Le parole di Lucas Pouille dopo il successo su Rafa Nadal. Il giovane transalpino si è spostato a Dubai e ha assunto un nuovo preparatore atletico: “Viaggia quasi sempre con noi, e questo fa la differenza”. La chiave del successo su Nadal? Una posizione più arretrata in risposta. Il set vinto in allenamento contro Djokovic e l’esempio di Federer.Abbagliati dai ragazzi più giovani di lui, nati dal 1995 in poi, ci eravamo quasi dimenticati di Lucas Pouille. Il 22enne di Grande-Synthe, estremo nord francese, non ha fatto una piega e si è preso le prime pagine (Equipe su tutte) con la grande impresa contro Nadal. Quattro ore di gioco, 7-6 al quinto, c’è tutto per la costruzione di un personaggio. All’improvviso, tutti volevano ascoltare le parole del ragazzo francese con la mamma finlandese e residente a Dubai. Proprio come Roger Federer. E sembra che la nuova residenza sia uno dei segreti che gli consentiranno, lunedì prossimo, di entrare tra i top-20. Ma non è mica finita qui. Ecco il Pouille-Pensiero dopo il trionfo sull’Arthur Ashe e prima del derby contro Gael Monfils.

“Quando Rafa stava per giocare quel dritto sul 6-6 del tie-break mi sono detto: ‘Ok, adesso devi salvare un matchpoint’. Non potevo credere che lo avesse sbagliato. Ma lui è come tutti gli alti giocatori: sente la pressione, anche se è uno dei più forti. A quel punto ho deciso che avrei provato ad essere aggressivo, a spingere con il dritto. Ed è quello che ho fatto”.

“Sto molto bene fisicamente, sono più forte di prima. Posso giocare tante partite, anche tre match di cinque set uno dopo l’altro. Poi penso di essere più forte anche mentalmente, il che mi ha dato fiducia prima di scendere in campo. Sapevo che non avrei vinto 6-1 6-2 6-2: se avessi voluto vincere, sarebbe stato un match lungo. Ero pronto, ero al 100%”.

“Ho perso 6-1 6-3 con Rafa a Monte Carlo. Durante quel match ho capito che gioca con grande rapidità e sempre vicino alle righe. Rispondevo troppo vicino al campo: se non lo facevo alla perfezione, lui mi puniva con il dritto. Allora oggi ho deciso di rispondere da più lontano, colpire forte e poi provare ad avvicinarmi. Penso che sia stata una buona scelta”.

“Non sono abituato a giocare in uno stadio così grande. Mi ci ero allenato l’anno scorso, oggi non ho neanche fatto riscaldamento prima del match perché era libero soltanto alle 9 o alle 10 del mattino. A volte non riuscivo neanche a sentire la mia voce quando mi autoincitavo, dicendo “allez, allez, allez”. Capita che non riesci nemmeno ad ascoltare te stesso”.



“Un match come questo può cambiare la carriera di un giocatore, ma ve lo saprò dire tra qualche mese. Magari adesso dico sì, e poi l’anno prossimo mi trovo al numero 50. Vedremo. Di sicuro mi dà tanta fiducia per il prossimo match e il resto della stagione”.

“Mi sono spostato a vivere a Dubai. Adesso lavoriamo in modo diverso, penso più duramente. Durante la preparazione ho cambiato molte cose. Ho assunto un preparatore atletico personale, viaggia con noi quasi a ogni torneo, in modo da poter lavorare ogni giorno. Continuiamo a lavorare anche durante i tornei. Più in generale, non scendo in campo con lo stesso approccio dell’anno scorso. Credo che siano le ragioni per cui sono più forte dell’anno scorso. E poi sono più grande di un anno”.

“Tanti giocatori sono talentuosi, ma i più forti mettono una grande attenzione su ogni colpo, fanno tutto alla perfezione. Durante la preparazione mi sono allenato con Federer ed è incredibile: lavora molto duramente, tipo quattro ore, poi si riposa e il giorno dopo fa lo stesso. Vedere una cosa del genere da uno come lui, con la sua carriera, è eccezionale”.

“Prima di Wimbledon ho vinto un set in allenamento contro Djokovic. E’ solo un allenamento ma è un segnale importante, dimostra che puoi giocare a questo livello. Adesso devo ripetermi in torneo”.