Il gruppo di hacker denominato “Fancy Bears'” continua a rivelare alla spicciolata le proprie indiscrezioni. Come vi abbiamo già spiegato, tali rivelazioni sono in realtà delle “non notizie”: l’esenzione per uso terapeutico non è in alcun modo assimilabile al doping. Ma sparare i nomi di atleti famosi attira sempre l’attenzione e magari qualcuno si lascia abbagliare. Dopo aver menzionato le sorelle Williams, poi Petra Kvitova e Bethanie Mattek Sands, in questa tornata di “rivelazioni” sono stati fatti i nomi di altri 26 atleti. Tra loro, Rafa Nadal. Boom. Quante volte il nome dello spagnolo è stato inopinatamente accostato al doping? Migliaia, persino milioni, a giudicare dai risultati delle ricerche su Google. Il branco dei complottisti, dunque, sarà ben lieto delle pubblicazione di due certificati di esenzione terapeutica. Il primo risale al settembre 2009, quando Nadal aveva correttamente chiesto e ricevuto autorizzazione per utilizzare il betametasone, sostanza a base di cortisone, per ridurre un problema addominale. C’è poi un altro documento, relativo al 2012, in cui Rafa veniva autorizzato ad assumere la corticotropina nel periodo in cui era fuori dal tour. Dovette chiederne l’autorizzazione perché la sostanza era vietata anche per gli atleti fermi per infortunio.
Ma qui sta il punto: e allora? L’esenzione per utilizzo terapeutico è prassi comune in tutti gli sport: quanto fatto da Nadal, così come da decine di altri atleti, è perfettamente legittimo e normale. Parlando con i media spagnoli, Rafa ha confermato la veridicità dei documenti. “Sono stato autorizzato dalle autorità antidoping – ha spiegato Nadal – ci sono diverse sostanze che, giorno dopo giorno, sono considerate proibite. Ma quando chiedi il permesso e ti viene concesso, tutto smette di essere illegale. Non ho mai preso niente per migliorare le mie prestazioni sportive. Semplicemente, i dottori mi hanno detto di prendere qualcosa per migliorare le condizioni del ginocchio”. Va detto che Nadal, in passato, si era esposto in prima persona sugli equivoci legati all’antidoping, chiedendo che gli esiti dei vari test fossero resi pubblici. Lo ha ribadito anche stavolta. “Sono fatti privati che non hanno bisogno di essere tali – ha detto – non dovrebbe esserci bisogno degli hacker, sarebbe ottimo per tutto. Se ogni volta che ti sottoponi con successo a un test antidoping e il risultato fosse pubblicato, finirebbe ogni discussione e tutto sarebbe trasparente”. A seguito della pubblicazione del nome di Nadal, l’ATP ha diffuso un comunicato stampa in difesa del suo giocatore. Il comunicato, a firma del presidente Chris Kermode, dice:
“L’ATP condanna con forza la pubblicazione di informazioni mediche di natura privata che mettono in dubbio, in modo scorretto, l’integrità dei giocatori. Tutte le richieste di esenzione medica sono processate nel rispetto delle regole del programma antidoping del tennis, che segue tutte le linee guida della WADA. La recente pubblicazione di informazioni mediche sui giocatori costituisce una violazione della privacy, dove non c’era stata alcuna violazione di norme. L’ATP è totalmente impegnata nel garantire uno sport pulito ad atleti, tornei e spettatori”.
C’è un punto importante: le richieste di esenzione medica per l’utilizzo di determinate sostanze viene stabilita da un gruppo di medici che NON conoscono l’identità dei giocatori che la richiedono. In altre parole, è assolutamente impensabile che esista un trattamento di riguardo per certi giocatori. Da parte sua, la WADA ha confermato che è stata aperta una breccia nei suoi sistemi informatici, definiti come una “rappresaglia” a seguito della recente indagine sul doping di stato che sarebbe avvenuto in Russia. Qui sotto, i documenti riguardanti Rafael Nadal pubblicati da Fancy Bears.