La TIU squalifica per 6 mesi e multa di 5.000 dollari il messicano, ormai a fine carriera. Il capo d’accusa è identico a quello che l’anno scorso fu fatale a Walter Trusendi: cedere il posto in tabellone a un lucky loser in cambio di un piccolo “indennizzo”. “E’ tutto falso, farò appello – dice Garza – chi mi accusa si è già contraddetto. Ci avrei solo rimesso soldi”.

Daniel Garza rimpiangerà il periodo in cui lo prendevano in giro per una silhouette non proprio da atleta. Con uno stringato comunicato stampa, la Tennis Integrity Unit ha annunciato la squalifica del messicano, discreto giocatore ormai giunto a fine carriera. Se è vero che ha proseguito l’attività fino alla scorsa settimana, aveva più volte espresso l’intenzione di ritirarsi e di dedicarsi all’attività di coach del connazionale Tigre Hank. Il procedimento è sempre lo stesso: la TIU avrebbe trovato le prove di un tentativo di combine durante torneo ITF di Calabasas, giocato nel marzo 2015. Dopo l’indagine, il tribunale presidiato da Richard H. McLaren ha discusso il caso a Miami lo scorso 12 settembre. La sentenza non è troppo dura: Garza se la sarebbe cavata con 6 mesi di sospensione e 5.000 dollari di multa. Il messicano avrebbe violato l’articolo D.1.d del programma anti-corruzione, secondo cui nessun personaggio “attivo” nel mondo del tennis (giocatori, coach, ufficiali di gara) può tentare di alterare in modo diretto o indiretto il risultato di un qualsiasi evento. Gli archivi dicono che Garza non ha nemmeno giocato il torneo, dove nel main draw non c’era neanche un tennista messicano (mentre ce n’erano tre nelle qualificazioni). Garza è furioso per la sentenza e ha già annunciato che si appellerà per mostrare la sua innocenza. Ecco la sua versione dei fatti: “Mi accusano di aver venduto il mio posto in tabellone a un lucky loser, cosa che non è mai successa. Non giocai quel torneo perché il giorno prima era scomparso un mio familiare. Mi sono presentato in loco e ho detto al supervisor che non avrei giocato”.

Secondo Garza, l’accusa di corruzione deriva “sicuramente” da una sua chiacchierata con il sudafricano Damon Gooch, il quale lo avrebbe informato che il tennista svedese Lucas Renard gli avrebbe dato 100 dollari in campo del suo posto in tabellone. Da parte sua, Garza smentisce con forza: “Ho pagato una multa di 400 dollari per essermi ritirato dal torneo. Che senso avrebbe avuto intascarne soltanto 100 quando mi sarebbe bastato scendere in campo? Ho già parlato con il mio avvocato e faremo appello per dimostrare la mia innocenza: quello di cui mi accusano non è successo, io ho documenti scritti mentre le persone che mi accusano si sono più volte contraddette”. Il messicano ha partecipato all’udienza di Miami, in cui gli avevano promesso una sanzione ancora più pesante. “Mi hanno detto che ero colpevole e che mi avrebbero dato un anno di sospensione e 20.000 dollari di multa…e invece mi hanno dato il minimo. Non permetterò in alcun modo che venga macchiata la mia carriera”. Al di là del caso specifico, l’accusa a Garza è pressoché identica a quella che lo scorso anno era stata fatale a Walter Trusendi: il massese cedette il suo posto in tabellone in un torneo Challenger a Elie Rousset in cambio del prize money di primo turno, ed ebbe esattamente la stessa squalifica comminata a Garza. Di certo, a Calabasas è successo qualcosa di strano: sia Damon Gooch che Lucas Renard entrarono in tabellone come lucky loser. Quest’ultimo, tra l’altro, perse in tre set contro un Taylor Fritz ancora impegnato nei tornei minori.