“2016 is over…Si poteva concludere meglio, un match senza esser entrato mai in ritmo, nonostanto avessi preparato il torneo al meglio…succede!!! In queste righe volevo ringraziare voi, FANS, che mi avete sostenuto, sopportato e incitato a guardare sempre avanti ed essere pronto per una nuova battaglia: ho letto sempre i vostri messaggi di affetto, siete stato UNICI. La persona che voglio ringraziare di più e che mi è sempre stata vicino nel bene e nel male e non ha mai smesso di credere in me è il mio allenatore Josè, che mi ha aiutato a crescere sia come tennista che come uomo. Abbiamo ottenuto grandissimi risultati insieme, grandi soddisfazioni ma anche qualche rammarico…Dopo cinque anni di lavoro insieme ho deciso di cambiare strada e di provare qualcosa di nuovo, una nuova scommessa con me stesso. Inutile dire che per me Josè rimarrà per sempre un grande punto di riferimento e un mio secondo papà. Grazie di cuore per il tempo che mi avete dedicato”
ha scelto Twitter per dare una notizia importante. Una notizia che segna la fine di una fase decisiva di un’epoca, la più importante in termini di successi. L’azzurro ha chiuso la partnership con Josè Perlas, il tecnico spagnolo con cui ha lavorato negli ultimi cinque anni, ottenendo i suoi migliori risultati. C’era Perlas al suo angolo quando ha vinto quattro titoli ATP (l’ultimo quest’estate a Umago), ha raggiunto il best ranking al numero 13 ATP e ha colto alcune delle sue più belle vittorie in carriera. E c’è stato un momento in cui Fabio è stato a un passo dai primi 10. Il progetto è comunque da ritenersi riuscito: l’annuncio della partnership è arrivato tra mille speranze il 10 novembre 2011, quando Fabio aveva 24 anni ed era reduce delle esperienze con Leonardo Caperchi (colui che lo ha cresciuto e formato), Oscar Serrano e Pablo Martin. Da parte sua, Perlas aveva un pedigree molto importante: Ferrero, Moyà, Costa e Almagro hanno espresso il loro miglior tennis proprio sotto la sua guida (l’unico con cui non aveva funzionato qualcosa era stato Guillermo Coria). Si può dire che i progetti siano stati ampiamente rispettati, visto che l’obiettivo dichiarato di Fognini era l’ingresso in pianta stabile tra i top-30 ATP.
I numeri dicono che, dopo una stagione “conoscitiva” (chiusa al numero 45), Fognini ha vissuto tre annate al top, a livello di primi venti. Numero 16 a fine 2013, Numero 20 nel 2014 e numero 21 nel 2015. Qualità e continuità. Come è noto, il 2016 è stata una stagione complicata ed è normale, quasi fisiologico, cercare altre strade quando arriva il primo passo indietro dopo un quadriennio di crescita. Fognini ha accompagnato l’annuncio dell’addio con una foto in cui è ritratto insieme a Perlas, nel giorno del suo matrimonio con Flavia Pennetta. Il rapporto tra i due non è mai stato in discussione sul piano umano e nemmeno su quello tecnico, ma i cicli finiscono. Probabilmente Fognini dovrà rinunciare anche al preparatore atletico Javier Capitaine, al fisioterapista Marc Boada e alla psicologa Ana Puente (moglie di Perlas). Preso atto della fine del rapporto tecnico con Perlas, c’è la curiosità di sapere cosa farà Fabio. Per lui sarà una scelta importante, poiché il prossimo coach sarà probabilmente anche l’ultimo. E’ curioso che la separazione (che era già ufficiale da circa 15 giorni: è significativo che Fognini sia arrivato in finale a Mosca, con Perlas in tribuna, sapendo che sarebbe stato il loro terzultimo torneo insieme) arrivi quasi in contemporanea a quella di Sara Errani con Pablo Lozano. Nelle prossime settimane, come per Sara, scopriremo se Fognini resterà in Spagna oppure sceglierà di tornare in Italia.