Mettendo da parte l'atteggiamento indolente che gli è costato tante critiche, Nick Kyrgios tira fuori una delle sue migliori partite. Guarda caso, lo ha fatto contro Alexander Zverev, suo futuro rivale per i grandi titoli. Una superiorità netta, che lancia un interrogativo: dove sarebbe, se giocasse ogni partita con questo spirito e questa attenzione?

Una prova di forza, quasi una lezione. Il primo atto di quella che sarà presumibilmente La rivalità (elle maiuscola) del prossimo decennio viene fagocitato in 73 minuti da Nick Kyrgios. È lampante l’interesse che Zverev suscita nel ragazzone di Canberra, che infatti risponde con una prestazione deluxe da 6-3 6-4 con “0” alla casella delle palle break concesse, nonché tanto spettacolo. Kyrgios domina Zverev come presenza scenica prima ancora che tecnicamente, e il match prende le sembianze di un one-man-show dove il teutonico è relegato al ruolo di comparsa.

KYRGIOS PERFETTO, ZVEREV TIMIDO
La prima spallata del match arriva già sull’1-1 quando Zverev si affossa giocando un pessimo game che gli costa il break. Kyrgios amministra comodamente i propri turni di battuta, regala un tweener frontale ancorché evitabile, varia velocità e rotazioni a suo piacimento e finisce per sgraffignare un altro break. 6-3, 31 minuti. Se il primo set va in archivio con un Kyrgios attento e preciso ma anche con la collaborazione di una versione letargica di Zverev, è decisamente più interessante ciò che accade nella seconda frazione. Il tedesco dagli occhi angelici e dal portamento principesco si aggrappa a ogni punto pur di destarsi: anche una bella volée che vale lo 0-15 è meritevole di un “come on!” con pugnetto annesso. Uno 0-30 gentilmente concesso da Kyrgios nel quinto game è quanto di più vicino al break vedrà Zverev in tutto il match. Il greco-malese ha dipinto sul volto la solita smorfia del bullo, ma il body language odierno tradisce un vistoso interesse nel mostrare al mondo che è lui il pezzo più pregiato dell’inflazionata “NextGen”.

CAPOLAVORO FINALE
Gli ultimi due game sono il punto esclamativo di Kyrgios sulla vittoria, la sua firma sul 6-3 6-4 finale. Il turno di battuta sul 4-4 è l’antefatto al successivo break, un antefatto psicologico prima che tecnico. L’australiano porta a casa un punto straordinario completando con un’elegante volée vincente il recupero col tweener. Non pago, decide di scherzare il rivale – che per tutti è il futuro numero uno designato – chiamandolo due volte a rete con altrettante smorzate, prima di infilzarlo col passante di rovescio. Un game del genere lascia inevitabili scorie: prevedibilmente, Zverev capitola nel decimo gioco al termine di un pessimo turno di battuta. L’urlo – volutamente prolungato – verso il suo angolo dopo il matchpoint sa di rivendicazione di un ruolo, quello di futuro dominatore, che Kyrgios sentiva evidentemente minacciato dal diciannovenne tedesco.

KYRGIOS ANCORA AVANTI
A voler essere pignoli, i due già si erano affrontati nel 2013 a Roehampton ma sembra ingiusto nei confronti di Zverev – all’epoca sedicenne – considerare tale precedente (Kyrgios vinse 6-3 6-1). La sensazione odierna, tuttavia, ricalca quella di allora: il tedesco ha ancora lacune da colmare, rimarcate oggi dal tennis aggressivo dell’australiano. Oltre al gioco di rete, insufficiente per competere ai massimi livelli, la partita odierna ha evidenziato un’eccessiva passività in risposta sia in termini di distanza dalla baseline, sia a livello concettuale, troppo timida. Kyrgios ha spadroneggiato al servizio lasciando 5 punti con la prima e 8 con la seconda e, nei (pochissimi) momenti di relativa difficoltà, pescare il dritto di Zverev si è dimostrato un bancomat. Seppur marginale per una rivalità destinata a cibarsi di finali Slam, Kyrgios lancia dal Garden californiano un segnale forte al tedesco, al tennis, ma soprattutto a se stesso. Che Zverev sia il favorito di tutti più per attitudine e volontà che per talento?

ATP MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Terzo Turno
Nick Kyrgios (AUS) b. Alexander Zverev (GER) 6-3 6-4