Bel successo del giovane romano, che a Brescia supera (contro pronostico) l’amico Lorenzo Sonego. Reduce da uno stop di 6 mesi, sta tornando rapidamente a pieno regime e impressiona per il notevole sviluppo atletico. “Ho vissuto nel modo giusto il periodo lontano dai campi e ho lavorato molto sulla parte superiore del corpo”. (Foto Felice Calabrò)

La classifica ATP dice che è un risultato a sorpresa. Osservando Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego agli Internazionali Città di Brescia (42.500€, Play-It), tuttavia, si è subito capito che per il torinese (n.286 ATP) sarebbe stata dura superare il romano (n.723). Il baby-derby azzurro (41 anni in due) ha dato indicazioni interessanti in chiave futura. Si è imposto Berrettini col punteggio di 6-4 7-6 ed è una vittoria meritata. Forte di una struttura fisica notevole, il romano aveva spesso in mano il gioco, specie con il dritto a uscire, mentre Sonego ha adottato una tattica attendista, poco efficace su un campo rapido. Ma era anche una necessità: la sua palla “pesa” ancora poco, mentre Berrettini si è decisamente irrobustito nei sei mesi di stop per il fastidioso problema al ginocchio. Quando prendeva l’iniziativa, 8 volte su 10 faceva il punto. E pensare che Sonego ha avuto diverse occasioni in risposta, come quando si è trovato 15-40 nel secondo game. Più in generale, ha avuto quattro palle break senza trasformarne, mentre Berrettini ha sfruttato l’unica chance avuta nel primo set. Nel tie-break aveva preso un mini-break di vantaggio grazie a un’ingenuità del torinese, che ha appoggiato docilmente una palla a pochi centimetri dalla rete, consegnandosi al passantino di Berrettini. Il romano si faceva riprendere (dritto largo di pochi centimetri), ma giocava benissimo il matchpoint, guadagnando campo e chiudendo con una bella volèe. “Su campi così veloci bisogna sapersi adattare – racconta Berrettini, che poi sarebbe andato a pranzo con lo stesso Sonego (i due sono amici e avevano giocato il doppio insieme a Ortisei) – forse Lorenzo preferisce i campi più lenti, con un rimbalzo più alto. Io avevo già giocato sul Play-It, sapevo che bisogna sfruttare al volo le occasioni. Appena lui accorciava provavo a entrare in campo, mentre lui lo ha fatto un po’ meno. Alla lunga, la tattica ha pagato”. Berrettini è un volto nuovo del nostro tennis, ma era scomparso dai radar a causa di un lungo stop per infortunio al ginocchio. Si era bloccato a febbraio ed è tornato in settembre: i buoni risultati nei tornei Futures gli hanno fatto meritare la wild card a Brescia. Ma ciò che colpisce, rispetto al Berrettini di qualche anno fa, è una struttura fisica decisamente più robusta. Contro Sonego, ben più magro di lui, ha fatto la differenza. “Ho lavorato molto sulla parte superiore del corpo e in effetti ho messo su molta massa muscolare, ma siamo stati molto attenti. Non dovevo appesantirmi troppo perché non sono velocissimo di piedi, quindi con troppo peso avrei corso il rischio di essere ancora più lento. Più in generale si tratta di un obiettivo a lungo termine: partite come queste servono per crescere. Io sto lavorando duro, giorno dopo giorno, so già che esprimerò il mio miglior tennis tra qualche anno”.


PUPILLO DI VINCENZO SANTOPADRE
Riprendendo un vecchio adagio di Juan Carlos Ferrero (“Il tennis è 50% testa, 45% fisico e 5% tecnica”), lo sviluppo atletico di Berrettini è una notizia importante: era stato lui stesso, qualche tempo fa, ad ammettere di avere qualche problema nel recupero tra un match e l’altro. “Le cose sono migliorate – continua – anche perché giocare tante partite aiuta in questo senso. Sui campi veloci è un po’ diverso: i match sono più corti, ma la spinta e l’intensità degli impatti è maggiore. Sulla terra battuta si usano altri muscoli, mentre qui bisogna stare attenti ad altri aspetti. Sono migliorato, ma anche consapevole che c’è ancora tanto da lavorare”. Berrettini è il prodotto più fulgido del tennis romano. Il suo talento è stato forgiato, con pazienza, nel prestigioso Circolo Canottieri Aniene. In un club così grande, dove gli occhi sono soprattutto su altri sport, Vincenzo Santopadre ha fatto un gran lavoro. Chi ha visto Berrettini 4-5 anni fa e lo ritrova oggi, beh, troverà una differenza enorme.“Lavoro sempre con Vincenzo e continuerò con lui, ma continuiamo ad appoggiarci al Centro di Tirrenia, come peraltro faccio da tempo. La supervisione di Umberto Rianna mi ha aiutato molto e andremo avanti in questo senso. A Tirrenia la struttura è ottima e comoda, anche perché ci sono tanti ragazzi con cui allenarsi”. Berrettini ha appena compiuto 20 anni e dovrà maturare, ma ha un atteggiamento promettente. Un modo di fare che potrebbe dargli una mano a esplodere prima dei “canonici” 27-28 anni. Intanto la passione per i libri di Charles Bukowski, poi il modo in cui ha preso il lungo stop. “Sotto certi aspetti è stato positivo. Ho saputo venire a capo di un infortunio complicato perché non si capiva bene di cosa si trattasse. Non mi sono sottoposto a interventi chirurgici, ma soltanto infiltrazioni. Il problema non mi impediva di giocare, ma mi hanno detto che se avessi continuato avrei potuto causare una rottura tra qualche anno. Allora mi sono fermato e ne ho approfittato per lavorare su altre parti del corpo, senza dimenticare l’aspetto mentale. Vincenzo, per esempio, mi ha portato sul campo a lavorare con bambini e ragazzi più giovani. Affrontare nuove situazioni mi è servito molto e questa esperienza si è tramutata in positiva anche se, ovviamente, spero che non mi capiti più in futuro”.