Iniziato a Cremona il processo sportivo a carico dei due tennisti (più Roberto Goretti). E’ già scontro tra le parti: il PM vuole utilizzare gli incidenti probatori effettuati per il processo sul calcio, mentre le difese spingono per un gran numero di testimoni. Hanno chiesto anche Murray e Wawrinka!

C’era soltanto Daniele Bracciali a Cremona, tra gli imputati del processo scommesse, atto penale di una vicenda esplosa esattamente due anni fa. Con il patteggiamento di Manlio Bruni e Francesco Giannone, previsto il prossimo 27 ottobre, il processo riguarderà soltanto l’aretino più Potito Starace e Roberto Goretti (entrambi assenti in aula). L’appuntamento di martedì 11 ottobre aveva un forte valore simbolico ma si è trattato di un evento formale, preliminare. Non si è ancora entrati nel merito delle accuse alla presunta associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (peraltro sono stra-note, spiattellate dalle intercettazioni pubblicate dai giornali nell’autunno del 2014), mentre si sono toccate questioni di rito certamente meno interessanti ma propedeutiche per quello che accadrà, molto probabilmente nel 2017. Già, perché la prossima udienza è stata fissata il 22 novembre, quando il collegio del Tribunale di Cremona (composto dai giudici Francesco Beraglia, presidente, più Cristina Pavarani ed Elisa Mombelli), deciderà su una serie di controversie – anche aspre – emerse durante la prima udienza. Si sono toccati sostanzialmente tre argomenti.

Le difese avevano chiesto che il processo fosse spostato a Bologna, la città dove si sarebbero svolti i presunti fatti illeciti. L’eccezione è stata respinta e si andrà avanti a Cremona, dopo che il collegio ha accolto le tesi del PM Roberto Di Martino (ormai prossimo al congedo), secondo cui l’unico legame tra Bologna e questa storia è la residenza di Manlio Bruni, mentre tutto il resto si è svolto in modalità telematiche e quindi non riconducibile a una sede precisa.

Accettate tutte le richieste di parti civili: parteciperanno al processo, con questo ruolo, il CONI, la FIT e l’ITF. E’ una piccola vittoria per le accuse, giacché le difese ritenevano che questi organi non avevano svantaggi né danni diretti dalla faccenda. Come parte offesa ci sarà la Tennis Integrity Unit, il corpo investigativo che indaga sull’integrità del tennis. Anche questa costituzione ha lasciato perplesse le difese, poiché la TIU resta un organo inquirente.

. Qui lo scontro è stato molto aspro perché l’accusa, guidata da Di Martino, ha chiesto che entrassero nel processo gli incidenti probatori effettuati nell’ambito del processo del calcio (da cui è nata la branchia tennistica). Cerchiamo di chiarire: l’incidente probatorio su alcuni supporti tecnologici (computer, telefonini, ecc…), effettuato per lo scandalo scommesse legato al calcio, avrebbe elementi importanti anche per il tennis. Tuttavia, le difese si oppongono all’utilizzo di detto materiale perché non erano presenti allo svolgimento dello stesso, come impone l’articolo 403 del codice di procedura penale. Su questo punto, la giuria si esprimerà il 22 novembre. Inutile sottolineare che – se Di Martino ha fatto la richiesta – tali elementi porterebbero acqua al mulino dell’accusa. Il pronunciamento della Corte su questo passaggio rivestirà una certa importanza nel dibattimento.

E’ scontro anche sulle persone che saranno chiamate a fornire la loro testimonianza. E’ già certo che alcuni tennisti italiani dovranno parlare ai giudici (coloro i cui nomi erano usciti sui giornali, tra cui Seppi e Bolelli), così come altri teste chiamati dalle parti in causa, mentre Di Martino si è opposto alla convocazione di una serie di giocatori richiesti dalle difese. Volete i nomi? Tenetevi forte: Andy Murray, Stan Wawrinka, Fabio Fognini, Florian Mayer, Simone Vagnozzi e Mario Ancic. Tutti nomi emersi in articoli, indagini, intercettazioni. A chiedere il loro intervento è stato Bracciali, ma Di Martino si è opposto perché, a suo dire, non possono essere d’aiuto. La difesa di Starace, invece, ha chiesto la testimonianza di Daniel Gimeno Traver e Pablo Andujar. Facile capire perché: si tratta degli avversari di Potito in due match oggetto di tante discussioni (Barcellona e Casablanca 2011, con il primo che è stato il fulcro del procedimento di Giustizia Sportiva). “Perché volete portare a Cremona il gotha del tennis?” ha chiesto il PM, sentendosi rispondere che certi nomi comparivano negli stessi fascicoli da lui presentati: ad esempio, la richiesta di rinvio a giudizio. Insomma, è tutto rinviato al 22 novembre, udienza utile soprattutto per sapere chi saranno i testimoni e se certi elementi probatori potranno essere utilizzati. Il processo vero e proprio dovrebbe scattare nel 2017, curiosamente senza Roberto Di Martino, l’uomo da cui è partito tutto. Inutile ripetere le accuse mosse ai giocatori e ai loro presunti sodali: dalle intercettazioni, l’accusa ha formulato l’ipotesi di un periodo di quattro anni (dal 2007 al 2011) in cui i vari Bruni e Goretti hanno scommesso forti cifre sul tennis avvalendosi dell’aiuto di Bracciali, il quale avrebbe svolto il ruolo di “reclutatore”, individuando una serie di giocatori disposti ad alterare il risultato delle loro partite in cambio di denaro. In sede sportiva, dopo ben quattro gradi di giudizio, Bracciali e Starace sono stati assolti dall’accusa di illecito sportivo, mentre a Bracciali è stata contestata la violazione dell’articolo 1 del Regolamento di Giustizia: in altre parole, gli hanno dato 12 mesi per aver intrattenuto conversazioni con Manlio Bruni senza avvisare le autorità e tenendo una condotta non consona a un atleta di alto livello. “Braccio” ha scontato la squalifica, è tornato arruolabile e da domenica giocherà il campionato di Serie A1 con il TC Sinalunga, così come Starace (che era stato prosciolto) giocherà con il Due Ponti. Ma l’iter della Giustizia Ordinaria è appena cominciato. La storia è ancora lunga.

IL RINVIO A GIUDIZIO
LA SENTENZA SPORTIVA DEFINITIVA