Parlando con la TV serba, Nole riconosce che le sue priorità sono cambiate. “Gli obiettivi sono ancora importanti e il ritiro è lontano, ma devo tenere in considerazione anche il ruolo di padre e marito”. Sembra poco propenso ad accettare consigli non richiesti (vedi quelli di Obradovic) e chiede rispetto per le sue scelte.

Ce ne eravamo accorti da tempo, ma se a dirlo è il diretto interessato…la faccenda si fa seria. Le parole di Novak Djokovic hanno ricordato quelle di Renzo Furlan in un'intervista del 2013 con Il Tennis Italiano: ripensando alla sua carriera, l'ex top-20 ATP ha raccontato di aver patito un calo di rendimento nel momento in cui ha appena appena mollato. “C’è stato un momento, intorno ai 27 anni, in cui ho iniziato a pensare diversamente, soprattutto nelle piccole cose. Vivevo lo stesso per il tennis, ma un 10% era dedicato ad altro. Non sono stato capace di gestire il piccolo calo che ho avuto, non tanto di motivazione quanto di determinazione nel fare le cose. Sono davvero piccoli particolari, ma col tempo ho capito che avevo bisogno di dare tutto me stesso: per far funzionare le cose, dovevo dedicare ogni mia energia in funzione del tennis. Quando ho iniziato a dedicarne il 90%, non è più bastato”. Risultato? Non ha più nemmeno avvicinato i risultati che lo avevano portato ad essere uno dei tennisti italiani più forti dell'epoca post-Panatta. A giudicare dalle sue parole, concesse alla TV di stato serba, Novak Djokovic sta vivendo un processo simile. “La mia priorità numero 1 ha smesso di essere il tennis da quando è nato mio figlio Stefan – ha detto Nole – adesso la situazione è totalmente cambiata. Ho un figlio, una moglie, una famiglia e mi sento fortunato ad essere padre. Sono in un momento della mia vita in cui sto cercando di essere il miglior marito, il miglior padre e il miglior tennista possibile. E' difficile ma non è impossibile. Tutto provano a dare il meglio di sé e io provo a fare lo stesso, ma non posso essere tutti i giorni al 100%”.

“RISPETTATE LE MIE SCELTE”
Il calo di rendimento negli ultimi 9 mesi è evidente. E' ancora saldamente numero 2 ATP, ci mancherebbe, ma al dominatore degli ultimi 2-3 si è sostituito un giocatore capace di vincere “soltanto” due tornei: Toronto e Doha. Ad Acapulco è uscito nei quarti e adesso gli scadranno le cambiali delle vittorie di dodici mesi fa a Indian Wells e Miami. “Rispetto tutte le opinioni, ognuno può dire quello che pensa. Accetto le critiche costruttive, tuttavia non voglio tornare su storie che non hanno senso. So bene chi sono, da dove vengo, dove mi trovo e dove voglio andare. Ognuno ha il diritto di prendere le proprie decisioni e scegliere il modo di vivere. Ci vuole rispetto”. C'è anche un pizzico di polemica nelle frasi di Nole, forse stufo di ricevere opinioni e pareri non richiesti. Djokovic sostiene di continuare a giocare a tennis con la stessa passione di bambino. Vuole tornare ad essere il più forte, ma non è più la sua priorità numero 1. Inutile ripercorrere i presunti problemi familiari (peraltro mai confermati) che ne avrebbero condizionato il rendimento. Nonostante la confessione, Djokovic giura che l'intensità e la qualità degli allenamenti è la stessa di sempre. “Sono pronto per nuovi obiettivi, fronteggiare le nuove generazioni e continuare a migliorare. C'è ancora molto tennis davanti a me: nonostante abbia quasi 30 anni, vedo il ritiro ancora piuttosto lontano. Ho ancora molti obiettivi, ma non posso evitare di tenere in considerazione altre cose della mia vita. Non posso separare la mia carriera e le mia sfera privata. E' quello che mi completa come persona”. Le frasi di Djokovic sono importanti e meritevoli di rispetto. Nella vita di un uomo si affrontano tante fasi ed è giusto che, a quasi 30 anni, la famiglia sia una priorità (qualunque sia la spinta, a prescindere da voci e pettegolezzi). Ma c'è un problema: il tennis iper-professionistico di oggi non lascia spazio a distrazioni. Lo ha provato sulla sua pelle il nostro Furlan (che oggi collabora proprio con la federtennis serba, oltre a seguire Jasmine Paolini, una delle nostre migliori speranze), oggi Djokovic rischia di vivere una situazione simile. Il suo diretto avversario, Andy Murray, sembra aver trovato un equilibrio migliore tra vita privata e professionale e dietro spingono tanti giocatori di qualità, compresi i ragazzi della Next Generation. Che prima o poi arriveranno. Rispetto a Furlan, tra l'altro, Djokovic ha anche molte pressioni in più.

OBRADOVIC IL MATEMATICO
Nelle ultime ore sono arrivati ulteriori pareri sulla sua situazione. Bogdan Obradovic, ex capitano di Coppa Davis, si è autocandidato ad entrare nel team. “Nole deve fare un'analisi profonda della situazione. La conosce e sa di cosa ha bisogno. Io sono pronto a dare una mano. Già anni fa, trovammo una soluzione a determinati problemi insieme a suo padre. Ha bisogno di averci entrambi nel suo team”. Come se non bastasse, Obradovic ha aggiunto: “Quello che sta succedendo è frutto di varie ragioni. Ma se ti affianchi alle persone giuste, troverai la soluzione per tutto. Per un matematico non c'è nulla di impossibile. E io sono un matematico”. Dopo la Jelena Gencic, sua prima maestra, Djokovic è stato seguito dal mitico Niki Pilic. Anche lui è intervenuto, peraltro con parole piuttosto severe. Secondo il coach croato, Nole ha perso la tenacia che gli aveva permesso di dominare il circuito. “Nole ha raggiunto l'Everest lo scorso anno, quando ha vinto il Roland Garros. E' arrivato ad avere 16.950 punti ATP, cifra che non sarà più raggiunta, ma poi ha avuto uno scadimento di forma”. Secondo Pilic, oggi 77enne, Djokovic ha raggiunto un picco di forma fisica e mentale inavvicinabile per tutti. “Andava in sesta marcia, ma credo che il lavoro fatto negli ultimi 5-6 anni abbia chiesto il conto. Il tennis era la priorità ogni mattino, ogni pomeriggio e ogni sera”. Con parole diverse, Nole ha detto più o meno lo stesso. Preso atto delle nuove – o diverse – priorità, dobbiamo domandarci se sarà in grado di ritrovare il feeling di qualche anno fa. La storia dice che è molto difficile. Il tennis di oggi è troppo diverso da quello degli anni 70 e 80, quando il talento era ancora un fattore molto importante e le figure di preparatore atletico, fisioterapista, psicologo e tante altre….erano del tutto sconosciute. All'epoca potevi dare il 90%, forse anche meno. Oggi non te lo puoi permettere. Per questo, l'impresa di Nole sembra davvero difficile, a meno che non decida di ridare priorità assoluta al tennis. Ma non sembra proprio la sua intenzione…

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