Prima del match, diverse giocatrici sono andate da Eugenie Bouchard per augurarle buona fortuna. “E ho ricevuto tanti messaggi, anche da quelle con cui di solito non parlo. Questo dimostra che molte la pensano come me, anche se non hanno il coraggio di parlare. Ma tutto questo mi ha dato una motivazione extra. Non ho giocato solo per me, ma anche per loro”. L'ha detto la bionda canadese dopo aver punito Maria Sharapova al secondo turno di Madrid. Piombata nel buio tennistico, incapace di vincere anche i tornei ITF, “Genie” ha avuto bisogno di sfidare l'odiata Masha per tornare la splendida giocatrice del 2014. Un paio di settimane fa, intervistata durante il torneo di Istanbul, aveva detto che “a un'imbrogliona non dovrebbe essere più permesso di giocare”. Altre giocatrici si erano espresse negativamente sul rientro della Sharapova, ma nessuna in modo così diretto, esplicito. Quasi una dichiarazione di guerra. Il destino ha voluto che le due si trovassero, una contro l'altra, al primo torneo utile. E se a parole la Sharapova è molto meno aggressiva (“Ero soltanto una delle due giocatrici in campo, non presto attenzione a chi ce l'ha con me”), è parso evidente, sin dall'inizio, che questo match non rappresentava soltanto il secondo turno al Premier Mandatory di Madrid (che pure è il più importante torneo su terra del circuito WTA).
LA PERSONALITA' DI GENIE
Una qualsiasi colonna sonora di Rocky sarebbe stata perfetta per accompagnare 2 ore e 51 minuti di schiaffoni, in cui il capolavoro della Bouchard è stato mentale. Il suo recente calo non è soltanto figlio della botta in testa, con tanto di commozione cerebrale, presa durante lo Us Open 2015. Però ha una grande personalità. Soltanto con il carisma, la presenza agonistica, il coraggio di guardare negli occhi la “Principessa Maria” (cit.) si poteva vincere questa partita. E lei lo ha fatto alla grande, imponendosi 7-5 2-6 6-4 e mostrando un'impressionante capacità di non mollare nel terzo set, quando il gioco era spesso nelle mani di Maria. La Bouchard è stata bravissima a riprendere per i capelli un primo set quasi perduto (da 2-4 a 7-5), mostrando di non gradire la presenza della Sharapova, come quando non ha chiesto scusa dopo un nastro fortunato. Per lei non era soltanto tennis: “E' vero, ma quando sono scesa in campo ho fatto in modo che fosse solo quello”. Pur facendo trasparire tutto il suo astio, ha saputo restare concentrata su se stessa, senza prestare troppa attenzione a quanto accadeva dall'altra parte della rete. Nel secondo set è emersa la maggiore potenza di Maria, il cui stile di gioco sembra ancora più aggressivo rispetto al pre-squalifica. Servizio, rovescio (soprattutto) e dritto: picchia sempre, quasi a occhi chiusi, per la disperazione di coach Sven Groeneveld, che nel finale le aveva suggerito di proporre un tennis “percentuale”, aumentando la rotazione e diminuendo il rischio di errori. Niente da fare: Maria era scatenata, come se volesse dare una punizione a quell'impertinente di Genie, che da semplice fan (internet archivia tutto, e non solo una volta….) è diventata una delle sue rivali più acerrime.
SHARAPOVA, TROPPI ERRORI
Nel terzo set sono saltati gli schemi: la giocatrice al servizio era sovente in difficoltà, anche se il canovaccio era sempre lo stesso: Maria a picchiare, Genie a rincorrere. La canadese restava a galla, poi andava in vantaggio di un break (4-3 e servizio), veniva riacchiappata ma gli errori di Masha le consentivano di prendersi gli ultimi due game, dove peraltro la russa era stata avanti 40-15. Maria ha annullato il primo matchpoint (anche) grazie a un nastro fortunato, e – va detto – ha chiesto scusa. Un paio di punti dopo, un bel dritto incrociato faceva saltare di gioia la Bouchard, come non le capitava da una vita. Tutti aspettavano il momento della stretta di mano, ma sono rimasti delusi: le due hanno mantenuto la scena da consumate attrici, guardandosi negli occhi con fredda cortesia, ma abbiamo visto scene peggiori. Nessuna delle due ha abbassato lo sguardo, e tanto è bastato. La partita ha regalato un'intensità emotiva talmente grande da far passare in secondo piano un contenuto tecnico non eccelso: non a caso, entrambe hanno avuto un saldo negativo tra colpi vincenti ed errori gratuiti: -24 la canadese, -22 la russa. Alla Sharapova sono stati fatali 49 errori, tra cui 9 doppi falli, molti radunati negli ultimi game. Spingeva a volontà, ma spesso il nastro le ha detto di no.
OTTIMISMO PER ENTRAMBE
Tuttavia, il match offre ottime indicazioni a entrambe: la Bouchard ha trovato la possibile chiave di volta della sua carriera. Partite come questa restituiscono fiducia, voglia di vincere, entusiasmo. Una specie di indennizzo a se stessa dopo che, senza l'approvazione di coach Thomas Hogstedt, è andata a giocare l'ITF di Indian Harbour Beach. “Non c'era nemmeno bisogno dell'accredito, era tutto diverso. E non ho nemmeno vinto il torneo. A modo suo, è stato meglio così”. Un bagno di umiltà autoindotto che potrebbe aver contribuito alla nascita di una nuova Bouchard, ragazza di cui il tennis femminile ha un gran bisogno. Perché è bella (ahinoi, queste cose contano), brillante e ha una grande personalità. Ma ci buone notizie anche per la Sharapova: a parte la rabbia che coverà nei prossimi giorni, da cui trarrà nuove motivazioni, è parsa piena di ruggine tecnica. Ma quando l'avrà rastrellata via, potrà davvero fare faville. La sua palla ha qualcosa in più rispetto a quella delle avversarie. Servizio e rovescio l'hanno tradita, ma quando rimarranno in campo (e succederà…), cambierà tutto. E non tutte le avversarie hanno le gambe-motorino della Bouchard e la sua profonda motivazione interiore. Non è un buon momento per il tennis femminile: questo match era proprio quello che ci voleva, anche se la cornice di spettatori nello stadio intitolato a Manolo Santana era indegna. Chi sostiene che la Spagna sia un paese machista, a quanto pare, dice il vero.
WTA PREMIER MANDATORY MADRID – Secondo Turno
Eugenie Bouchard (CAN) b. Maria Sharapova (RUS) 7-5 2-6 6-4