Andreas rimonta due set a un Nick Kyrgios che va a intermittenza, cancella un match-point al quinto con un coraggioso dritto vincente e la spunta per 10-8, vendicando il KO di due anni fa. Vittoria preziosissima: evita l’uscita dai top-100 e riparte alla grande dopo un 2016 da dimenticare. E al terzo turno trova Steve Darcis… Da buon altoatesino, Andreas Seppi è un ragazzo tranquillo, che non ama stare sotto pressione. Ma stavolta a metterlo alle strette è stato il ranking ATP, con un messaggio forte e chiaro: o vinci o esci dai primi 100 del mondo. La classifica non ha sentimenti, non le importa nulla di chi ci sia dall’altra parte della rete, che sia un qualificato o Nick Kyrgios, numero 13 del mondo. Così l’altoatesino è stato costretto a rispolverare quel mister quinto set australiano che mancava da un po’, confezionando una delle sue migliori vittorie da lungo tempo a questa parte. Per trovarlo a certi livelli bisogna riavvolgere il nastro di due anni esatti, fino alla storica impresa contro Roger Federer che resterà per sempre l’highlight della sua carriera. Due giorni dopo avrebbe perso in cinque set contro Kyrgios, bruciando un vantaggio di due set e un match-point, prima di arrendersi ad oltranza al quinto. Esattamente due edizioni dopo ecco la vendetta fotocopia, servita su un piatto bollente come il finale dell’1-6 6-7 6-4 6-2 10-8  che ha riconsegnato all’Italia il suo Seppi preferito, e a Seppi un sorriso cercato a lungo negli ultimi mesi. Nella conferenza stampa dopo il successo al primo turno, testa matta Kyrgios aveva allertato i connazionali (“Seppi è un avversario duro, nel Tour da tantissimi anni, saprà bene cosa fare”), però a distrarsi e prenderlo sottogamba è stato lui, dopo due set scivolati via senza particolari difficoltà, contro un Andreas in versione 2016. Ma non appena Kyrgios ha teso la mano, l’azzurro si è preso tutto il braccio, spostando l’interruttore su “formato 2013”, anno del best ranking. O magari, si spera, su “formato 2017”, ma questo ce lo diranno i prossimi mesi. Il torneo di Seppi è cambiato lì, quando sul 4-4 del terzo set l’australiano l’ha omaggiato di una palla-break che mancava da un’oretta. Pensava di passarne indenne con una seconda-missile, invece si è visto tornare indietro una risposta di diritto ancora più veloce, e tanto è bastato per mandarlo in tilt. Un lancio di racchetta gli è costato secondo warning, penalty-point, il set (quattro punti dopo) e la pazienza. KYRGIOS LO AIUTA, MA CHE BRAVO ANDREAS
L’impressione è che, visto come si era messa, stavolta Kyrgios si aspettasse tutto meno che di dover faticare. E proprio non ne aveva voglia. Mentre Jamie Murray su Twitter dichiarava amore al timing sulla palla dell’azzurro (“potrei guardare Seppi colpire diritti e rovesci per una giornata intera”), Nick dichiarava odio a mezzo mondo, ma a sé stesso e al tennis in primis. Aveva la faccia di chi sarebbe voluto essere dappertutto meno che su un campo da tennis, come se qualcuno l’avesse obbligato. Così, fra un errore e l’altro, si è lasciato scappare il quarto set in un baleno, scavando ancor di più le poche rughe sulla fronte del fratello Christos. Ma guai a pensare che a vincere il match non ci abbia provato: l’ha fatto eccome, anche se a modo suo. Sul 4-3 al quinto si è guadagnato tre palle-break, e se un nastro vincente non avesse aiutato Seppi sulla prima, il match sarebbe potuto finire proprio lì. E non ha pensato nemmeno di mollare quando l’azzurro è volato 6-5 e servizio, tirandogli una risposta nei piedi a una seconda-monstre sul 30-40. Forse in qualsiasi altro torneo del mondo avrebbe tirato quattro risposte sul telo, sarebbe andato in conferenza stampa a fare qualche sparate delle sue e si sarebbe rifugiato subito sugli amati social. Ma a Melbourne no. Ci ha messo tanta attenzione, ha recuperato il break e allungato la contesa a oltranza, come nel 2015. E il primo match-point l’ha avuto lui, sull’8-7, quando Seppi ha vissuto un attimo di tenerezza e ridotto la velocità di palla. Peccato mortale, o quasi. Se l’è ricordato nel punto dopo: con grande coraggio, dopo uno scambio lungo, ha sparato un diritto lungolinea a tre dita dalla riga, e spento l’ultima speranza di Kyrgios, crollato nel diciassettesimo game. Quando la situazione è complessa, i maestri suggeriscono di far sbagliare l’avversario. Il suo, evidentemente, no: ace, doppio fallo, dritto in corridoio, ace, rovescio steccato e doppio fallo, con seconda oltre i 200 km/h. E sul 9-8 Seppi non ha perdonato. UNA VITTORIA, TANTI SIGNIFICATI
E pensare che a dicembre, in pieno Kyrgios-style, il 21enne di Canberra aveva detto senza mezze misure “posso vincere l’Australian Open”, ribadendo un concetto già espresso da Mark Philippoussis. Gli hanno creduto in pochi, e le verità sono due: non solo non è ancora pronto, ma lo sembra addirittura meno di due anni fa, quando gli mancava più tennis ma meno testa. E per vincere uno Slam fa più comoda la seconda. Non è un azzardo dire che battere Kyrgios all’Australian Open vale come battere un top-10 – e nemmeno tutti – in qualsiasi altro Slam. È vero che l’australiano ha regalato tantissimo, decidendo di non muovere le gambe per un’oretta e mezza (delle tre totali), ma ad Andreas va il merito di aver allungato il match, approfittando con grande cinismo dell’unica chance passata dalla sua Pro Kennex nel corso del terzo set, e cancellando così tutte le incognite del pre-trasferta, visto che ha potuto comunciare ad allenarsi in campo solamente sotto Natale, e mai aveva iniziato la stagione direttamente a Melbourne. L’esplosione di gioia, addirittura non da lui, dopo l’ace numero 16 sparato sul match-point la dice lunga sul valore del successo dell’altoatesino. Perché gli consegna un terzo turno di quelli che capitano una volta nella vita contro il belga Steve Darcis (ottimo giocatore, ma inferiore), e perché racchiude una marea di significati. Dalla vendetta contro Kyrgios a quella contro la maledizione della Hisense Arena, che gli aveva negato i quarti sia nel 2013 sia nel 2015. Ma anche la rivincita di lavoro e rigore contro talento e strafottenza, e un bel messaggio al cittì Corrado Barazzutti in vista della sfida di Coppa Davis del mese prossimo fra Argentina e Italia. Ha detto agli argentini che non ci sarà, ma scherzava. E poi ancora, o soprattutto, il riscatto personale dopo un 2016 sportivo da dimenticare. Fuori dal campo gli ha regalato il matrimonio, ma dentro sono arrivate solamente delusioni. L’hanno portato a un passo dall’uscita dai primi 100 dopo dieci anni, e con 33 primavere sul groppone potevano lasciare una cicatrice indelebile. Vien difficile credere che non si sia fatto qualche domandina, ma è bastato il primo torneo dell’anno per rispondere a tutte. Nel modo corretto.  
 
AUSTRALIAN OPEN 2017 – Secondo turno uomini
Andreas Seppi (ITA) b. Nick Kyrgios (AUS) 1-6 6-7 6-4 6-2 10-8

VIDEO: SEPPI-KYRGIOS DAL 7-7 AL QUINTO SET