Vincendo l’Open BNL di Orvieto, il classe 2004 laziale ha conquistato la possibilità di giocare la fase finale delle Prequalificazioni degli Internazionali BNL d’Italia. Nell’intervista esclusiva per ‘Il Tennis Italiano’, l’azzurro si racconta dai primi passi mossi nel mondo del tennis sino alla realizzazione di uno dei suoi sogni più grandi
Manca ormai poco più di un mese all’inizio dell’80esima edizione degli Internazionali BNL d’Italia, la più lunga nella storia del torneo, che andrà in scena nella splendida cornice del Foro Italico dall’8 al 21 maggio. Come di consueto, ad inaugurare l’evento più atteso da tutti gli amanti del tennis in Italia, sarà l’ultima fase delle Prequalificazioni. “Il torneo più partecipato al mondo” vedrà confrontarsi 64 giocatori tra tabellone singolare maschile e femminile e 28 coppie di doppio, con l’obiettivo di guadagnarsi una wildcard per le qualificazioni al tabellone principale della rassegna capitolina.
Con l’avvio della terza fase, quella dei tabelloni regionali Open, le prequalificazioni sono finalmente entrate nel vivo: i vincitori di ogni tappa guadagnano infatti di diritto la possibilità di partecipare alla fase finale di Roma.
Già certo della sua presenza al Foro Italico, è il classe 2004 laziale Niccolò Ciavarella. L’azzurro, che fa base allo Sporting Club Eur di Roma, ha guadagnato il pass per le prequalificazioni degli Internazionali BNL d’Italia, vincendo l’Open BNL di Orvieto.
Niccolò, hai guadagnato sul campo la possibilità di realizzare uno dei sogni che avevi bambino. Ma partiamo proprio dagli inizi, da quel bambino che per la prima volta si affacciava al mondo del tennis…
“Ho preso in mano la mia prima racchetta quando avevo 6 anni. A dire il vero io non volevo giocare a tennis da bambino, ma insieme a mio nonno accompagnavo spesso mio fratello Andrea agli allenamenti. Di solito io rimanevo fuori dal campo a guardarlo, poi in un giorno di pioggia, quando tutti se ne erano andati via dal circolo, un allenatore mi disse: “ma perché non provi a giocare?”. Io accettai. Beh, quel giorno sono entrato in campo e non sono più uscito. Dopo 12 anni, quel maestro è ancora al mio fianco, il suo nome è Valerio Prisco”.
I tuoi genitori, invece, che ruolo hanno avuto nel tuo percorso?
“I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in tutto quello che ho fatto, ma dovevo dimostrargli di far conciliare il tennis e la scuola. All’inizio, com’è giusto che sia, la precedenza è stata data alla scuola. Per fortuna però, io ero molto motivato, sono sempre andato bene a scuola e sono sempre riuscito a fare entrambe le cose. I miei genitori non mi hanno mai messo pressioni. Mio padre è un grande appassionato, mentre mia madre ha iniziato ad appassionarsi grazie a me. Spesso mio padre ci tiene anche a sapere quello che faccio, per lui è un investimento sul futuro sotto qualche punto di vista e mi piace condividere con lui quello che faccio”.
Il 6º torneo Open BNL dell’Umbria, che si è disputato sui campi del TC Open di Orvieto, è stato un vero e proprio successo, con ben 350 partecipanti tra tabellone maschile e femminile. Per raggiungere l’obiettivo Foro Italico, Ciavarella ha dovuto confrontarsi con giocatori di altissimo livello e dopo aver superato in semifinale il marchigiano Peter Buldorini per 6-4 6-3, si è imposto in finale sul romagnolo Alessandro Pecci con un doppio 6-4.
Mi racconti un po’ le tue sensazioni all’inizio del torneo?
“Mi sono reso conto pian piano di quanto potesse essere importante vincere il torneo. All’inizio non ci pensavo, scendevo in campo con le idee chiare e con l’obiettivo di vincere più partite possibile. Andando avanti però ho iniziato a rendermene conto. Vinta la semifinale non sapevo se a qualificarsi per le prequalificazioni sarebbero stati solamente i vincitori del torneo o anche i finalisti, così ho chiesto al giudice arbitro che mi ha confermato che dovevo vincere ancora una partita per guadagnarmi il Foro. Non mi aspettavo di raggiungere questo traguardo, dopo il match point della finale ci ho messo un po’ per realizzare quello che avevo fatto. Durante tutto il torneo ero sereno e consapevole di quello che stavo facendo in campo, pensavo solamente a giocare e a mettere in pratica quello su cui avevo lavorato, mettendo da parte il risultato e qualsiasi altra cosa. Potevo vincere o perdere, se l’avversario fosse stato più bravo di me avrei accettato la sconfitta”.
La finale che partita è stata? In campo hai avvertito la tensione di poter raggiungere un traguardo così importante?
“La finale non è stata facile, Alessandro è un avversario che non mi fa giocare benissimo. Serve molto bene, è molto alto e cerca di non darti ritmo. Io volevo il più possibile entrare nello scambio perché mi sentivo favorito in quella situazione e sfavorito nei colpi di inizio gioco. Più andava avanti la partita però, più servivo e rispondevo meglio; quindi, alla fine penso che sia stato questo aspetto a fare la differenza”.
Lo scorso anno Ciavarella ha mosso i primi significativi passi nel professionismo. A gennaio 2022, agli Australian Open è arrivata anche la prima esperienza in uno Slam junior.
Pensi che aver respirato l’aria di uno Slam ti abbia portato in qualche modo a migliorarti?
“Credo che quell’esperienza mi abbia aiutato a prendere consapevolezza. Lì ho avuto la fortuna di fare quarti di finale in doppio insieme a Daniele Minighini e quindi ho vissuto il torneo appieno. Da lì mi sono reso conto di quanto quel livello fosse alto e che con il lavoro avrei potuto raggiungerlo presto. Da questo punto di vista penso che mi abbia aiutato molto. A livello junior non sono mai riuscito ad esprimermi al massimo, ho giocato meglio lo scorso anno nei 15mila e nei 25mila; ma penso che ogni esperienza sia utile per migliorarsi”.
Allo Sporting Club Eur come ti trovi con il tuo team? Su che aspetti del tuo gioco stai lavorando maggiormente in questo periodo?
“Lo Sporting per me è una seconda casa, passo quasi più tempo lì che a casa mia. L’ambiente mi piace, lì ho tutti i miei amici, tutti i miei maestri. Il mio team è composto dal coach Valerio Prisco, da Cristiano Minighini che è un punto di riferimento importante per me, dal preparatore fisico Luca Fortini e dalla mental coach Susanna Cordone. Con loro mi trovo davvero bene. Ultimamente in allenamento stiamo lavorando sul servizio, perché deve diventare un colpo più incisivo. La seconda deve diventare un’arma più pesante, deve essere più difficile attaccarmi. Nello scambio sto lavorando sull’alzare di più la traiettoria in fase di costruzione per poi riuscire ad incidere con i colpi successivi. Spesso giocavo palle uguali in termini di traiettoria e facevo giocare bene i miei avversari. Sembrano piccoli dettagli, ma fanno davvero una grande differenza”.
Cosa ti aspetti dall’esperienza che vivrai agli Internazionali? Quanto pensi di poterti spingere avanti?
“Il quadro delle prequali non è ancora completo, ma sono sicuro che andrò lì per vivere una bellissima esperienza e per rubare anche con gli occhi qualcosa dai più bravi. Darò il massimo e penso che se sarò al 100% potrò sicuramente dire la mia”.
Da bambino ti piaceva andare agli Internazionali e vivere l’atmosfera del torneo?
“Sì, da bambino andavo spesso al Foro durante il torneo. Oltre alle partite, mi piaceva vedere gli allenamenti perché era il momento in cui potevi stare più vicino al campo e osservare meglio i giocatori. Non sono mai stato uno di quelli che andava a chiedere l’autografo a fine allenamento o a fine partita, per me l’importante era capire come riuscire un giorno ad arrivare a giocare lì e sono riuscito a realizzare quel sogno. Ovviamente quella delle prequali sarà solo una tappa e spero di riuscire a giocare anche il torneo che conta. La strada è ancora lunga”.
Quali sono secondo te gli aspetti più difficili del passaggio da junior a professionista?
“Si passa da un mondo, quello junior, in cui ci sono giocatori che tecnicamente e tatticamente giocano veramente bene e sono molto talentuosi ad uno in cui, quello dei professionisti, c’è magari anche meno qualità dal punto di vista della tecnica ma nel quale devi sudarti ogni punto, non ci sono passaggi a vuoto e come cali un attimo l’avversario è pronto a punirti. Penso che la differenza e la difficoltà più grande sia proprio quella. Nessuno ti regala nulla”.
Quali sono i tuoi obiettivi per il tuo 2023?
“Per la fine della stagione non mi do obiettivi in termini di classifica perché non voglio pormi limiti. Voglio pensare a fare quello che devo fare quando vado in campo nella quotidianità e vedremo dove arriverò. Sicuramente mi piacerebbe stare qualche casella più avanti nelle liste dei tornei e levarmi dalle qualificazioni: voglio arrivare ad un livello tale che mi consenta di poter vincere e giocare tante partite”.
Una vittoria, quella di Orvieto, da dedicare tutta ad una persona speciale…
“Mio nonno ha compiuto 80 anni qualche settimana fa e il giorno prima del suo compleanno sono andato da lui per chiedergli che regalo volesse, perché comunque è un compleanno importante, che richiede un regalo speciale. Lui mi ha risposto: “Non voglio niente, solamente che mi dedichi la vittoria di un torneo”. Considerando il livello dei tornei che sto giocando, ho pensato che non sarebbe stato facile mantenere la promessa. Non sapevo che avrei partecipato e poi vinto l’Open di Orvieto; quindi, questo successo è tutto per lui. Un altro aneddoto è legato al mio amico Lorenzo Russano. La sera prima del mio esordio ad Orvieto mi ha chiamato ed ho vinto; lo stesso è accaduto la seconda sera. Questa cosa è andata avanti fino alla fine del torneo, mi ha portato bene. Quindi, un po’ del merito è anche il suo”.