Il nuovo coach dell’azzurro ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Naciòn, parlando anche del lavoro con Fognini. “Anche Gaudio a volte dava l’impressione di non aver voglia di giocare, ma si sarebbe ammazzato per fare un punto. Con Fabio ci stiamo lavorando: è un ragazzo spettacolare”.
Il nuovo progetto Fognini-Davin è partito un po’ in sordina: Davis a parte, Fabio ha vinto solamente un incontro nei primi tre tornei dell’anno, a Melbourne, e peraltro contro un Feliciano Lopez un po’ acciaccato. Ma è ancora presto per dare dei giudizi. Nel corso dell’inverno i due hanno lavorato duramente a Miami, e Fabio arrivava da un 2016 tutt’altro che positivo: non è da escludere che i risultati si possano vedere fra qualche settimana. O magari già all’ATP 500 di Rio De Janeiro, dove il ligure ha battuto Rafael Nadal (e raggiunto la finale) un paio d’anni fa e proverà a prendersi la rivincita contro Tommy Robredo, che l’ha sconfitto in due set a Buenos Aires. Proprio nella capitale argentina, il suo nuovo coach ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Naciòn, toccando tantissimi argomenti anche extra tennis, come una certa insofferenza verso il governo di Mauricio Macri. Il tema Fognini è stato toccato solamente di striscio, ma Davin ha comunque detto qualcosa di interessante. “Con Fabio ci stiamo conoscendo: veniva da qualche problema, da un passo importante come il matrimonio con Flavia Pennetta, e presto diventerà papà. In alcune cose – ha detto il coach che ha reso grande Juan Martin Del Potro – lo vedo simile a Gaston Gaudio (l’altro suo grande allievo, guidato al titolo al Roland Garros, ndr), in altre meno”. “Anche Gaston – ha aggiunto Davin – era uno che parlava parecchio dentro al campo, a volte dava l’impressione di non aver voglia di giocare, ma si uccideva di impegno. Era un altro giocatore: correva su tutte le palle e per fargli il punto bisognava sparargli. Fabio no: dà queste immagine di sé stesso e a volte lo fa anche. Ma ci stiamo lavorando: è una gran persona, un ragazzo spettacolare e con una famiglia molto cordiale”. Sempre nell’intervista con la testata argentina, Davin ha toccato anche un punto non così dibattuto: gli effetti negativi sui giocatori della popolarità sui social network. Il coach argentino l’ha definito addirittura ciò che più gli dà fastidio del tennis attuale. “Mi dispiace entrare negli spogliatoi e non vedere mai nessun giocatore arrabbiato per la sconfitta. Ai miei tempi capitava di dover consolare chi non riusciva a smettere di piangere, mentre ora, dieci minuti dopo una sconfitta, stanno tutti col telefono in mano, sui social network, a scrivere frasi tipo ‘ciao a tutti, purtroppo ho perso, ma ho dato tutto’, cercando la compassione dei tantissimi seguaci nel mondo virtuale. E questo può generare dei problemi: può capitare che un giocatore assorba di più l’opinione della gente piuttosto che quella di chi gli sta vicino. E pensare che la loro felicità dipenda da ciò che pensa il pubblico è una seccatura”.
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