Il giorno della Befana compirà 39 anni, ma per Ruben Ramirez Hidalgo non è ancora tempo per dire addio. Lo spagnolo di Alicante, ricordato per aver sfiorato un successo su Roger Federer a Monte Carlo, ormai dieci anni fa, andrà avanti (almeno) ancora per un anno. Professionista dal 1998, si appresta a viveva la ventesima stagione nel tour. Per intenderci, quando è entrato tra i professionisti, alcuni ragazzi della Next Generation erano ancora in fasce…o magari non erano ancora nati. Reduce da una buonissima stagione, in cui ha superato il muro dei 400 successi nel circuito Challenger, fa parte della ristretta elite di tennisti che hanno già compiuto 35 anni e chiuderanno la stagione tra i top-150 ATP. La lista è guidata da Roger Federer, seguito da Ivo Karlovic, Feliciano Lopez, Radek Stepanek, Stephane Robert, Victor Estrella Burgos, Benjamin Becker e Marco Chiudinelli. In tanti anni di carriera ne ha passate di tutti i colori, ma non ha perso l'entusiasmo degli inizi. “Mi piacerebbe avere 20 anni di nuovo – ha detto – darei tutto per tornare a quell'età e ricominciare daccapo”. Numero 50 ATP nel 2006, Ramirez Hidalgo ha costruito la sua carriera nei tornei Challenger, vincendone 11 (su 25 finali), l'ultimo tre anni fa a Panama. Nel 2016 si è tolto una bella soddisfazione, vincendo il primo match in carriera sull'erba, nelle qualificazioni di Wimbledon. Quando gli chiedono i suoi prossimi obiettivi, risponde con la consueta simpatia. “Nessuno, voglio solo continuare a divertirmi. Mi riposerò quando avrò 50 anni!”. L'esperienza aiuta ad accettare le conseguenze con maggiore tranquillità. “Prima mi capitava di stare male per tre giorni dopo una sconfitta, adesso è diverso. Nel tennis è normale perdere ogni settimana: se fosse un dramma, non varrebbe la pena andare avanti. Col tempo si impara: se vinco va bene, se perdo va bene lo stesso perché così posso tornare a casa e stare con le mie figlie e la mia famiglia”.
VOGLIA DI TORNEI ATPA ben vedere, a inizio 2016 c'erano progetti di ritiro, ma la buona stagione gli ha fatto cambiare idea. “Ho sempre detto che il tennis mi piace molto. Non fosse così, avrei già appeso la racchetta al chiodo. So bene che nessuno è eterno, però mi sento bene fisicamente e ho la forza di allungare ancora un po' la mia carriera”. Era uscito dai top-300, poi si è ripreso nella seconda parte di stagione ed è rientrato tra i primi 150. Le finali raggiunte a Chengdu (dove ha superato le 400 vittorie in carriera nei Challenger) e Qingdao lo hanno messo nella posizione ideale per tornare nel circuito ATP, dove manca da due anni e mezzo. La sua ultima apparizione risale all'aprile 2014, a Houston. “Vorrei tornare a vivere i tornei che ho giocato per tanti anni, e dove ho grandi ricordi. Ad esempio, mi piacerebbe tornare a giocare gli eventi sudamericani di febbraio”. Inevitabile chiedergli un parere su come è cambiato il tennis negli ultimi 20 anni. “Oggi ci sono tanti giovani molto forti, ma non so se sono loro ad essere veloci o io ad essere più lento! Però continuano a piacermi i punti lunghi, la terra battuta, i calzini sporchi…la mentalità non si può negoziare”. Ramirez Hidalgo la pensa come il coetaneo Radek Stepanek: le carriere si sono allungate grazie alla tecnologia: fisioterapia, alimentazione e strumenti (leciti) per accelerare il recupero sono strumenti decisivi. “Quando ho iniziato, molti si ritiravano tra i 25 e i 27 anni, adesso molti sono ancora competitivi a 34-35”. Ma anche dopo il ritiro, Ruben (che gioca la serie A2 in Italia con l'AT Garden di Novate Milanese, stesso club del nostro Jacopo Lo Monaco) continuerà a vivere di tennis. “Lavorerò nella mia accademia insieme a Santiago Ventura e Javier Conesa. Adoro il tennis è ho avuto la fortuna di poter vivere grazie a racchette e palline”.
IL GUERRIERO DALLA MANICA ALL'INSU'
LA 400ESIMA VITTORIA CHALLENGER