Le parole di Adriano Panatta all’AGI in occasione della giornata mondiale del tennis. L’ex campione romano si è soffermato sulla dimensione del tennis italiano in questo momento, concedendosi anche qualche battuta sul padel. Poi è passato a commentare il momento di Sinner e Berrettini, con particolare attenzione al paragone tra lui e lo stesso Panatta, fatto da Nicola Pietrangeli.
“Il tennis italiano sta andando alla grande. – Così ha parlato Adriano Panatta all’AGI, in occasione della giornata mondiale del tennis, lo scorso 4 marzo. – I risultati di Sinner, Berrettini, Musetti e Sonego hanno aumentato l’interesse verso questo sport, sulla stessa scia di quanto era successo negli anni Settanta e Ottanta con me, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli”. L’ex numero quattro al mondo ha dedicato un pensiero anche al padel, che da qualche mese è entrato ufficialmente sotto l’ala della Federazione: “Il padel è più sociale e anche più semplice, ma i puristi del tennis non rinunceranno mai alla terra rossa. Magari giocano sia con la padella che con la racchetta, ma il tennis resta il tennis”.
L’analisi del campione del Roland Garros 1976 si è poi spostata su due dei primi tre tennisti, per classifica, che l’Italia ha in questo momento: “Berrettini e Sinner hanno entrambi intanto la possibilità di tornare nei primi dieci del mondo e poi di puntare più in alto. Anche perché tra i top 10 ci sono già stati e anche molto bene”. Poi ancora su Sinner: “Sono convinto che Jannik vincerà uno Slam, ma non bisogna dimenticare che non dipende soltanto da lui, ci sono anche altri tennisti che giocano molto bene, i tifosi italiani spesso se ne dimenticano”.
Per quanto riguarda Berrettini, Panatta si è soffermato sul paragone che Nicola Pietrangeli, leggenda del tennis italiano, ha fatto avvicinando i due campioni romani. Pietrangeli ha detto che Berrettini è troppo concentrato sulle pubblicità e poco sul tennis, come Panatta un tempo: “Voglio molto bene a Nicola Pietrangeli, ha 89 anni, lasciamo parlare. – Ha commentato ironicamente Panatta. – Comunque io, è vero, non sono mai stato un monaco trappista ma non me lo sono cavata male in quanto a risultati in campo, mi pare. Dove sta scritto che un campione debba fare una vita da asceta?”.