Al di là del dato statistico e dell’importanza del risultato raggiunto, la salita di Murray al numero uno del ranking ATP può avere un valore anche per l’intero sistema tennis. Specialmente in tema doping, uno degli argomenti più discussi degli ultimi anni. A differenza degli altri Fab Four, il “brit” è uno che parla molto più chiaro, ed è sempre stato in prima linea nella lotta contro l’utilizzo di sostanze proibite, combattendo addirittura una sorta di battaglia personale per difendere l’integrità dello sport. Un atteggiamento che gli è costato anche qualche critica da parte dei colleghi, diretta o meno diretta, ma non sufficienti per convincerlo ad abbandonare la propria strada, alla ricerca della massima trasparenza. E ora che parla da numero uno, il suo parere è destinato a far ancora più rumore, e quindi contare inevitabilmente di più. Ha toccato il tema anche in una chiacchierata col quotidiano tedesco Süddeutschen Zeitung, ribadendo una volta di più concetti già spiegati a più riprese. Segno che non ha alcuna voglia di abbassare la guardia. “Sarebbe ingenuo – ha detto Andy – dare per scontato che il nostro sport sia pulito, perché nessuno sport lo è. Basta guardarsi attorno. Credo che potrebbe essere importante iniziare a parlare apertamente del problema, e non cercare di sopprimerlo ogni volta che salta fuori. Se qualcuno sta barando dev’essere punito. Il fatto che sia la prima volta non dev’essere una giustificazione”.