Dopo quattro giorni, a Melbourne resta una sola bandiera tricolore, grazie ad Andreas Seppi. Va fuori anche Fabio Fognini, sconfitto in cinque set in un match da montagne russe contro Benoit Paire. Fra alti e bassi, regali e poco spettacolo, nel finale il francese gioca quel tantino meglio che gli basta per avanzare.Mercoledì Lorenzi, oggi Errani e Fognini. L’Italia avrà al terzo turno dell’Australian Open il solo Andreas Seppi, ed è un vero peccato. Poteva vincere Paolo, anche se Troicki è superiore; poteva vincere Sara, frenata dall’infortunio quando – parole sue – era in lotta nel secondo set; e poteva vincere soprattutto Fabio, contro la sua copia francese un po’ meno talentosa e un po’ più pazza, al secolo Benoit Paire. Non c’è stato l’atteso spettacolo che ha fatto meritare al match lo Show Court 3, e nemmeno chissà quali emozioni, perché i bassi sono stati più degli alti e gli errori molti più dei vincenti. Ma un lieto fine avrebbe fatto dimenticare tutto. Invece per l’Italia è mancato pure quello, perché dopo 3 ore e 28 minuti l’ultimo rigore l’ha segnato il francese, con lo smash che l’ha promosso per 7-6 4-6 6-3 3-6 6-3, e ha bocciato un’altra volta le ambizioni di Fognini. Sa far saltare gli appassionati sulla sedia con delle giocate che riescono a pochi, ma il suo tennis continua ad andare troppo a intermittenza, e sul cemento di Melbourne gli è mancato proprio quel livello medio di base che a volte può valere tantissimo. Non è facile trovato un ritmo costante contro Paire, visto il suo tennis poco convenzionale e l’enorme differenza fra i suoi due fondamentali, ma quella di Fognini resta una sconfitta che si poteva (o forse addirittura doveva) evitare. Già privato in partenza di una delle sue armi principali, visto che contro Speedy Gonzalez Fognini la smorzata conviene dimenticarsela, il francese ha raccolto meno dal servizio rispetto al solito, finendo per provare a rimettere in partita Fabio più di una volta, con doppi falli e leggerezze nei momenti sbagliati. Ma Fognini non è stato bravo a sufficienza per approfittarne, tradito da un diritto più ballerino del solito nelle fasi decisive.
MONTAGNE RUSSE
Nel primo set il 29enne ligure è riuscito a passare rapidamente sopra a una partenza da incubo, 0-4 in un batter d’occhio, ma poi ha restituito il favore nelle fasi finali, prima mancando tre set-point consecutivi sul 6-5 (in risposta) e poi commettendo un paio di errori in avvio di tie-break, sufficienti a fargli sfuggire un set prima perso, poi vinto, quindi di nuovo perso. E non è che l’andamento degli altri quattro sia stato più facile da decifrare: per assurdo, il filo logico è stato la totale assenza di un filo logico. Fognini ha giocato un po’ meglio nel secondo, aiutato dai regali di Paire (80 gratuiti a fine match), ma meno bene nel terzo, consegnato con un banale errore di diritto sulla palla-break del 5-3 e servizio per Paire. E poi di nuovo un tantino meglio nel quarto, almeno dalla seconda metà in poi. Con due doppi falli consecutivi Fabio si è scavato la fossa, finendo sotto per 3-2 e servizio Francia, ma invece di andare a vincere il match Paire si è travestito da Babbo Natale (o Père Noel, per dirla alla francese), iniziando a commettere errori su errori. Ha restituito il break, poi se n’è praticamente fatto un secondo da solo. E per completare l’opera, quando Fognini (al servizio sul 5-3) gli ha offerto una chance per rientrare, ha giocato un diritto da incubo, perdendo punto e poi game e set, e ribadendo al mondo il difetto che si porta dietro fin dall’età di sei anni. Si ruppe il polso, e pur di non stare fermo per qualche mese decise – da mancino – di iniziare a giocare con la mano destra. Ne ha guadagnato il rovescio, ma col diritto è uno dei pochissimi (e non solo a livello Slam) a fare così fatica.
IL COMPITO DI DAVIN
Il quinto set è stato il più spettacolare. Fra una difficoltà e l’altra, entrambi si sono tenuti a galla fino al 4-3, quando il primo a crollare è stato Fognini, che con un paio di diritti non da lui ha concesso il break decisivo. Anche se per farlo diventare veramente decisivo Paire ci ha messo un bel po’, con tanto di primo match-point annullato in una maniera che forse solo a Fognini poteva riuscire. Il francese ha servito bene e si è inventato una demi-volèe rimbalzata a non più di 50 centimetri dalla rete, ma Fabio è partito in Ferrari, ha raggiunto la palla e ha estratto dal cilindro un pallonetto ancora più incredibile all'incrocio delle righe, guadagnandosi un punto fondamentale. Poteva essere la svolta attesa per oltre tre ore, perché poi sono arrivate tre palle-break per rimettere tutto in discussione. Ma nell’illogica logica di questo match, la rimonta non è arrivata. Sulla prima Paire ha sparato un ace, sulla seconda il nastro gli ha dato una mano obbligando Fognini al recupero e offrendo a lui il passante, mentre sulla terza ha fatto un numero da Paire: servizio, attacco e rovescio di contro balzo in torsione nei pressi della rete, spedito dove Fognini non può arrivare. A mettere i titoli di coda a un film già visto. Dopo il successo al primo turno su Lopez, il nuovo coach Franco Davin aveva fatto un piccolo punto della situazione sul primo periodo di lavoro con l’azzurro, spiegando che Fabio non deve più dipendere dalla giornata, ma trovare stabilità. “Nel tennis – ha detto il coach argentino – bisogna essere al top tutti i giorni: ci vuole tempo, ma può farcela. Fabio aveva momenti in cui perdeva 8-10 punti di fila e usciva dal match. Non serve dirgli che non deve perdere la testa, per reagire deve sapere bene cosa fare. Ed è un aspetto che si allena”. Speriamo abbia ragione.
 
AUSTRALIAN OPEN 2017 – Secondo turno uomini
Benoit Paire (FRA) b. Fabio Fognini (ITA) 7-6 4-6 6-3 3-6 6-3