Così sembrerebbe dando un’occhiata alle carte di una vicenda che non ha avuto grande risonanza, ma cruciale per il futuro dello sport italiano. Si parla della durata delle cariche dei dirigenti sportivi, sia del CONI che delle varie federazioni. Lo scorso 30 giugno il Senato ha approvato una proposta di legge avanzata tre anni fa dai senatori Raffaele Ranucci e Francesca Puglisi. L’idea era chiara: garantire una durata certa alle cariche dirigenziali, visto che in molte federazioni abbiamo avuto presidenze molto lunghe. Tuttavia, alcuni emendamenti dell’ex atleta Josefa Idem (immensa campionessa di canoa, oggi senatrice del PD e relatrice del Disegno di Legge) hanno apportato modifiche sostanziali al progetto, riducendone l’effetto. Il Senato ha approvato il DDL con 142 voti favorevoli, 25 contrari e 12 astenuti. Cerchiamo di capirci qualcosa: inizialmente la proposta era ridurre a due mandati la permanenza di ciascun dirigente, senza escamotage come quelli che hanno consentito a diversi presidenti di restare in carica più a lungo. In verità, il limite dei due mandati esiste addirittura dal 1999, (decreto legislativo n. 242), ma è stato modificato nel 2004: ai due mandati è stata garantita la possibilità di aggiungerne un terzo (se uno dei due precedenti è durato meno di due anni e un giorno, oppure ottenendo almeno il 55% dei voti in assemblea). Ma è stato fatto di più: il decreto legge del 2004 ha azzerato il passato, quindi ogni presidenza è potuta ripartire daccapo. Nel caso del tennis, Angelo Binaghi era già reduce da un primo mandato, era stato eletto per il secondo e ha potuto ripartire daccapo con le elezioni del 2008 (le prime successive all’entrata in vigore della modifica, il decreto legge n.15 del 2004, articolo 16, comma 4). Significa che il quadriennio 2008-2012 è stato considerato come primo, quello 2013-2016 come secondo e l’eventuale 2017-2020 sarebbe il terzo. Il disegno di legge originario prevedeva un limite “certo” a due mandati, ma un emendamento della relatrice Josefa Idem ha allargato a tre il numero dei mandati. Significa che ogni nuovo presidente CONI (o federale) potrà restare in carica per 12 anni, ma senza escamotage per prolungare la propria permanenza.
Superato lo scoglio del Senato, il DDL passerà al vaglio della Camera dei Deputati. In caso di esito positivo (che dovrebbe esserci, visto che in Senato hanno votato a favore PD, Forza Italia, Area Popolare e Conservatori e Riformisti), il decreto diventerà operativo e il CONI avrà quattro mesi di tempo per recepire la legge e inserirla nel proprio statuto. A loro volta, le varie federazioni dovranno adeguarsi. Lascia perplessi l’emendamento della Idem, anche perché va in contrasto con alcune frasi inserite nella nota di presentazione: “Il presente disegno di legge punta dunque a recuperare e rafforzare la ratio originaria della norma, stabilendo che sia in ogni caso preclusa la permanenza in carica del presidente e della giunta nazionale oltre il termine di otto anni. Inoltre, al fine di stimolare e sostenere un analogo ricambio direttivo ai vertici delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate, si è ritenuto di estendere anche al presidente e ai membri degli organi direttivi di tali federazioni la medesima disciplina della limitazione dei mandati, comprensiva della nuova clausola di durata massima ad otto anni”. A tali parole non sono stati accompagnati i fatti, poiché il testo ufficiale del DDL approvato in Senato è chiaro: tre mandati. E tutti i cambiamenti “favorevoli” a un prolungamento delle cariche sono arrivati da emendamenti di Josefa Idem. C’è un altro aspetto che sembrerebbe dare fiducia ai presidenti in carica e fa arrabbiare chi vorrebbe un maggiore ricambio ai vertici. L’articolo 5, comma 4, del DDL prevede una norma transitoria che sostanzialmente esonera dalla legge i presidenti in carica e consente loro di effettuare ulteriori due mandati (se eletti). Una sommaria interpretazione della normativa farebbe pensare che nel tennis Angelo Binaghi avrebbe la possibilità di restare in carica fino al 2028.
Cerchiamo di capire. E’ evidente che le prossime elezioni FIT si terranno prima dell’eventuale entrata in vigore della legge e tutto lascia pensare che Angelo Binaghi sarà nuovamente eletto. A proposito, proprio in questi giorni sono iniziate le prime pratiche elettorali: entro il 16 luglio, i candidati a rappresentare tecnici e atleti dovranno presentare la propria candidatura, dopodiché le elezioni si terranno nella mattinata di sabato 23 luglio (dalle 9 alle 13) presso le sedi dei vari comitati regionali (più le province autonome di Trento e Bolzano). E’ il primo passaggio verso l’Assemblea Elettiva che – secondo le norme statutarie (articolo 18, comma 9) – potrà svolgersi dal 1 settembre al 15 marzo. Voci di corridoio sostengono che dovrebbe comunque svolgersi entro il mese di settembre, anche tenendo conto che le ultime due si sono svolte nella prima metà del mese (11 settembre 2008 a Verona, 9 settembre 2012 a Roma). Con la quasi certa rielezione di Binaghi a DDL non ancora approvato, dopo l’approvazione potrebbe dunque esserci la via legislativa che – presa alla lettera – potrebbe garantire al presidente in carica di fare due ulteriori mandati. Ovviamente è ancora presto per fare ragionamenti del genere e non è detto che questa interpretazione sia corretta, ma la possibilità sembra esserci. Ad oggi, la perplessità maggiore riguarda l’emendamento di Josefa Idem. Il testo originale proposto da Ranucci e Puglisi entrava a gamba tesa sulle presidenze troppo lunghe, mentre i successivi emendamenti lo hanno decisamente ammorbidito. Pensate alla carica di Presidente CONI: con la norma dei tre mandati (anziché due) l’attuale Presidente sarebbe ancora in carica in occasione delle eventuali Olimpiadi di Roma 2024. Sarebbe interessante conoscere le ragioni che hanno spinto la ex medaglia d’oro olimpica a proporre queste modifiche.
PROPOSTA DI LEGGE 361 – IL PERCORSO
2) EMENDAMENTO IDEM PER ALLUNGARE DA DUE A TRE MANDATI (approvato)
3) EMENDAMENTO IDEM AGGIUNGERE LA DISCIPLINA TRANSITORIA CHE CONSENTE DUE ULTERIORI MANDATI AI PRESIDENTI IN CARICA (approvata)
4) ALCUNI SENATORI CHIEDONO DI ESCLUDERE DALLA NORMA TRANSITORIA I PRESIDENTI IN CARICA DA PIU’ DI DIECI ANNI (precluso da un precedente emendamento)
5) IL TESTO DEFINITIVO E APPROVATO DAL SENATO