La sua presenza a Nis ha letteralmente scatenato il pubblico. Ormai la Davis è l'unica chance di vedere Novak Djokovic nel paese natale, almeno in una competizione ufficiale. E allora non c'è da stupirsi che i biglietti siano andati a ruba: nel weekend, Serbia-Russia farà registrare il tutto esaurito in un impianto con circa 5.000 posti a sedere, insufficiente a contenere la passione della gente. I tagliandi sono andati esauriti in meno di un'ora. Un senso d'amore che però si accompagna alla preoccupazione per il presente e il futuro immediato di Nole, la cui presenza in Davis è stata possibile solo "grazie" alla prematura eliminazione in Australia, per quanto Nenad Zimonjic (neo-capitano, ma ancora doppista) abbia preteso un maggior rispetto per il suo amico. “Tra i vari big, è stato quello che ha rappresentato più volte i colori della sua nazionale”. Ma d'altra parte si sa: in Serbia, Nole è una delle figure più popolari. Forse la più popolare, anche fuori dal tennis. In una conversazione con CNN, il giornalista Vojin Velickovic ha affermato che la gente organizza le proprie giornate in base agli impegni agonistici di Djokovic. Per i match importanti, il paese si ferma. Per quelli di routine, parecchi si fermano comunque. “Però in questo momento c'è grande preoccupazione per quello che sta succedendo. Da noi è visto come una specie di Superman. E Superman non perde mai, quindi potete immaginare quanto sia stata dura questa sconfitta”.
BECKER: “DEVE TORNARE A SACRIFICARSI”
Ma se la preoccupazione degli appassionati serbi arriva “di pancia”, è certamente più ragionata quella di Paul Annacone, rispettato ex coach di Sampras e Federer. A suo dire, è quasi impossibile che Djokovic torni a dominare come gli è capitato negli ultimi anni. “Credo che tornerà a giocare molto bene, però non potrà dominare come gli ai tempi d'oro”. Secondo Annacone, i risultati raccolti da Nole nel 2015 e per metà 2016 sono quasi impossibili da ottenere. “Ed è ancora più raro che lo stesso giocatore ritrovi quel dominio”. Non poteva mancare il parere di Boris Becker, suo allenatore negli ultimi tre anni e uscito di scena un modo singolare: il tedesco mal sopportava la presenza di Pepe Imaz nello staff. Già dopo l'eliminazione in Australia, aveva detto di non aver visto il solito Nole: “non era lui”. Oggi ipotizza che il tennis non sia più una priorità nella sua vita e nella sua carriera. “Credo che debba porsi una serie di domande, in particolare cosa è disposto a fare per ottenere certi risultati, Ovviamente possiede il talento necessario, però quello che esisteva l'anno prossimo non c'è più. Per questo dovrà sacrificarsi parecchio per ottenere il prossimo Slam”. Insomma, il Djokovic inavvicinabile degli anni passati potrebbe anche non tornare più, per la disperazione di un popolo che ne ha fatto un simbolo, una bandiera, il più grande ambasciatore. Adesso sta a lui smentire le paure. Ha scelto la Davis per ricaricarsi un po', poi lo rivedremo in campo a Indian Wells e Miami, tornei storicamente favorevoli. Allora capiremo tante cose.