Continua la favola di Mirjana Lucic, oggi signora Baroni. Molti si domandavano perché continuasse a giocare. Lei ha risposto con un commovente quarto a Melbourne e ha mandato un messaggio in diretta TV: “Vaff…a chi dice che non puoi farcela”. Lei ce l'ha fatta anche senza sponsor….

“Sono un osso duro. Sono molto testarda. Quando voglio qualcosa, faccio tutto il necessario per ottenerla. Ovviamente non ho la garanzia di riuscirci, ma essere qui è una grande soddisfazione. Vorrei dire una cosa a tutti quelli che non lottano…no, meglio di no, qui c'è la TV e prenderei una multa”. Quando l'intervistatrice le ha dato il via libera, Mirjana Lucic non si è trattenuta. “Vaff….. a tutto quelli che dicono che non puoi farcela. Devi sempre provarci e farlo con il cuore”. L'ha detto durante l'intervista sul campo dopo il successo contro Jennifer Brady (6-4 6-2 lo score) che ha consegnato a Mirjana un incredibile piazzamento nei quarti. Soltanto una volta era arrivata così lontano in un torneo del Grande Slam. Era il 1999 e lei, appena 17enne, arrivò in semifinale a Wimbledon. Ma erano altri tempi, altre situazioni. E aveva altre persone accanto. Oggi è una donna di quasi 35 anni (li compirà il prossimo 9 marzo), sposata e con una grande personalità. L'ha mostrata dopo il successo sulla giovane americana, in cui non ha mai temuto di perdere. Ma il meglio di sé lo ha dato nelle interviste, prima sul campo e poi in sala stampa. Ovviamente le hanno chiesto di approfondire quella frase. “La gente pensa di sapere molto di me e della mia storia, ma in realtà non è così. Un giorno, quando avrò voglia di parlarne, lo farò. Quel giorno non è ancora arrivato. E' stata una frase provocatoria, ma era il mio pensiero in quel momento”. Quando parla di “storia”, Mirjana apre un mondo. Quando batté Simona Halep allo Us Open 2014, scoppiò addirittura a piangere durante una conferenza stampa, ricordando il padre, la causa intentata da IMG (pare fosse orchestrata da lui), l'accusa di assumere stupefacenti e la seguente riduzione sul lastrico, che l'ha tenuta lontana dal tennis per un lustro.  

GESTIONE INTELLIGENTE
“Ma non ho mai pensato di ritirarmi. Sentivo che la mia carriera fosse un lavoro incompiuto. Non ero stata io a decidere, mi avevano costretto a smettere. Ho ancora voglia di giocare in un campo come questo, è un'emozione incredibile. Sapevo di essere in grado di farlo: finalmente il duro lavoro è stato ripagato”. Da lì, da una centrifuga di emozioni, è nata una frase che sa di ribellione. La sua storia da film ha trovato il lieto fine, anche oggi che occupa un anonima 79esima posizione. Ogni volta che scende in campo è una gioia, ma lo spirito competitivo le è rimasto. Semplicemente, si gode di più ogni singolo momento. “Oggi provo sensazioni migliori rispetto alla semifinale di Wimbledon. Allora la gente se lo aspettava. Era normale, avevo vinto molto da junior e nei primi tornei da professionista. Erano grandi risultati, ma era la normalità. Dopo tanto tempo, è più divertente e speciale”. Ciò che impressiona è la tenuta fisica. Non era così scontato che a (quasi) 35 anni picchiasse (e corresse) in questa maniera. “La preparazione atletica è un po' diversa rispetto a qualche anno fa, ma il mio allenatore mi ha soprannominato “La Bestia” perché sono ancora in grado di lavorare sodo. Abbiamo lavorato molto bene durante la preparazione. Il segreto è essere intelligenti: quando avverto qualche dolore non resto in campo per 4 ore, ma mi limito a fare qualità. Ma sono abituata a giocare molto: ad esempio, sono arrivata in finale a Strasburgo partendo dalle qualificazioni”.  

NIENTE SPONSOR
I pezzi della sua esistenza, dopo un periodo d'inferno, si sono ricomposti il 15 novembre 2010, quando si è sposata con l'uomo d'affari di origine italiana Daniele Baroni. Lui non è a Melbourne (“E' troppo impegnato”), ma tra loro va a gonfie vele, anche se in questo momento non sono previsti bambini. “Voglio giocare ancora un po' a tennis. Poi, se Dio vorrà….”. La sua vita, dopo l'avventura fuga dalla Croazia, si è sviluppata negli Stati Uniti, dove il marito possiede un paio di ristoranti, entrambi a Sarasota, Florida. Uno si chiama "Café Epicure", l'altro “Mediterraneo”. Esistono da una ventina d'anni. “Ci vado spesso, ma solo per mangiare – dice la Lucic, aprendosi in un sorriso – il cibo è molto buono. A me piace cucinare, a casa capita spesso, anche mio marito, ma mai al ristorante”. Mirjana è la giocatrice di peggior classifica rimasta in tabellone, l'unica a non essere compresa tra le teste di serie, oltre a Coco Vandeweghe. Ma l'americana è numero 35 WTA, appena fuori, mentre lei sembrava buona solo per qualche exploit in tornei minori. In tanti si domandavano come mai continuasse a giocare: questo Australian Open è la risposta più bella, e magari convincerà qualche azienda a investire su di lei. Già, perché la Lucic-Baroni non ha nessun contratto. Sta giocando con una canotta Adidas e un gonnellino Nike. “Ormai è già da qualche anno. Indosso qualsiasi cosa, utilizzo tutto quello che capita”. Ma cosa volete che sia per una donna che, da ragazzina, incassava le scarpate in testa di perfido papà Marinko. Usava una vecchia Timberland e lo faceva solo in alcune zone del corpo, in modo che i lividi non si vedessero. I lividi le sono rimasti dentro, ma Mirjana non ha paura di affrontarli e nemmeno di parlarne. Si dice che ciò che non uccide ti fortifichi. Con lei è andata proprio così.