“Ho capito che c’è una vita dopo il tennis. Se perdo una partita, non è più la fine del mondo”. L’ha detto Anastasija Sevastova qualche giorno fa, dopo l’impresa contro Garbine Muguruza. Ma adesso la lèttone non si ferma più: di nuovo sull’Arthur Ashe, ha centrato i quarti allo Us Open battendo Johanna Konta con un convincente 6-4 7-5. A parte il mezzo svenimento contro la Pironkova, la britannica stava giocando un ottimo tennis. Insomma, è una sorpresa. Ma è una buona notizia per il tennis, è il lieto fine della favola interrotta qualche ora prima da Daniel Evans. Il britannico e la lèttone hanno un tennis vario, particolare, sono l’emblema di come si possa giocare in modo diverso. Il bello della Sevastova è che fa sembrare tutto semplice. E’ una qualità riservata a pochi. I suoi tocchi sono morbidi, delicati, quasi magici. Ne ha un gran bisogno, visto che è piccolina e non troppo muscolare. Di certo il suo servizio non è un arma. Dritto e rovescio hanno movimenti essenziali, con poca rotazione, ma quando “Nasty” è in palla, possono essere molto ficcanti. Dal lato del dritto, la fluidità del suo braccio regala colpi di alto livello senza sprigionare chissà quanta potenza. Sa mascherare la direzione ed è formidabile nel passante, specie incrociato. Con il rovescio sa utilizzare ottimamente lo slice. Inoltre gioca mortifere palle corte e approcci a rete talmente “estremi” da ricordare il sidespin, quasi estinto nel tennis attuale.
IL CAPPELLINO DEI NEW YORK YANKEES
“Sentivo molto bene la palla, stavo bene in campo, saldo positivo tra vincenti ed errori…credo che sia un segnale di buona qualità” ha detto Anastasija. Ronald Schmidt, il coach-fidanzato, la riprendeva col telefonino mentre esultava dopo il matchpoint e si è quasi sciolta in un sorriso. Diciamo “quasi” perché è sempre attenta a non mostrare troppe emozioni. Meno bene la Konta, infastidita dai giochi di luce-ombra che colorano l’Arthur Ashe nei primi match della giornata. E così ha commesso troppi errori (34) che l’hanno condannata all’eliminazione. “Sono esausta sul piano mentale – ha detto la Sevastova – esausta, ma contenta. Sul sito dello Us Open non c’è una mia foto? Va benissimo: ce n’era una sul sito WTA, dove avevo i capelli corti. Ma non mi piaceva, quindi è perfetto anche senza foto”. Da qualche giorno, si presenta in sala conferenza con il cappellino dei New York Yankees. Ma solo chi non la conosce può pensare che sia un tentativo di accattivarsi qualche simpatia. “A dire il vero non sono neanche appassionata di baseball, però mi piace il logo”. Anastasija non esterna le sue emozioni, però ammette di avere parecchi tumulti interiori. “A volte il mio cervello va come un ottovolante”. Ma con la consapevolezza che la vita può essere bella anche senza tennis, ha scoperto che dedicarsi a racchette e palline può essere molto divertente.
CAROLINE DISINNESCA MADISON
Nei quarti troverà la rediviva Caroline Wozniacki. Sarà pure numero 74 WTA, ma la danese ha mostrato classe da vendere. Ha disinnescato il servizio di Madison Keys, in particolare l’efficacia della prima palla. Servizio e dritto sono le armi su cui Madison Keys fonda il suo gioco. Nel momento in cui hanno perso efficacia, è diventata pressoché innocua. “Sono stata brava a restare attenta, sapevo che Madison ha fatto una bella rimonta al turno precedente e che dunque non avrebbe mollato fino all’ultimo”. ha detto la danese dopo il 6-3 6-4 che l’ha riportata nei quarti di uno Slam. Curiosamente, Wozniacki e Sevastova si sono già affrontate in uno Slam, all’Australian Open 2011. Ma era una vita fa. Quando nessuna delle due si era gustata il sapore della vita fuori dal tennis. Adesso lo conoscono, ma non è ancora il momento di viverlo.
Sevastova-Wozniacki, la vita dopo il tennis può aspettare
Prosegue la favola di Anastasija Sevastova. La lèttone supera Johanna Konta, incantando con alcune giocate di puro talento, una specie di indennizzo dopo la sconfitta di Evans. Ha capito che la vita dopo il tennis può essere piacevole, ma non è ancora il momento di viverla. Stessa storia per Caroline Wozniacki, sua avversaria nei quarti.