile rispetto al passato, che il livello pare essersi appiattito al ribasso, ma girando la frittata dall’altra parte è solamente lei che ha perso due partite di troppo. Le avesse vinte, e contro la Kerber non ci è andata così lontano, si starebbe raccontando tutt’altro, come di una nuova rincorsa al Grande Slam o del nuovo record di titoli nei Major. L’aggancio ai 22 da record di Steffi Graf sembrava cosa fatta a New York, poi a Melbourne, quindi a Parigi, invece non è ancora arrivato. Ma dista di nuovo solo un match, da giocare contro Angelique Kerber, la più giovane fra le quattro in gara nella semifinali più vecchie dell’Era Open, con una media di 31,9 anni. In virtù della presenza di Venus non era Serena la più anziana del lotto, come invece le capita ormai da parecchi anni. Segno dell’età che avanza, avvicinando la fine di una carriera stratosferica. L’addio sembra ancora lontano, specialmente fino a quando riuscirà a giocare e divertirsi, con l’obiettivo (anche se lei non ne parla) di frantumare anche gli ultimi record che le restano, a partire proprio dal primato nelle mani dell’attuale signora Agassi. Qualificandosi per la sua nona finale sull’erba dell’All England Club, la 34enne americana si è garantita la possibilità di provarci di nuovo (e pure di restare in vetta al ranking, difendendosi dall’attacco della Kerber) e la sensazione è che non abbia alcuna intenzione di lasciarsela sfuggire un’altra volta. Se riuscirà a metterci l’intensità (e l’attenzione, come ha detto lei stessa nell’intervista a caldo) vista oggi, la Kerber non potrà fermarla. Ma anche senza di quella può vincere comunque. È il bello di essere Serena Williams.

WIMBLEDON 2016 – Semifinali femminili
Serena Williams (USA) b. Elena Vesnina (RUS) 6-2 6-0
Angelique Kerber (GER) b. Venus Williams (USA) 6-4 6-4