C’è un altro record per Rafael Nadal. Proprio lui, due volte vincitore a Flushing Meadows (2010 e 2013), è il primo a vincere un match giocato (parzialmente) sotto il tetto dell’Arthur Ashe. Rafa come Tamarine Tanasugarn, che il 25 agosto del 1997 vinse il match d’esordio sull’Ashe (batté Chanda Rubin). Rafa come Bjorn Borg, primo a vincere una partita sul Louis Armstrong, nel 1978, prima edizione dopo il trasferimento a Flushing Meadows (29 agosto, 6-0 6-2 6-2 a Bob Hewitt). Lo spagnolo conduceva 6-0 3-3 contro Andreas Seppi quando le chiacchiere tra Cedric Mourier e Brian Earley sono diventate più fitte, proprio come le gocce di pioggia che cadevano su New York. “Sono felice di essere entrato ancora di più nella storia di questo grande evento” ha detto Nadal. Ricorderemo anche Andreas Seppi, dignitoso co-protagonista di una serata storica. Andreas ha tenuto per un paio d’ore, e forse avrebbe meritato di vincere un set, il secondo, dove ha dato battaglia per 68 minuti ed è stato particolarmente aggressivo. Ma Rafa era troppo per lui: con un grintoso completo “all black”, pensato apposta per le sessioni serali, è parso in buone condizioni. Non tanto sul piano del gioco (28 errori gratuiti non sono un numero trascurabile), però ha trasmesso buone sensazioni sul piano fisico. Zampettava come ai bei tempi, tonico e brillante. E poi non ha mollato neanche un punto, come faceva il Rafa dei tempi d’oro.
LE BUONE GIOCATE DI SEPPI
Lo ha dimostrato nel primo set, quando ha voluto massacrare Seppi nel punteggio, anche se non ce n’era bisogno. E’ stato un 6-0 bugiardo, con quattro game andati ai vantaggi. Andreas reagiva e prendeva addirittura un break di vantaggio in avvio di secondo (2-1 e servizio, sigillato da un bel dritto incrociato). Ma Nadal si prendeva subito i punti di cui aveva bisogno, bloccando immediatamente la fuga seppiana. Sul 3-3, il gran momento della chiusura del tetto. Rafa scattava nuovamente meglio dai blocchi (5-3), ma Seppi reagiva e gli strappava il servizio ancora una volta. L’altoatesino si è concesso qualche punto spettacolare, ma erano soluzioni tutto sommato estemporanee, slegate dall’evoluzione del punteggio. Rafa intascava cinque game di fila e il match diventava un lento scivolare verso la stretta di mano, con spettatori indecisi se guardare il match o ammirare il tetto con il naso all’insù. Sotto 3-0 nel terzo, Seppi conquistava il suo ultimo game (nonostante gli abbiano chiamato un curioso fallo di piede ancora prima che colpisse la palla), si portava 0-30 sul servizio di Nadal nel game successivo, ma la tensione agonistica – per la verità mai troppo elevata – era ormai azzerata.
IL TETTO CHE PROTEGGE DAL VENTO
E così, mentre Andreas firmava gli ultimi autografi da celibe (come è noto, il 10 settembre sposerà la sua Michela), Rafa sentenziava sul tetto: “Sinceramente le condizioni mi sono sembrate quasi uguali, non ho riscontrato grosse differenze quando è stato chiuso. Anche quando è aperto, la struttura ci protegge dal vento. Credo sia questa la più grande differenza rispetto agli anni passati. Per me era meglio prima, ma così si garantisce lo spettacolo e si migliora il comfort degli spettatori”. Sulla partita, ha detto di aver trovato un briciolo di aggressività in più rispetto al primo turno, ma è presto per fare valutazioni. Ecco, sembra più brillante rispetto alle Olimpiadi. Per lui resta una giornata positiva, poiché gli hanno tolto di mezzo Milos Raonic (potenziale avversario nei quarti) e i prossimi turni non sembrano irresistibili, a partire dal match contro Andrey Kuznetsov. Ma del 31 agosto 2016 ricorderemo soprattutto (o soltanto?) la chiusura del tetto. Rafa Nadal come Tamarine Tanasugarn, come Bjorn Borg. Forzature giornalistiche, certo. Ma divertenti.
Rafael Nadal (SPA) b. Andreas Seppi (ITA) 6-0 7-5 6-1