A trent’anni di età il tedesco dice basta: il fisico, già martoriato da una serie di infortuni, non gli consentiva di proseguire ad alti livelli. Adesso farà da coach alle giovani promesse dell’accademia “Top Tennis” di Stoccarda. “Non vedo l’ora, è una grande opportunità”. Dopo la seconda operazione aveva raggiunto il suo obiettivo, anche se solo per una settimana: tornare tra i top-100.

In 13 anni di carriera, Andreas Beck ha saputo cancellare tanti luoghi comuni sui tedeschi. E’ un ragazzo simpatico, disponibile, attento alla vita e non solo al tennis. Di lui ha sempre incuriosito il desiderio di fare due chiacchiere con Barack Obama. A 30 anni di età e con un mucchio di acciacchi, il simpatico “Andy” ha detto basta. Il suo ultimo torneo resterà il Futures giocato a Mulhause, in Francia, un mese fa. Ha perso nei quarti contro Laurent Lokoli. Un doppio 6-1 lo ha convinto a lasciar perdere. Numero 33 ATP nel 2009, anno in cui ha raggiunto i quarti al Masters 1000 di Monte Carlo e ha raggiunto la sua unica finale ATP (A Gstaad, contro Thomaz Bellucci), resterà legato al mondo del tennis. La certezza del nuovo impiego è stata la molla che lo ha convinto a chiudere con il tennis giocato. I fratelli Kevin e Louk Sorensen (ex giocatori irlandesi) gli hanno proposto un ruolo da coach presso l’accademia Top Tennis di Stoccarda, dove peraltro faceva già base. Passerà dal ruolo di giocatore a quello di allenatore. Curiosamente, Beck si ritira in anticipo rispetto a Michael Berrer (l’altro giocatore dell’accademia), che ha 6 anni più di lui. “Prenderò la racchetta in mano tutti i giorni – ha detto Beck – è una grande opportunità per me, mi piace l’idea di lavorare con i giovani”.

Ripercorrendo la sua carriera, Beck si è detto molto felice di aver esordito in Coppa Davis e di aver giocato contro tutti i migliori (Federer, Nadal, Djokovic). Nemmeno lui è sfuggito alla morsa degli infortuni: il gomito e la schiena lo hanno bloccato a lungo, poi c’è stato il secondo intervento di ernia al disco, nel maggio 2012, che sembrava metterlo KO. Lui è tornato, senza aiuti, ripartendo dai Futures, e ha raggiunto il suo obiettivo, anche se solo per una settimana. “Mi piacerebbe tornare tra i top-100” aveva sussurrato nei giorni del rientro. L’8 settembre 2014 il cervellone elettronico dell’ATP lo ha collocato proprio in centesima posizione. Dotato di una buona combinazione servizio-dritto, ha sempre avuto qualche problema sul piano della mobilità. In carriera ha vinto cinque tornei Challenger (l’ultimo a St. Brieuc nel 2014, dopo un digiuno di cinque anni) e ha raggiunto il secondo turno in tutte le prove del Grande Slam. Non un fenomeno, ma sicuramente un personaggio positivo. A naso, potrebbe diventare un ottimo coach. E chissà che, con l’uscita di Barack Obama dalla Casa Bianca, non possa togliersi la soddisfazione di incontrarlo. Certo, Barack non è un grande appassionato di tennis, al punto da far inserire le righe del basket e i canestri nel campo da tennis della White House…