Per la prima volta, la sospensione di un giocatore viene comunicata a indagini ancora in corso. Il giovane Oliver Anderson è sospettato di essersi venduto il primo set di un match giocato a Traralgon. L'indagine era partita dalla polizia australiana. “La sospensione non prova né la colpevolezza né l'innocenza” dice la TIU.

La notizia non è clamorosa, ma significativa. Con un breve comunicato stampa, la Tennis Integrity Unit ha sospeso in via provvisoria l'australiano Oliver Anderson, numero 1.083 ATP e vincitore dell'Australian Open Junior 2016. Lo ha stabilito Richard McLaren, a capo della commissione indipendente chiamata a giudicare. La sospensione avrà effetto immediato e andrà avanti fino al termine delle indagini. Anderson non potrà competere (e nemmeno presenziare) in nessun torneo organizzato dagli organi di governo dello sport. Il comunicato termina così: “La sospensione non determina in alcun modo il grado di innocenza o colpevolezza del giocatore in merito a infrazioni del programma anti-corruzione”. Si tratta di un passo avanti rispetto al passato, quando la TIU manteneva un riserbo assoluto sulle indagini in corso. E' già successo che un giocatore fosse sospeso in via cautelare, ma non c'erano comunicazioni in merito. Maggiore trasparenza, dunque, anche se il comunicato non dice nulla sull'oggetto delle indagini. Per quello, tuttavia, ci sono le indiscrezioni giornalistiche. Anderson è sospettato di essersi venduto il primo set del match contro Harrison Lombe al Challenger di Traralgon, giocato lo scorso ottobre. Contro un avversario che gli stava indietro di quasi 1.000 posizioni, si è imposto col punteggio di 4-6 6-0 6-2. L'indagine è partita dalla polizia del Victoria, ma si è rapidamente allargata alle autorità del tennis.

SESTO CASO DEL 2017
Per lui c'è un doppio procedimento: da una parte quello sportivo, dall'altra quello ordinario. In questo caso, la sua testimonianza è attesa il prossimo 2 marzo davanti ai giudici del distretto australiano di Latrobe Valley. La sospensione prende atto di una situazione già esistente, poiché l'ultima apparizione di Anderson risale proprio a Traralgon, dopodiché si è fermato per un'operazione all'anca e perché – sembra – avesse una crisi di rigetto verso il tennis. Gli indizi farebbero pensare che la combine ci sia stata, anche per le dichiarazioni dei genitori di Anderson, i quali avevano detto che il figlio “sta pienamente collaborando con le autorità”. Il caso Anderson è il sesto ad emergere nel 2017, dopo che nel 2016 ci sono state nove squalifiche tra giocatori e ufficiali di gara. Gli ultimi due casi risalgono allo scorso 13 gennaio, quando erano stati squalificati il rumeno Mihaita Damian (n.1645 ATP in doppio), perché aveva effettuato quasi 200 scommesse tra il 2011 e il 2013, e l'australiano Calum Puttergill, il quale aveva aperto un account personale su Sportsbet, scommettendo su 291 match di tennis. In entrambi i casi, non c'erano scommesse su match che li vedevano diretti protagonisti. Caso ben diverso rispetto ad Anderson. Un caso inquietante, poiché il ragazzo ha appena 18 anni e aveva (avrà ancora?) un buon futuro davanti a sé.