IL CASO – Ute Strakerjahn, storica allenatrice del numero 63 ATP, chiede un sostanzioso risarcimento per essere stata silurata a contratto ancora in vigore, nonché una percentuale sui futuri guadagni del giocatore. Le parti sono lontanissime: probabile un pronunciamento del giudice. Dovesse avere ragione lei, si creerebbe un precedente molto pesante.

Il tennis è passione, ci mancherebbe. Ma quando diventa un lavoro finisce per diventare crudo business. E allora c'è il rischio che si verifichino storie come questa. Venerdì scorso, Jan Lennard Struff (n. 63 ATP) ha ritrovato in un'aula di tribunale Ute Strakerjahn, sua ex allenatrice, per una vicenda riguardante il vil denaro. Non deve essere stato facile, specie dopo aver lavorato insieme per una ventina d'anni. I fatti: Ute Strakerjahn, classe 1961, è una ex giocatrice (n.198 WTA nel 1982), dedita all'insegnamento da una trentina d'anni. Nel 1996, l'intuizione (o colpo di fortuna, se preferite). Ha visto un bambino di sei anni e ha capito che aveva qualcosa di speciale. Quel bambino si chiamava Jan Lennard Struff, sarebbe diventato un lungagnone di 196 centrimetri e insieme avrebbero addirittura sfondato il muro dei top-50 ATP. Ma il lieto fine esiste solo nei film. Quando Struff è diventato un professionista famoso (e sempre più ricco), gli insegnamenti della 55enne di Lippstadt hanno iniziato a stargli stretti. Secondo lei, l'esordio in Coppa Davis lo ha avvicinato a cattivi consiglieri, a pescecani che hanno cercato di allontanarlo dall'ovile. Morale della favola: nel luglio 2015, Struff ha dato il benservito alla sua ex allenatrice, salvo poi ingaggiare Carsten Arriens, ex capitano della Davis tedesca.

PRETESA SUI GUADAGNI FUTURI
La Strakerjahn non l'ha presa bene e lo ha citato in giudizio per avere tutto quello che (secondo lei) le spetta. Nel maggio 2012, i due avevano siglato un contratto quadriennale. Scegliendo di non farsi più allenare da Ute, il tedesco ha interrotto il rapporto prima della naturale scadenza. Questo ha portato a una richiesta di risarcimento molto sostanziosa. In primis, Ute chiede un importo di 170.000 euro come indennizzo per il mancato rispetto dell'accordo. Fin qui, niente di clamoroso. Ciò che colpisce, e che potrebbe aprire discussioni infinite, è la richiesta di una percentuale sui futuri guadagni di Struff. E la vorrebbe per i prossimi sei anni, fino al 2022 compreso. La pretesa ha fatto arrabbiare Philipp Probsting, avvocato del giocatore, il quale ha sottolineato che nel 2022 Struff avrà compiuto 32 anni e potrebbe già essere un ex giocatore. “Rischia di continuare a pagare la Strakerjahn fino a dopo il ritiro” ha detto. Al contrario, la richiedente sostiene di aver lavorato molto a lungo, e molto duramente, nella crescita tecnica e agonistica di Struff, “e adesso che stanno arrivando i frutti, rischio di rimanere con nulla in mano. Sono molto delusa sul piano umano, insieme alla sua famiglia sono stata la persona che più di tutti ha creduto in lui”. Pare che Struff abbia fatto un'offerta alla sua ex allenatrice: 300.000 euro da versare subito, per sistemare tutto e cancellare ogni pretesa futura. Proposta rispedita al mittente.

POSIZIONI (TROPPO?) DISTANTI
Il tribunale ha concesso otto settimane alle parti per trovare un accordo. “E' auspicabile che trovino un compromesso e si incontrino a metà strada”. Sembra difficile, poiché i punti di partenza sono piuttosto distanti. Tra le varie possibilità, si parla della durata della rendita: potrebbe essere ridotta da sei a quattro anni. Tuttavia, c'è il problema della percentuale. Struff non vorrebbe superare il 10%, mentre gli avvocati della Strakerjahn vorrebbero qualcosa di più, forti del precedente di Ion Tiriac: dopo essere stato silurato da Boris Becker, strappò addirittura il 40% sui guadagni di Bum Bum. Salvo sorprese, insomma, la faccenda dovrebbe chiudersi con un pronunciamento del giudice. Al di là del caso specifico, la vicenda Struff va seguita con attenzione: se davvero la Strakerjahn dovesse ottenere un sostanzioso risarcimento e magari anche una percentuale, pensate alle centinaia di “primi maestri” di un giocatore-giocatrice professionista. Potrebbero millantare crediti più o meno reali sulla crescita dell'atleta, chiedendo percentuali sui guadagni. Sarebbe giusto? Non sappiamo. Di sicuro, sarebbe un bel papocchio.