Dopo le tre sconfitte fra New York, Melbourne e Parigi, la Williams ha smesso di smettere di guardare gli aspetti negativi, per godersi ciò che va meglio. “Mi ha aiutato a ritrovare il mio tennis”. Sulla finale perfetta: “il servizio mi ha aiutato tantissimo. Finalmente 22 Slam”.

Non è stato a New York, non è stato a Melbourne, non è stato a Parigi, è stato (finalmente) a Londra. I 22 Slam di Steffi Graf non sono più un obiettivo, e nemmeno il miraggio che parevano diventati dopo le ultime tre sconfitte Slam. A Wimbledon, in quel giardino attribuito prima a Pete Sampras e poi a Roger Federer ma che almeno per metà è anche suo, Serena Williams è tornata grande. Non che se ne fosse mai andata, perché sul primo gradino della classifica mondiale c’è sempre stata e ci sarà ancora, fino a superare anche il record (sempre della Graf) di 186 settimane consecutive, ma le recenti sconfitte qualche dubbio l’avevano sollevato. Invece la statunitense li ha sotterrati tutti un’altra volta, a suon di ace in una finale perfetta come poche delle altre 21 vinte in carriera. Solitamente i commenti dei tennisti sugli avversari sono piuttosto approssimativi, c’è molta retorica e poca realtà, ma la Kerber stavolta ha colpito nel segno. Si è presentata in conferenza stampa prima di Serena e, senza giri di parole, ha sintetizzato il match alla perfezione: “Serena ha fatto tutto bene”. Già, ma tutto tutto, fino a chiudere con una sola palla-break annullata e tanta gioia per l’ennesimo trionfo. “Più di tutto – ha detto – sono contenta per il match di oggi, è stata veramente una gran partita. Lei ha giocato bene, ci sono stati un sacco di punti molto combattuti, e non mi ha regalato nulla. Ho dovuto andare a prendermi ogni singolo quindici, e credo che abbia contribuito a rendere ottimo il nostro match. Dopo aver vinto il primo set mi sono tranquillizzata, perché tutto stava funzionando bene”.

“HO IMPARATO A GUARDARE PRIMA LE COSE POSITIVE”
Nel match odierno, come spiegato anche dalla rivale, è stato fondamentale il servizio di Serena: le ha garantito un sacco di punti gratuiti, permettendole di risparmiare le energie necessarie per giocarsi al meglio tutti gli altri. “Già da qualche match – ha proseguito la statunitense – mi sta aiutando tantissimo, a maggior ragione oggi, visto che c’era parecchio vento. La palla-break? Non volevo cedere subito alla prima, volevo servire un ace (e così è stato, ndr)”. Sicuramente, aver già giocato (e perso) contro la Kerber a Melbourne ha dato una mano alla statunitense. “In Australia non ho giocato male, ma onestamente lei aveva giocato meglio. Sapevo di dover stare calma, fiduciosa, e fare quello che mi sta venendo bene da oltre dieci anni. Ho imparato che non si può sempre vincere, anche quando si dà il massimo. Non sono ancora perfetta”. Dopo le tre sconfitte fra New York, Melbourne e Parigi è subentrata parecchia delusione, ma Serena l’ha sconfitta per tornare a vincere. “Ci sono state delle sconfitte difficili da digerire, ma ho imparato a guardare prima alle cose positive, e non focalizzarmi solo su ciò che è andato male. Ho imparato a godermi il momento, mi sono resa conto che non sono poi così male, e da quel momento ho ripreso a giocare meglio”. Non è un caso, dunque, che sembrava non aver preso malissimo le ultime due sconfitte in finale, specialmente quella contro la stessa Kerber all’Australian Open. “Sono fatta così: genuinamente dopo la sconfitta sono felice per la giocatrice che mi ha battuto. Come ho detto spesso, il successo di altre giocatrici può essere un motivo d’ispirazione per le prossime generazioni. Non ho motivo per essere gelosa delle mie avversarie: ho un sacco di titoli, un sacco di Slam, e tante altre cose di cui andare fiera”.

“PUNTO A VINCERE ALMENO UNO SLAM ALL’ANNO”
Molto curioso un aspetto della conferenza stampa di Serena: ha detto di essersi sentita come a casa, come non le era quasi mai capitato in passato. “Credo che per la prima volta, o una delle prime volte, mi sia sentita come a casa. Non lo posso dire spesso. Oggi il pubblico mi ha messo veramente a mio agio”. Ma come si vincono 22 finali Slam su 28? “Credo che la qualità principale per farcela sia la capacità di alzare il livello e giocare meglio quando è veramente necessario. Oggi credo di essere riuscita a farlo”. Ma se li ricorderà tutti, uno per uno, i suoi 22 Major? “No, c’è sicuramente qualche memoria un po’ sfocata. Non saprei dire dove e quando ho vinto l’ottavo, o il nono, il decimo. Non ricordo dove ho vinto il dodicesimo, tanti ricordi sono un po’ sfocati”. Difficilmente, però, dimenticherà questo, il settimo a Wimbledon, che la consacra di nuovo come la più forte di tutte. E non è cosa da poco. È vero che non è più imbattibile, ma se sta bene resta comunque la migliore in assoluto, e forse non solo della sua epoca. Per questo, è difficile farla parlare di obiettivi, ma qualche parola gliel’hanno strappata col tema Olimpiadi. “Non per mancare di rispetto ai Giochi, anzi se c’è qualche trofeo a cui tengo particolarmente sono le mie medaglie d’oro, ma al momento sono più concentrata sugli Slam. O almeno lo ero per conquistare il ventiduesimo. Ora che ce l’ho fatta, qualsiasi cosa arriverà sarà ottima. Il mio obiettivo è di vincere almeno uno Slam all’anno”.