Durante l’ultimo Roland Garros, Varvara Lepchenko ha tenuto una delle conferenze stampa più surreali della storia. Si era diffusa la voce che fosse risultata positiva al Meldonium e i giornalisti la tempestarono di domande sull’argomento, ingaggiando una battaglia psicologica con la giocatrice. Alla fine ebbe la meglio la Lepchenko, che riuscì a non proferire parola sull’argomento. A distanza di quasi quattro mesi, si scopre che era tutto vero. La Lepchenko è risultata positiva al Meldonium in ben quattro test antidoping svolti tra il 7 gennaio e il 7 aprile. Il primo si è tenuto durante il torneo WTA di Brisbane, gli altri sono controlli effettuati al di fuori delle competizioni. La concentrazione di Meldonium è progressivamente calata, passando da 12.630 nanogrammi per milligrammo di gennaio ai 29 di aprile. Come è noto, si tratta della stessa sostanza che è stata fatale a Maria Sharapova. A seguito delle positività, la Lepchenko è stata sospesa il 12 marzo in via provvisoria. Un mese dopo, tuttavia, la WADA l’ha scagionata a seguito di una memoria difensiva della giocatrice, in cui avrebbe dimostrato che il Meldonium proveniva da una serie di compresse di Mildronate (la stessa medicazione assunta dalla Sharapova) e che aveva smesso di prendere intorno al 20 dicembre 2015, quando la sostanza non era ancora vietata.
Il 30 giugno, la WADA ha emesso un’altra informativa in cui suggeriva all’ITF che le tracce di Meldonium erano da ritenersi collegate alle assunzioni prima del 2016. Per questa ragione, la Federazione Internazionale ha annullato tutte le sanzioni, pur precisando che il precedente sarà tenuto in considerazione se la giocatrice dovesse commettere un’ulteriore violazione del regolamento. Questo punto non è condivisibile: per quale ragione la Lepchenko dovrebbe vedersi aggravata un’eventuale infrazione? Secondo le carte, l’americana non ha mai violato le norme antidoping, quindi dovrebbe essere considerata alla stregua di tutti i giocatori e giocatrici che non sono mai risultati positivi. Poi, ovviamente, si può discutere all’infinito sull’opportunità di prendere le compresse di Mildronate, dell’atteggiamento tenuto dalla giocatrice a Parigi o sul silenzio che probabilmente avrà pervaso decine di casi come questo. Per fortuna, ed era ora, l’ITF ha deciso di aprire alla trasparenza e da adesso in poi non esisteranno più “Silent Ban”, ovvero una sanzione provvisoria che però non veniva resa pubblica.
La Lepchenko aveva assunto il Meldonium, però…
IL CASO – L’ITF conferma che l’americana era risultata positiva a ben quattro controlli antidoping, ma la sostanza (la stessa risultata fatale alla Sharapova) sarebbe stata ingerita nel 2015, quando non era ancora vietata. Nessuna sanzione per Varvara, che pure era stata fermata in via provvisoria. Ma c’è un dubbio: perché “terranno conto” del precedente nel caso di una nuova positività?