ATP WORLD TOUR FINALS – All’indomani della furibonda battaglia con Milos Raonic, uno splendido Andy Murray ne ha ancora. Trova le forze per battere in due set Novak Djokovic, e chiude il suo splendido 2016 come meglio non potesse, col primo titolo di maestro e soprattutto il numero 1 ATP. Un risultato più che meritato.

Potremmo chiamarla la lezione di Andy Murray. E non per il modo in cui ha strapazzato Novak Djokovic nella finale delle ATP World Tour Finals, spuntandola 6-3 6-4 e indossando la prima corona da maestro proprio nel momento ideale, quello sognato fin da bambino, quello che gli vale anche il numero uno del mondo a fine anno. Ma perché, all’indomani di uno dei match più probanti di tutta la sua carriera, ha avuto le energie sufficienti per fare ancora meglio. Djokovic aveva giocato meno di un terzo rispetto a lui, senza la minima fatica, senza dover pensare, ma quando Murray si mette in testa una cosa, capoccione com’è, è difficile fargli cambiare idea. Appena si è accorto che forse “Nole” non era così invincibile come la gente pensava, ha deciso che il numero uno non era più un obiettivo per il futuro, ma per il presente. E da Roma in avanti ha fatto un miracolo dopo l’altro: tre Masters 1000, Wimbledon, le Olimpiadi, tre ATP 500 e ora anche il Masters dell’O2 Arena, in quella Londra che l’ha accolto da numero uno del mondo, come un britannico e non come uno scozzese. Diceva che non gli piaceva la superficie, che per i suoi gusti era lenta, che la formula non lo emozionava, che era distrutto sia dopo il match contro Nishikori sia dopo la semifinale contro Raonic, ma nella seconda parte del suo 2016 qualsiasi cosa tocchi si trasforma in oro. Aveva fatto tutto troppo bene per farsi beffare da Djokovic sul più bello, dopo averlo rincorso e superato, e guai a dire che il serbo se l’aspettasse. Era il primo a credere che la sua leadership fosse intoccabile, ed è stato uno degli ultimi a ricredersi. “Non mi stupirei se tornassi subito in testa”, ha detto nel corso del torneo. Invece in testa ci resta Murray, meritatamente, dopo il primo titolo alle Finals siglato con cinque vittorie su cinque, a chiudere l’anno con 25 incontri consecutivi senza una sconfitta. Se non merita di essere il re del Tour uno così…



UN NUMERO UNO CREDIBILE
Eppure, il grande Djokovic visto contro Nishikori aveva lasciato aperte parecchie speranze di ritrovarlo super competitivo, almeno per il bene dello spettacolo nell’ultimo incontro della regular season. Invece è stata solo un’illusione, il Djokovic attuale è questo: lo stesso che è crollato a Wimbledon contro Querrey, a Rio De Janeiro contro Del Potro, e poi con Wawrinka, Bautista-Agut e Cilic. È un Djokovic da 30 errori gratuiti in due set, capace di tenere botta solo fino al 3-3 del primo. Poi è stato Murray-show, ma anche “horrible” Djokovic, come si è definito lui stesso in conferenza stampa. Ha iniziato a sbagliare a ripetizione: una, due, tre volte, Andy ha capito che dei due non era lui quello ad averne di meno e ha acceso il turbo. Con tre game di fila ha messo in cassaforte il primo set, e nel secondo ha allungato fino al 4-1 pesante, contro un Djokovic il cui body language diceva tutto: aveva solamente voglia di finire il più rapidamente possibile, per salutare il 2016, correre a leccare le ferite e iniziare ad allenarsi per tornare il vero Djokovic da gennaio in poi. Ha comunque mostrato una piccola reazione, si è rifatto sotto fino al 4-3 e ha provato a rimanere attaccato con i denti all’ultimo game, salvando due match-point con due punti giocati alla perfezione, sicuramente tra i migliori del suo intero incontro. Ma il treno per il numero uno a fine anno, ormai, era passato, con sopra Murray che lo salutava col sorriso. Lo scozzese si è preso un terzo match-point, “Nole” ha sparacchiato una risposta e sul 2016 del circuito ATP sono partiti i titoli di coda. Dopo due anni il primo nome ad apparire non è quello di Djokovic ma il suo, destinato a rimanere in vetta almeno per un po’. Nella prima metà dell’anno il serbo può solo peggiorare i risultati del 2016, mentre lui avrà grandissime chance di migliorarli. Poi, di colpo, il discorso si invertirà, aprendo scenari interessanti. E se qualcuno pensa ancora che Murray non sia un primo della classe credibile, vada a vedere la classifica delle settimane in vetta degli altri 25 numeri uno nella storia dell’ATP. Si accorgerà che presto sarà davanti ad alcuni mostri sacri della racchetta.

ATP WORLD TOUR FINALS 2016 – Finale
Andy Murray (GBR) b. Novak Djokovic (SRB) 6-3 6-4