Il 12 settembre 2016 sarà un giorno che Angelique Kerber non dimenticherà mai: oggi è diventata la 22esima numero uno WTA nella storia, ma non ha alcune intenzione di sedersi sugli allori. Ne ha parlato in un’intervista con il sito della WTA. “Non mi accontento: ho ancora tante motivazioni e so dove posso migliorare”.

Sabato è stato il giorno della festa, domenica dei vari impegni “ufficiali” che spettano ai vincitori Slam, mentre lunedì 12 settembre 2016 resterà la data del sorpasso, la prima settimana di Angelique Kerber da numero uno della classifica mondiale WTA. Per la prima volta, scorrendo il ranking, in vetta troverà il suo nome, e non più quello di Serena Williams. La statunitense perde la leaderships dopo 186 settimane consecutive, oltre tre anni e mezzo, e Steffi Graf ringrazia per la seconda volta. A Melbourne “Angie” aveva tenuto Serenona lontano dai suoi 22 Slam, anche se poi non è riuscita a ripetersi a Wimbledon, mentre stavolta ha fermato la Williams a soli sette giorni dal sorpasso, garantendo alla Graf un “ex aequo” che sopravvivrà ancora a lungo. È probabile che Serena torni ancora in cima alla classifica, magari già entro la fine dell’anno (a patto che non decida di ripresentarsi nel 2017), ma pensare che a 35 anni possa dominare per quasi altre quattro stagioni è esagerato. Quando “Angie”, a meno di 24 ore dal trionfo, è tornata al Billy Jean King National Tennis Center per il consueto photo shooting del giorno dopo, il cielo di New York l’ha accolta con l’arcobaleno, e la “insider” della WTA Courtney Nguyen l’ha placcata per raccogliere attraverso otto domande una cartolina del miglior momento della sua carriera. Ve le proponiamo.

La prima sveglia da campionessa dello Us Open. Sensazioni?
Sono un po’ stanca, ma anche esausta, eccitata, tutto. Sto vivendo la miglior sensazione possibile. Tornare a casa di nuovo con un titolo Slam, il mio secondo in un anno, e anche con il numero 1 del mondo, per me significa molto. Ora voglio solo provare a godermi ogni momento e tutto ciò che ho fatto nelle ultime settimane.

Tre finali Slam, due titoli e il numero 1. Quale di questi traguardi ti sorprende di più?
Per primo i titoli Slam, perché è sempre stato ciò che mi ha spinto a lavorare duramente per arrivarci. Averne vinti due, e giocato anche una finale a Wimbledon, significa tutto per me. Poi viene il numero uno, un risultato sognato fin da bambina, che mi dimostra che il mio anno è stato molto costante. Per diventare numero 1 non è sufficiente giocare alla grande un giorno o una settimana, bisogna parlo per vari mesi. Esserci riuscita e qualcosa di incredibile.

Quando ti sei qualificata la prima volta per le WTA Finals non sembravi così convinta di essere una delle migliori otto giocatrici del mondo. Da allora hai fatto tanti passi avanti.
Quando sono arrivata per la prima volta fra le top 10 e ho giocato il mio primo Master, non avevo molto chiaro cosa stesse succedendo. Era tutto nuovo, non avevo esperienza, dovevo abituarmi a varie situazioni. Ora, anni dopo, ho imparato molto. E nel frattempo sono crescita, anno dopo anno. Ho migliorato il mio tennis, la mia personalità, e tanto altro. Questo mi ha dato tanta fiducia, perché voltandomi indietro mi accorgo di quante cose ho imparato. Sono fiera di essere cresciuta ogni anno, e di aver colto la possibilità di essere qui. Ma alla fine sono sempre la stessa persona, sempre la stessa Angie che ero qualche anni fa. E anche questo per me è qualcosa di molto importante.

Oggi sembri molto calma, pienamente a tuo agio in ciò che sei e ciò che fai.
Mi sento molto bene in questo ruolo. Penso sia anche per l’esperienza: so cosa è successo, ho imparato a gestire la pressione e a convivere con i vari impegni fuori dal campo. Questo è ciò che mi dà fiducia per indossare abiti, parlare, lavorare, essere ciò che sono oggi. Ovviamente ci ho messo un po’ ad abituarmi, è stato molto difficile ma anche molto bello.

Hai parlato di pressione. In quale match, quest’anno, hai avvertito maggiore pressione?
A essere onesta il primo turno all’Australian Open (contro Misaki Doi, ndr). Sentivo un sacco di pressione perché l’anno precedente avevo perso al primo turno, e non volevo che succedesse di nuovo. Fra gli incontri di quest’anno, è quello in cui ero più tesa. Dopo la vittoria, salvando un match-point, ho sentito la pressione andarsene via. Ho vinto il primo turno e ora posso andare avanti.

Quanto è importante imparare dalle proprie sconfitte?
Moltissimo, così come lo è imparare da ogni vittoria. Dopo ogni match bisogna sedersi e pensare cosa è andato per il verso giusto e cosa no. Io ho imparato molto da tanti match combattuti che ho perso in passato, specialmente negli ultimi anni. Quest’anno avevo grande fiducia, sapevo di potermela giocare con le migliori, ma di dover anche compiere un ultimo step per riuscire a batterle. Mi ha dato tanta convinzione in più, e forse mi ha tolto anche un po’ di pressione.

Quanto è migliorato il tuo gioco e quanto può ancora migliorare?
Specialmente dopo questo titolo le mie motivazioni sono elevatissime, quindi continuerò a provare a migliorare il mio tennis. So che posso crescere col servizio e in tanti altri aspetti del mio gioco. È ciò che proverò a fare da qui alla fine della stagione, e anche durante lo stop invernale. Ci sono alcune cose che so di poter fare meglio, e sapere che posso diventare una giocatrice ancora miglior è una grande motivazione. Posso giocare un tennis più aggressivo e muovermi meglio. C’è ancora qualcosa da fare.

Quindi non abbiamo ancora miglior la miglior Angelique Kerber?
Lo vedremo. Sicuramente sto giocando il miglior tennis della mia carriera, ma voglio provare a fare sempre meglio. Cerco di trovare sempre delle motivazioni, durante i match come in allenamento. Nei prossimi mesi voglio provare a giocare un tennis ancora migliore.