Il numero uno al mondo non solo perde da favoritissimo, ma spacca una racchetta, si strappa la t-shirt e discute con il giudice di sedia Carlos Bernardes, attaccandolo in conferenza stampa. Segno che, al nomento, di gioia nel giocare a tennis non ne trova neanche l’ombra. E Andy Murray che continua ad avvicinarsi non è certo d’aiuto.

Se Roberto Bautista-Agut può sorridere per aver centrato in un colpo solo miglior risultato in carriera, miglior vittoria in carriera, e best ranking, chi di motivi per sorridere non ne ha nemmeno uno è l’altro, Novak Djokovic. Il 2016 sembrava l’anno destinato a consacrarlo, quello del Grande Slam, dell’Oro Olimpico e tanto, tantissimo altro. Invece si sta trasformando in una stagione che per uno come lui rischia di avere il sapore del fallimento. È pur sempre vero che ha vinto due Slam, fra i quali il tanto atteso Roland Garros, ma da Parigi in avanti è riuscito a mettere tutti in fila solamente in Canada in un appuntamento in tono minore, faticando a più riprese dappertutto, per un motivo o per un altro. Se l’obiettivo per l’ultima parte dell’anno era quello di ritrovare la serenità persa prima di Wimbledon e anche la gioia di giocare a tennis, l’ha raggiunto difficilmente. Nel corso del match ha distrutto una racchetta e si è strappato la t-shirt, e al termine ha avuto un confronto verbale col giudice di sedia Carlos Bernardes, reo di avergli inflitto un “time violation” esagerato. Come se non bastasse, in conferenza stampa ha rincarato la dose: “è stato la star dello show, ciò che voleva essere oggi”. Segno di un nervosismo non da lui.



Ci sono degli aspetti che devo sistemare dal punto di vista mentale – ha detto il numero uno del mondo davanti ai giornalisti – ma forse sono solo esausto dai tantissimi incontri giocati negli ultimi 15-20 mesi. Prima o poi mi doveva succedere: sapevo che non avrei potuto giocare al massimo livello, ogni settimana, per tanti anni. In ogni caso complimenti a Roberto, oggi è stato il migliore in campo e non si discute. Nei momenti importanti ho avuto le mie chance, tante chance, ma ho perso troppi game di servizio: lui è stato più solido e costante, io ho commesso troppi errori. Ora proverò a prepararmi per la stagione indoor: negli ultimi due anni ho giocato molto bene”. Alla vigilia del torneo “Nole” ha detto che al momento il ranking non rientra fra le sue priorità, eppure dovrà starci molto attento. Saltando il “500” di Pechino ha permesso a Murray di recuperargli 1.000 punti, e se lo scozzese dovesse vincere anche a Shanghai (come ormai pare certo) si avvicinerebbe di ulteriori 1280. In due settimane si passerebbe dai 4.695 punti di vantaggio pre-Asia, ai 2415 del prossimo lunedì. Con meno di 1.000 lunghezze nella Race. Segno che il primato nella classifica mondiale, ora sì, inizia a essere in pericolo.