L’OPINIONE – Cerchiamo di capire le ragioni che hanno spinto la FIT a scegliere Tathiana Garbin come capitano di Fed Cup: il background da giocatrice, certo, ma anche il gran lavoro svolto sotto traccia negli ultimi sei anni. L’eredità di Barazzutti è pesantissima e non sarà facile ottenere risultati all’altezza, ma nessuno conosce meglio di lei l’Italia dell’immediato futuro. E due anni e mezzo fa, forse, aveva già capito il suo destino…

. La notizia sorprende, non tanto per Tathiana, quanto perché Corrado Barazzutti occupava il posto da 15 anni e 36 partite, comprensive di quattro titoli, e non c’erano particolari avvisaglie di un’uscita di scena. “Barazza” è stato un capitano fortunato e bravo: fortunato perché ha guidato le migliori tenniste della nostra storia. Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci hanno rappresentato un fenomeno forse irripetibile. Bravo perché è riuscito ad averle disponibili per tanti anni, a differenza di quanto accadeva altrove. Avremmo vinto ugualmente quattro Fed Cup, ma spesso abbiamo affrontato squadre un po’ rabberciate. E’ un dato di fatto. A 63 anni di età, forse Corrado non aveva più stimoli dopo tante vittorie, forse non voleva inaugurare un nuovo ciclo sapendo di non portarlo a termine, o forse voleva dedicarsi anima e corpo agli uomini. Qualunque sia la ragione, nel 2017 lo vedremo soltanto in Coppa Davis. Ed ecco il volto nuovo: i prossimi 11-12 febbraio, nel delicato match contro la Slovacchia, a guidare il team azzurro ci sarà la mestrina, 39 anni e un background notevole da tennista e già interessante da allenatrice. La Garbin in panchina è una sorpresa? A prima vista sì, a ben vedere no. Ritiratasi nel 2011, non ha mai lasciato l’ambiente. Prima ha dato una mano a Romina Oprandi (quando aveva ancora il passaporto italiano…), poi ha seguito Francesca Schiavone ai tempi della seconda finale al Roland Garros, dopodiché è entrata nei quadri federali in vari ruoli: responsabile delle Under 14, poi Under 16, poi Under 18, infine Over 18. Insomma, è la migliore conoscitrice del serbatoio da cui dovrà attingere. L’epopea di Schiavone e company è terminata: non è un disonore ammettere che è quasi impossibile restare a quei livelli. “Tax”, come la chiamano gli amici, è ben consapevole delle difficoltà. “Una squadra di Fed Cup con Errani e Knapp me la tengo stretta” disse il Presidente FIT Angelo Binaghi lo scorso maggio. Oggi la situazione è un filo più complicata: detto che entrambe compiranno 30 anni nel 2017, è inevitabile guardare più indietro.

QUELLA RISERVATEZZA DI DUE ANNI E MEZZO FA…
Le giocatrici ci sono, anche in buon numero, ma non sembrano avere la stessa qualità. Alle spalle di Karin Knapp (scesa al numero 146 WTA), il computer suggerisce i nomi di Jessica Pieri (19 anni, numero 266), la rediviva Martina Trevisan (quasi 23 anni, seguita proprio dalla Garbin, numero 269) e Jasmine Paolini (20 anni, un dritto eccezionale perfezionato da Renzo Furlan, numero 286). Non ce ne vogliano le giocatrici un filo più avanti con l’età (Grymalska, Caregaro e Di Giuseppe), ma gli altri nomi futuribili sembrano quelli di Camilla Rosatello, Cristiana Ferrando e, forse, Alice Matteucci e Deborah Chiesa. Chi più, chi meno, sono tutte piuttosto indietro rispetto al livello che ci si aspetta. Tax le conosce bene e ha la lucidità giusta per valutarle. E ho il sospetto che la mestrina stia “studiando” da capitana, nel dietro le quinte, già da parecchio tempo. Sono passati due anni e mezzo da una nostra inchiesta per capire chi sarebbero stati i successori ideali di Corrado Barazzutti. Tra i vari personaggi, ex capitani e papabili, contattammo anche Tathiana. Fu gentile, come sempre, ma preferì tirarsi fuori e non dare pareri. Era il pudore di chi non voleva sembrare sfacciata nell’auto-candidarsi, oppure aveva fiutato la possibilità? O magari le avevano fatto capire che prima o poi sarebbe stato il suo turno? Poco importa, soprattutto oggi, ma è curioso leggere i risultati di quel mini-sondaggio. Tra i vari personaggi, soltanto Silvia Farina fece il nome della Garbin come possibile capitana di Fed Cup. Si parlò delle attuali giocatrici (Schiavone, Pennetta, ultimamente la Vinci), della stessa Farina (benvoluta da tutto l’ambiente) o di Giorgio Galimberti, che all’epoca non aveva ancora sottoscritto il nuovo ruolo che oggi lo impegna, 20 settimane all’anno, con i nostri migliori giovani. Tathiana lavorava sotto traccia, senza fare proclami, costruiva esperienza e professionalità e cresceva le stesse ragazze che probabilmente guiderà nei prossimi anni.

La squadra italiana vincitrice dell’European Summer Cup 2013: da sinistra la capitana Tathiana Garbin, Camilla Rosatello, Alice Matteucci e Jasmine Paolini


CRESCITA UMANA E TECNICA
Che capitano sarà Tathiana Garbin? Saranno le scelte e i risultati a parlare, ma il profilo è buono. Un capitano deve avere doti importanti, sia tecniche che umane. E Tax le ha. Nel 1999, ad appena 22 anni di età, rimase un mese nel sud-est asiatico, da sola, per portare avanti un percorso conoscitivo interiore. Voleva crescere come persona, maturare, migliorare. Trovò ospitalità in Thailandia e in due settimane girò il paese in moto insieme a una ragazza del posto. A fine esperienza, le regalò le sue racchette. Non è da tutti. E poi ha saputo vincere la sfortuna. “Non basterebbe un quaderno per ricordare tutti i miei infortuni” ha detto una volta. Il più grave resta il nodulo alla tiroide che la spaventò da matti. Lei e i suoi genitori. Ma con una grande forza interiore è tornata più forte di prima, forgiandosi tecnicamente con l’aiuto dei due allenatori più importanti della sua carriera: Carlo Polidori e Max Trevisan. La carriera parla per lei: due titoli WTA, un ottavo a Parigi, vittorie di prestigio e un best ranking al numero 22. Quando si ritirò, mi disse che aveva in programma di parlare con la FIT per capire se c’era la possibilità di un ruolo ufficiale. “La mia esperienza può tornare utile: credo che le giocatrici, junior e non, abbiano bisogno di una guida affidabile e che creda in loro”. Da allora sono passati 6 anni e Tax ha fatto la sua gavetta, forse senza risultati-crack (forse c’è qualche rimpianto per il periodo con Nastassja Burnett, che insieme a lei ha ottenuto le sue migliori vittorie: Muguruza, Puig, Cornet…), ma con impegno e professionalità. L’ho incontrata l’ultima volta un anno e mezzo fa, al Centro FIT di Tirrenia, nell’ambito della nostra inchiesta sul Centro Federale e il Settore Tecnico.

DA POCO A TANTO
Già all’epoca, nella mensa di Tirrenia, mostrava una certa lucidità. “Metterò la faccia nel mio lavoro – diceva – di Under 21 davvero competitive ne abbiamo poche. Però l’Italia è nella media degli altri paesi, anche se con la FIT abbiamo fatto uno studio e ci siamo resi conto che è da qualche anno che una ragazza nuova non entra tra le top-100. L’ultima è stata Camila Giorgi, mentre la Burnett ci è andata vicina quando la seguivo io”. Parlando dei nomi su cui puntare citò Martina Trevisan e Alice Matteucci, oltre a Jasmine Paolini. “Ma non dimenticherei Camilla Rosatello, Deborah Chiesa e Valeria Prosperi. Tra le più giovani Tatiana Pieri, capace di raggiungere una finale ITF ad appena 14 anni”. Da allora sono passati 19 mesi e, purtroppo, Camila Giorgi continua ad essere l’ultima italiana ad essere entrata tra le top-100. C’è chi è cresciuta (Jessica Pieri, sorella maggiore di Tatiana), chi è emersa (la Ferrando) e chi sgomita con impegno (Trevisan, Paolini e Matteucci), ma le prospettive non sono rosa. Tax è troppo intelligente per non capire che qualche exploit nei tornei ITF (come hanno fatto di recente Pieri, Trevisan e Paolini) non è certo garanzia di successo a livelli più alti. Insomma, il compito è tosto. Molto tosto. Starà all’intelligenza di tutto l’ambiente non criticarla troppo se i risultati non dovessero arrivare, soprattutto all’inizio. L’eredità di Barazzutti è complicata e ci voleva un certo coraggio, se non personalità, per accettare di accomodarsi su una panchina bollente. Per fortuna non le mancano grinta, competenza e un approccio filosofico alla vita che potrebbe darle una mano nei momenti difficili. Riparlando del suo mese in Thailandia, descrisse così i suoi abitanti. “Gli asiatici sono persone straordinarie: non si arrabbiano mai, sono introspettive, serene…e riescono ad essere felici con il poco che hanno”. L’avventura di Tathiana Garbin alla guida della Fed Cup parte proprio così: senza granché in mano. Starà a lei (e a chi la dovrà aiutare, nessuno escluso) e trasformare quel “poco” in “molto”.

THE DAY AFTER: CHI DOPO BARAZZUTTI?
L’INCHIESTA AL CENTRO TECNICO DI TIRRENIA