Il numero due del mondo chiude il primo quarto di 2017 con appena undici incontri vinti. Nelle ultime dieci stagioni erano sempre stati almeno sedici, addirittura 28 (record personale) lo scorso anno. Segno di una crisi evidente, e il forfait da Miami c’entra solo in parte. Monte-Carlo dovrà dare delle risposte.Ammesso che il recupero dai problemi al gomito non richieda più del dovuto, il prossimo torneo ATP di Novak Djokovic sarà il Masters 1000 di Monte Carlo, al via domenica 16 aprile. Una sorta di torneo di casa per il campione di Belgrado, che da anni risiede proprio nel Principato, e che avrà un valore completamente diverso rispetto a dodici mesi fa. Nel 2016 l’allora numero uno del mondo si presentò al Country Club senza grosse ambizioni, dopo la tripletta Melbourne-Indian Wells-Miami, tanto da rimediare l’unica sconfitta dell’anno all’esordio (eccetto le Olimpiadi, ma non davano punti ATP), con il modesto Jiri Vesely. Nessuno ne fece un dramma: aveva solo bisogno di un po’ di riposo, e avrebbe ripreso a vincere molto presto, coronando un mese e mezzo dopo il sogno Roland Garros. Quest’anno, invece, il primo “1000” europeo sulla terra battuta è chiamato a dare delle risposte ai tantissimi interrogativi dei suoi tifosi e della stampa, maturati durante un avvio di stagione più deludente che mai. E non è soltanto una sensazione: lo dicono i numeri. Era dal 2006, quando “Nole” aveva solamente 19 anni e si stava affacciando al Tour maggiore, che non chiudeva i primi tre mesi dell’anno con così poche vittorie, e solo nel 2009 e nel 2010 aveva raccolto appena un titolo.
Quest’anno ha vinto solamente a Doha, raccogliendo cinque dei suoi undici successi complessivi. Proprio la vittoria in Qatar pareva il timbro sul ritorno del dominatore, il taglio con la seconda parte del 2016, a favore della rinascita. Invece è stato soltanto un caso, visto che da quel momento sono arrivate solo delusioni e nemmeno una semifinale fra Melbourne, Acapulco e Indian Wells. E il forfait a Miami non deve ingannare, perché in termini numerici non influisce nemmeno poi così tanto: solo la vittoria finale – che in questo momento appare poco probabile – gli avrebbe permesso di cambiare sensibilmente le carte in tavola, e lasciare all’ultimo posto l’annata 2010, che gli regalò 16 vittorie e 4 sconfitte. A conti fatti, quello sarebbe rimasto il suo anno peggiore, con soli due titoli a fine stagione, mentre in tutte le altre stagioni dal 2007 in poi ne ha sempre conquistati almeno quattro, e mai meno di sei dal 2011 in avanti. Numeri utili a dare il polso della crisi del serbo, ancor di più se rapportati alle 28 vittorie dello scorso anno, ma pur sempre numeri. Contano fino a un certo punto, specie se il soggetto è Djokovic, uno che lo scorso anno si divorò tutto o quasi fino a Parigi, salvo poi crollare di colpo. Chi ha detto che dodici mesi dopo non possa riuscirgli l'esatto contrario?

Il bilancio di Djokovic nei primi tre mesi. Fra parentesi il numero di titoli:
2017: 11-3 (1). 2016: 28-1 (4). 2015: 25-2 (3). 2014: 17-2 (2). 2013: 19-2 (2). 2012: 20-2 (2). 2011: 24-0 (4). 2010: 16-4 (1). 2009: 22-8 (1). 2008: 17-4 (2). 2007: 24-5 (2). 2006: 5-5 (0). 2005: 0-1 (0).