L’INTERVISTA – Antonino “Ninni” Reina è l’avvocato del tennista palermitano: “L’accusa chiedeva la radiazione, ma l’impianto probatorio è già stato notevolmente ridimensionato. Le chat sono state ottenute in modo illecito e il match di Mohammedia non risulta alterato. Per ora Marco si ferma, ma chiederemo subito la sospensione della sentenza”.Emerge un dettaglio importante sul procedimento sportivo a carico di Marco Cecchinato (che riguarda anche Riccardo Accardi e Antonio Campo): le due procure (CONI e FIT) avevano chiesto addirittura la radiazione. Per questo, la squalifica di 18 mesi assume un valore ben diverso ed è una mezza vittoria per le difese. A raccontarci dettagli e retroscena del processo è “Ninni” Reina, 60 anni, uno dei penalisti più noti della città di Palermo. Se anche nelle arringhe mette la grinta e la passione dedicate alla nostra chiacchierata, la sua notorietà non ci sorprende. E’ a lui che Marco Cecchinato si è affidato per salvarsi carriera e reputazione.
Avvocato, può riassumere com’è andato il processo? Ha avuto la sensazione che ci fosse un clima inquisitorio?
Le faccio una sola constatazione: la richiesta formulata da entrambi i requirenti (Procura Generale del CONI e Procura FIT) era la radiazione. Credo sia un fatto significativo sulle aspettative di entrambe le procure.
Nel corso delle udienze c’è stata qualche allusione al recente procedimento a carico di Daniele Bracciali e Potito Starace?
Sono fatti completamente separati, sia per l’origine dei procedimenti che per il materiale probatorio a disposizione. In quel caso il processo era incardinato su atti di processi penali. Qui si tratta di un procedimento indiziario, in cui uno degli elementi probatori dell’accusa è una messaggeria tra i ragazzi che è stata acquisita dalla procura in un modo che noi riteniamo illegittimo: sono stati violati i principi relativi alla segretezza della corrispondenza privata tra soggetti. Il tribunale l’ha ritenuta utilizzabile, ma noi la pensiamo diversamente perché si tratta di contenuti personali. Prima di essere acquisito e trattato, il dato personale deve essere oggetto di specifica informativa all’interessato. Gli deve essere detto, con espresso riferimento:
A) A cosa serve l’acquisizione del dato.
B) Se è libero o meno di acconsentire al trattamento dello stesso.
C) Quali sono le conseguenze nell’ipotesi di rifiuto.
Si tratta di una precondizione di legalità del trattamento del dato. Nell’ambito del procedimento, questa informativa non c’è stata. Ad Accardi, in assenza di una avvocato difensore, è stata richiesta la messaggeria senza la preventiva informazione che, per legge, deve essere data. E su questo si è fondato tutto il compendio probatorio. Tuttavia, se anche si dovesse ritenere acquisibile questa messaggeria, riteniamo che ci debba essere una valutazione di merito per sostenere quantomeno un ridimensionamento dell’ipotesi accusatoria. In verità, il ridimensionamento c’è già stato: fin dall’inizio, l’atteggiamento era di tolleranza zero. Lo dimostra la richiesta di radiazione. Ma poi c’è stato un ridimensionamento sotto ogni aspetto, compreso il proscioglimento su alcuni capi d’imputazione.
Avrei voluto proprio chiederle un pensiero sulle modalità con cui le chat Whatsapp sono state acquisite dalle Procure.
Noi riteniamo che questo modo di procedere sia illegittimo. Per trattare i dati personali di qualunque soggetto il codice della privacy prevede che lo stesso sia informato, prima di tutto dello scopo a cui è destinato l’utilizzo del dato, poi sulla facoltà di renderlo o meno, ed infine sulle conseguenze di un eventuale rifiuto. Tutto questo non è avvenuto. Sono argomenti che tratteremo presso la Corte Federale di Appello: stiamo già preparando il reclamo e inoltre chiederemo, in base alla fondatezza delle nostre convinzioni giuridiche, la sospensione della sentenza del Tribunale Federale.
Nell’immediato cosa succederà? Cecchinato continuerà ugualmente a fare attività internazionale?
Allo stato attuale no. La sanzione è immediatamente esecutiva. Tuttavia, nell’ambito dei 15 giorni che abbiamo a disposizione per presentare il reclamo, possiamo chiedere al Presidente della Corte Federale di Appello la sospensione dell’esecuzione della sanzione, il tutto in attesa della celebrazione del giudizio di appello. Il tutto – ripeto – in base alla fondatezza delle convinzioni giuridiche che andremo a prospettare.
Tuttavia, essendo una sanzione della federazione italiana, lui potrebbe comunque giocare i tornei internazionali?
No. Per ragioni di opportunità, e per mandare un segnale forte sul rispetto delle decisioni che provengono da organi della Federazione Italiana Tennis, per cui Marco è tesserato, gli consiglierò di fermarsi. Poi sono valutazioni che farà lui.
Lo stato d’animo attuale di Marco Cecchinato?
C’è stato uno sbalzo: dalla convocazione in Davis alla squalifica. Devo dirle che la stessa decisione si commenta da sé: come si dice in gergo, “poca prova, poca pena”. Se considera che hanno dato un anno a Bracciali per la sola violazione dell’Articolo 1, un anno e sei mesi per due illeciti sportivi la dice tutta.
Cosa c’era scritto nella lettera che Cecchinato ha fatto pervenire alla Procura?
Ha espresso chiaramente la sua ricostruzione dei fatti. Inoltre dice di aver preso atto che certe sue condotte, che non erano in alcun modo ispirate o finalizzate al compimento di alcun atto illecito, non siano state corredate dall’attenzione, dalla cautela e dalle regole di lealtà, probità e onestà che devono connotare l’attività agonistica di un tesserato FIT. Marco ne ha preso atto e da questo momento farà tesoro dell’esperienza e degli errori che ne stanno compromettendo, in parte, la carriera. Tuttavia, spera di potersene affrancare dimostrando di aver rivisitato criticamente il proprio agito.
Leggendo la sentenza sembra esserci un’incongruenza: a un certo punto si dice che Riccardo Accardi ha guadagnato una buona cifra scommettendo su alcune partite, tra cui Frigerio-Cox al Future di Antalya. Qualche pagina dopo, tuttavia, si dice che su quel match le scommesse online non hanno garantito alcuna vincita. Com’è andata veramente?
Ha perso la scommessa! Secondo la ricostruzione dei messaggi Whatsapp, Accardi avrebbe ricevuto una soffiata da Antonio Campo. Quest’ultimo si trovava ad Antalya e aveva avuto l’informazione secondo cui Frigerio doveva tornare in Italia per giocare un incontro a squadre. Per questa ragione, avrebbe certamente perso l’incontro contro Cox. Dopo aver ricevuto l’informazione da Campo, Accardi – in virtù del rapporto di confidenza con Cecchinato – gli gira l’informazione. La verità è che Marco è stato assolto da questa accusa, perché in questo caso lui è soltanto conoscitore e soggetto informato di un’informativa che si è sviluppata tra Campo e Accardi. In questa vicenda non c’entra niente. Lo hanno condannato soltanto per l’Articolo 1 perché, nel momento in cui Accardi gli ha fatto la confidenza, gli avrebbe dovuto dire di non parlargli di queste vicende.
Mi conferma che la scommessa è stata persa?
Certo. Che l’informazione non fosse privilegiata è certificata dal fatto che hanno perso.
(Frigerio ha comunque perso la partita 4-6 6-0 3-0 e ritiro: vien da domandarsi perché Accardi abbia fatto una scommessa opposta all’informazione che aveva ricevuto….ndr).
E’ un dettaglio importante.
Credo che il Tribunale Federale si sia trovato in mano un corredo probatorio che non era in nessun modo aderente alle aspettative delle Procure e della loro richiesta di radiazione. Vorrei sottolineare che la loro richiesta è stata di radiazione, senza se e senza ma. Ma le dirò di più: anche sulla partita di Mohammedia c’è un elemento che sarà tra i capisaldi della nostra difesa in appello: abbiamo dimostrato, tramite i documenti, che se Cecchinato avesse battuto Majchrzak, con il passaggio in semifinale avrebbe incassato 2.130 euro. Invece, secondo la ricostruzione del Tribunale, scommettendo insieme ad Accardi la somma di 800 euro avrebbero vinto circa 1500 euro da dividere in due: in altre parole, un terzo di quello che avrebbe guadagnato battendo Majchrzak.
(Non è proprio così: Cecchinato aveva già in tasca 1.245 euro per il piazzamento nei quarti, quindi il passaggio in semifinale gli avrebbe garantito “soltanto” 885 euro in più. E’ questo il calcolo più corretto da fare. Il principio espresso da Reina regge, ma la vittoria contro Majchrzak era meno conveniente sul piano economico di quanto sostiene Reina).
Mi sta facendo delle cifre che però sono diverse da quelle ipotizzate, perché la sentenza dice che la vittoria del polacco per due set a zero fosse data a 7….
Legga bene la sentenza. Dice per caso quanto è la scommessa e quanto è la vincita?
Dice che Accardi, a fronte dell’abitudine di scommettere 50-100 euro alla volta, su quella partita ne scommette 800.
Perfetto. Intanto non sono 800, ma il punto è un altro. La scommessa live è una scommessa che viene fatta sull’esito dei set. Per questo, le percentuali di vincita sono a gravare via via le scommesse (? ndr). Per cui, se consideriamo tutto l’importo, anche rispetto a quello dell’agenzia dei monopoli, si tratta di circa 1.500 euro. Totali. Una cifra che, ripartita tra i due, non è nemmeno la metà di quello che Cecchinato avrebbe vinto se avesse battuto il polacco. Su questo non esiste obiezione. E’ una gara che non risulta alterata, anche se l’accusa pone l’accento su alcuni errori banali commessi di Marco durante la partita. Ma a questo punto io andrei a rivedere Fognini-Delbonis di Coppa Davis…credo che gli errori banali ci siano in ogni partita. Non credo proprio che un errore banale possa essere un elemento di sospetto di alterazione della gara. Sulla gara non hanno detto nulla. Ci tengo che lei lo sappia: il Tribunale Federale ha proiettato il filmato della partita alla presenza delle parti. Al termine del filmato, nessuno – né della Procura, né del Tribunale – ha fatto domande sulla partita a Marco Cecchinato. Nessuna domanda.
Ci domandavamo proprio se i giudici avessero visto il match…
E’ andata proprio così. Tutta la partita, dal primo all’ultimo punto, è stata vista durante il contradditorio tra le parti. Nessuno ha fatto osservazioni.
E’ vero che la Procura ha chiesto a Cecchinato una confessione in cambio di uno sconto di pena?
Sono dialettiche processuali tra le parti che ci possono anche stare. Non è patologico che un procuratore possa dire: “Guarda, se dovessi confessare sono disposto a chiedere una pena inferiore anziché la radiazione”. Quand’anche ci fosse stato un ragionamento del genere, tenga presente che entrambe le procure avevano l’obiettivo della radiazione. La pena inferiore alla radiazione è fino 5 anni, dunque avrebbero potuto chiedere anche 2-3 anni. Voglio dire: non era una pena che si poteva concordare. Se gli avessero detto “Se confessi richiediamo una pena di 6 mesi”, avrei detto al mio assistito di pensarci. Se anche avesse dovuto confessare il falso, 6 mesi avrebbero potuto invogliare, specie in una situazione del genere. Tuttavia, non credo che ci siano mai state queste precondizioni.
Lei esclude al 100% che questo procedimento potrà sfociare nella giustizia ordinaria?
Le dico solo una cosa: per quello che è di nostra conoscenza, abbiamo depositato un certificato rilasciato nell’aprile 2016 dalla Procura della Repubblica di Palermo, in cui si attesta l’inesistenza di un’iscrizione di Marco Cecchinato nel registro degli indagati. Si tratta di atti ufficiali, da me regolarmente depositati.
L’intervista è finita qui, ma a registratore spento abbiamo continuato a parlare per qualche minuto con l’avvocato Reina, ricordandogli il punto della sentenza in cui si dice che Cecchinato ha ammesso di aver chiesto ad Accardi di scommettere per conto proprio. La sua risposta è stata: “Ok, ma solo su partite di calcio come Carpi-Napoli e qualche altra. Mai su eventi che lo coinvolgevano. Mi dica se oggi non ci sono ragazzi che si radunano tra loro per scommettere su qualche evento sportivo, anche affidandosi a qualcuno particolarmente bravo nelle scommesse. L’Accardi è arrivato a scommettere cifre piuttosto importanti”.
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