BARI – Il padrone della Grande Sfida 5 è un belloccio svedese che fino a qualche giorno fa non pensava nemmeno di esserci. Ma poi l'infortunio di Guy Forget ha aperto a Thomas Enqvist la strada verso Bari. Dei quattro protagonisti, era lui il più giovane. E la sua freschezza fisica, unita a una forma invidiabile, gli ha permesso di portare a casa il titolo battendo John McEnroe in una finale molto interessante, soprattutto nel secondo set. Nonostante i 15 anni di differenza, il vecchio “Mac” si è ingegnato per trovare la chiave giusta. E nel secondo set, per lunghi tratti, c'è anche riuscito. Il 6-2 7-6 finale si spiega così, con Enqvist che ha fatto valere la sua potenza per almeno mezz'ora. Il suo servizio-bomba, veloce come negli anni d'oro, è stato aiutato dalla superficie veloce e da due break, al terzo e al settimo game. Ma McEnroe ha l'agonismo dentro, allora si è focalizzato sui suoi turni di servizio e ha giocato alcuni punti da urlo, aggrappandosi a slice radenti e alle volèe che tutti conosciamo. Nonostante un problema al piede destro (con tanto di intervento del fisioterapista sul 3-3), Mac ha trovato l'inatteso break all'ottavo game ed è andato a servire sul 5-3, in preda a una vera e propria erezione agonistica. Sul 5-3 e 30-30, tuttavia, ha tentato un'improbabile volèe smorzata che gli è rimasta sul nastro. Sul setpoint, Enqvist gli ha stampato una terrificante risposta di rovescio, come a voler sottolineare le gerarchie. Il set si prolungava al tie-break, dove McEnroe azzeccava il punto più bello della partita, forse dell'intero weekend. Scavalcato da un pallonetto dello svedese, “Super Brat” correva all'indietro e si inventava un clamoroso rovescio spalle alla rete, stretto, che mandava in visibilio il pubblico. Ma la verità è che, oggi, Thomas Enqvist è più forte di John McEnroe. Gli è bastato alzare il volume del suo tennis per chiudere e aggiudicarsi il trofeo, a 24 anni dal suo primo titolo ATP, conquistato proprio in Italia, a Bolzano, nell'ottobre 1992. I 400 punti destinati al vincitore, tra l'altro, potrebbero addirittura dargli la qualificazione al Masters di Londra. La Grande Sfida 5 è terminata con una gioiosa premiazione alla presenza delle istituzioni (sia politiche che tennistiche) e gli ambasciatori del nostro tennis, Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli. Sorrisi, abbracci, strette di mano e tanta disponibilità per i fans accorsi al Palaflorio per un evento che di “vintage” ha soltanto il nome. Perché lo spettacolo e – soprattutto – l'umanità che queste leggende sanno trasmettere è ben diversa rispetto alle meraviglie un po' robotiche del tennis moderno.
LECONTE-MUSTER, CHE SHOW!
Il terzo posto è andato a Henri Leconte, bravo a superare Thomas Muster nella “finalina”. Per il francese, amatissimo dal pubblico per le sue gag, è stata una bella soddisfazione: dopo tre sconfitte di fila (comprese le due dell’anno scorso) è finalmente arrivato il primo successo alla Grande Sfida. E’ stato un incontro molto divertente, con protagonisti i due “istrioni” dell’evento. Sin dall’inizio, i due si sono scambiati scherzi e scenette simpatiche. Non si contano, davvero, le situazioni che hanno strappato un sorriso agli appassionati, accorsi in numero ancora maggiore rispetto alla prima serata. La partita è stata un susseguirsi di sorrisi e divertimento per tutto il primo set, poi i due si sono presi una “pausa” nel secondo prima di dare tutto nel super tie-break finale, che ha sigillato il punteggio di 7-5 3-6 11-9 per il francese, capace di conquistare gli ultimi quattro punti, con tanto di due matchpoint annullati. In particolare, ha azzeccato un incredibile passante di rovescio sul 9-8, salvo poi chiudere con una fiondata di dritto lungolinea. Vale la pena riportare alcune delle gag, solo per rendere l’idea del clima: dopo che Muster aveva sbagliato una facile volèe alta nell’ultimo punto del primo game, Leconte lo ha preso a un cambio di campo e gli ha…insegnato il movimento, come fosse un maestro con l’allievo; dopo uno scambio particolarmente faticoso, Muster ha lasciato giocare un punto a un giudice di linea. Ci sono poi state le consuete imitazioni: l’austriaco ha scimmiottato i tic di Rafa Nadal (proprio come la sera prima), mentre Leconte ha imitato McEnroe (che, per sua fortuna, non era presente…). Il punto più bello si è visto sul 7-5 2-1, e vale la pena raccontarlo: Muster è stato scavalcato da un pallonetto, ma è arrivato bene sulla palla e ha tirato uno smash a rimbalzo a tutta velocità: Leconte si è difeso a rete con riflessi degni di un ventenne, fino a che entrambi si sono trovati a rete. A quel punto, Muster ha fatto deliberatamente invasione di campo, correndo ad abbracciare l’ex rivale. Leconte, in un impeto di generosità, gli ha lasciato un punto che gli sarebbe spettato. I due si sono rivelati due “animali” da esibizione: se Leconte aveva mostrato una certa predisposizione sin da professionista, Muster è stato una piacevole sorpresa.
Si chiude qui, con un bilancio positivo, il primo esperimento de “La Grande Sfida” nel meridione. Il pubblico ha accolto con passione l’arrivo delle quattro leggende, senza nascondere la sua preferenza per John McEnroe ma mostrando una grande affetto per tutti i partecipanti, sommersi di richieste di foto e autografi sin da quando hanno messo piede in Puglia. In fondo, “passione” è la parola chiave di un evento che ha contribuito a rilanciare la vivacità organizzativa in Italia. E forse non è un caso che la Grande Sfida 5 si sia svolta in concomitanza con l’ufficializzazione delle Next Gen ATP Finals, che dall’anno prossimo si giocheranno a Milano.
LA GRANDE SFIDA 5 – BARI
Semifinali
Thomas Enqvist (SWE) b. Thomas Muster (AUT) 7-5 6-3
John McEnroe (USA) b. Henri Leconte (FRA) 7-5 6-1
Finale per il 3° posto
Henri Leconte (FRA) b. Thomas Muster (AUT) 7-5 3-6 11-9
Finale per il 1° posto
Thomas Enqvist (SWE) b. John McEnroe (USA) 6-2 7-6(4)