Grande passo avanti da parte dell’ITF, nel nome della trasparenza sul tema doping. Come promesso a più riprese dal nuovo presidente David Haggerty, dal 1 settembre cambia la policy sulle sospensioni: verranno rese pubbliche anche quelle provvisorie, prima dei regolari processi, in modo da eliminare ogni illazione su presunti “silent ban”. 

A 11 mesi dalla sua elezione, il nuovo presidente dell’ITF David Haggerty ha mantenuto la promessa. Lo statunitense aveva basato la sua campagna elettorale sull’importanza della trasparenza, e nel corso dell’ultimo Roland Garros (durante un’intervista col New York Times) aveva ripetuto che il primo cambiamento di rilievo sarebbe stato nella policy sulle sospensioni per doping: una modifica che è ora ufficiale. Con una nota sul sito ufficiale, accompagnata da alcune domande e risposte per chiarire il discorso, l’ITF ha comunicato che dal 1 settembre verrà fatta un’aggiunta all’articolo 13.3 del Programma Anti-Doping, la quale prevede che ogni sospensione provvisoria dovuta al mancato superato di un test (sia questa imposta oppure accettata volontariamente dal giocatore) venga subito resa pubblica della stessa ITF, come avviene per esempio da parte dell’UCI nel mondo del ciclismo.

Una modifica particolarmente importante, proprio perché va nel verso di una trasparenza che in più di una vicenda del passato – sia legata al doping, sia alla piaga scommesse – è un po’ mancata. L’intenzione, come raccontò proprio Haggery al microfono di Cristopher Clarey, è quella di mostrare al pubblico che da parte del principale organo di governo del mondo della racchetta non ci sia l’intenzione di nascondere nessuna questione, oltre che di eliminare del tutto le speculazioni sui cosiddetti “silent ban”: dei presunti periodi di sospensione inflitti ma non resi pubblici, in modo da permettere al determinato giocatore di celarli dietro a uno stop per infortunio e “salvare” la faccia di fronte colleghi, tifosi e sponsor.

Per essere precisi, la regola inserita dice che l’ITF deve utilizzare ogni sforzo per garantire che le persone sotto il proprio controllo (in primis i giocatori) non muovano illazioni di presunto doping contro altri colleghi, fino a quando non venga comunicata una sospensione provvisoria dovuta alla violazione di una o più norme anti-doping. Ma da lì scatta la conseguenza tanto attesa: visto che la reputazione del programma anti-doping, e quindi l’immagine del tennis, è stata danneggiata dalle accuse mosse verso alcuni giocatori di aver scontato dei silent ban, la nuova regola taglierà il problema alla radice, portando alla pubblicazione immediata delle sospensioni provvisorie, prima dei vari iter che conducono alle sanzioni. In sintesi, una positività verrà resa pubblica appena riscontrata, stroncando ogni possibile discussione. L’unica postilla riguarda le sospensioni provvisorie imposte dall’ITF: verranno rese pubbliche solamente quando entreranno in vigore, in modo da permettere al diretto interessato – come da regolamento – di appellarsi alla sanzione.

Negli ultimi anni, i casi più noti nei quali si è parlato di silent ban stati quello recente di Varvara Lepchenko – che secondo alcune voci sarebbe stata pizzicata positiva al Meldonium come la Sharapova, ma coperta perché il quantitativo era minimo – e quello di Marin Cilic nell’estate del 2013, che però venne mal interpretato. In realtà non si trattò affatto di un silent ban: semplicemente, il croato si autosospese una volta scoperto di aver fallito un test anti-doping (anche se mentì alla stampa, parlando di infortunio al ginocchio), e la positività non venne resa nota dall’ITF, come da policy in vigore. Tuttavia, qualche gola profonda spifferò la questione ai media croati nel corso del processo ma prima della sentenza, portando al tram-tram mediatico che indusse molti a parlare di silent ban. Un concetto che fortunatamente sparirà molto presto dal mondo del tennis.