Continuano le favole del tennis olimpico: tra gli uomini, Del Potro prosegue nel suo sogno e vince una partita splendida contro un indomito Nadal, capace di riprendersi dopo essere stato in svantaggio di un break nel terzo. Rafa risaliva 6-5, ma gli dei del tennis avevano deciso che doveva vincere Palito, forte di un dritto sempre più devastante.

Nessuno ricorderà l’assenza di cinque top-10, tutti ricorderanno l’incredibile (aggettivo inflazionato? Ok, ma trovatene uno più adatto…) successo di Monica Puig e la meravigliosa avventura di Juan Martin Del Potro. Il successo su Novak Djokovic al primo turno non è stato un fuoco di paglia: l’argentino è davvero tornato e adesso si giocherà la medaglia d’oro contro Andy Murray. Può farcela, perché la provvidenza non ha più limiti. E poi, dopo il matchpoint che ha sigillato un pirotecnico 5-7 6-4 7-6 contro Rafa Nadal, ha festeggiato come l’oro fosse già suo. Ha baciato il campo, ha baciato i cerchi olimpici, poi è piombato in tribuna a dare e ricevere abbracci. “Abbiamo giocato entrambi a un livello molto alto” ha detto Nadal, in un mix di delusione e soddisfazione. I terrificanti dritti argentini hanno bruciato il cemento brasiliano fino a sfondare Rafa Nadal dopo tre ore di lotta. “Questo risultato significa qualcosa di molto grande nella mia carriera. Sarebbe come lo Us Open, forse anche meglio” ha detto l’argentino, sceso al numero 141 ATP a causa di una serie di sfortune che però, oggi, sembrano lontanissime. Lavate via, per sempre. Nella finale, al meglio dei cinque set, Murray partirà certamente favorito anche perché ha faticato di meno. “Io spero di poter correre come mi è riuscito oggi” ha detto Del Potro, anche se Murray avrà una grande motivazione: il sogno di diventare il primo tennista a vincere due ori olimpici consecutivi.


I successi contro Wawrinka a Wimbledon, ma soprattutto quello contro Djokovic di sei giorni prima, hanno restituito il dritto più potente nella storia. Nadal lo sapeva e, da sinistra, ha servito molto defilato per cercare il rovescio dell’argentino. Un po’ è servito, ma non gli ha permesso di evitare 18 vincenti (sui 19 complessivi da fondocampo). Si è giocato in un vero clima di Coppa Davis: argentini scatenati, brasiliani schierati con Nadal insieme agli spagnoli. Chiaramente Rafa è deluso, ma con due mesi e mezzo di inattività non poteva chiedere di meglio. Oro in doppio e finalina per il bronzo sono un buon risultato: se recupererà in tempo, avrà buone possibilità contro Kei Nishikori. In questa eterna semifinale abbiamo visto di tutto, soprattutto nelle fasi finali. Del Potro ha trovato il break al nono game e ha servito per il match sul 5-4, ma Rafa ha trovato il 5-5 con alcuni colpi da urlo, accompagnati dai suoi celeberrimi pugni di esultanza. Come se non bastasse, cancellava tre palle break nell’undicesimo game e volava sul 6-5, ma Del Potro non si scomponeva e si prendeva il tie-break a suon di bombe di dritto e servizi vincenti. L’ultimo errore di Nadal lo spediva in paradiso, dopo aver conosciuto gli inferi. E’ possibile che Nadal fosse un po’ stanco dopo le fatiche del giorno prima, tra singolare e doppio. Tuttavia, anche Del Potro aveva giocato tre match (e otto set) in meno di 24 ore tra domenica e lunedì. Ma lui non ne ha sofferto, perché ha migliorato nettamente la sua gestione post match: con l’aiuto del fisioterapista Diego Rodriguez ha studiato un programma molto dettagliato per recuperare dopo gli sforzi. Dopo ogni match (e le domande dei giornalisti), si sottopone a una sessione di massaggi e stretching. Dopodiché, al Villaggio Olimpico, si immerge in una vasca d’acqua ghiacciata, nuova moda per recuperare in fretta. Insomma, contro Murray sarà dura. Ma Palito sarà preparato, potete scommetterci.


Juan Martin Del Potro (ARG) b. Rafael Nadal (SPA) 5-7 6-4 7-6