E' giusto che una partita di tennis si giochi in piena notte? L'argomento torna d'attualità dopo le prime giornate del Mutua Madrid Open: nella tarda serata di sabato, il match tra Laura Siegemund e Johanna Konta è terminato alle 2.17 del mattino, in un impianto deserto, al punto che il giudice di sedia Kader Nouni ha canticchiato la canzone “Love never felt so good” di Michael Jackson, durante un cambio di campo. La WTA sostiene che il match non sia stato spostato su un altro campo per ragioni televisive. Ma ci si domanda, onestamente, che tipo di ascolto possa produrre un match tra una britannica e una tedesca al primo turno di un torneo…in Spagna. Eppure non c'è stato verso di modificare la programmazione, spostando il match su un altro campo. Non è la prima volta che a Madrid succede qualcosa del genere. Anzi, accade spesso. Nella giornata di lunedì, la programmazione è terminata verso l'1 di notte con la vittoria di Tsonga su Kuznetsov. La motivazione risiede in una schedule che rispecchia le abitudini spagnole, dove gli orari sono decisamente più “avanzati” rispetto agli altri paesi. La sessione serale scatta alle 20 con due incontri, uno maschile e uno femminile. Se i match sono particolarmente combattuti, è pacifico che il programma rischi di finire a notte fonda. Il match più “notturno” nella storia del Mutua Madrid Open si è giocato nel 2015, quando Andy Murray e Philipp Kohlschreiber furono spediti in campo all'1.12, chiudendo il loro impegno alle 3 passate.
IL RECORD DI HEWITT-BAGHDATIS
Proprio lo scozzese è stato chiamato in causa. “Credo che non sia buono per nessuno: il torneo, gli ufficiali di gara, i giocatori, i giornalisti…non c'era nessuno. Non esistono benefici nel giocare a un'ora del genere”. Murray ha poi spiegato che quello degli incontri notturni è un fenomeno esclusivamente tennistico. “Non credo che accada qualcosa del genere in nessun altro sport, ma nel tennis continua a succedere. Va bene se il torneo è soddisfatto, ma non vedo come possa essere positivo per i tornei stessi o gli spettatori. Se finisci di giocare alle 2.30 finisce che vai a letto alle 5.30 o alle 6, e non è facile recuperare. Il mio match contro Kohlschreiber è stato ridicolo”. Madrid è l'unico torneo del tour in cui il programma finisce così tardi: molto dipende dalle abitudini spagnole, ma i giocatori – per quanto professionisti – faticano ad adeguarsi. A parte Madrid, scenari simili accadono negli Slam extraeuropei: il record di ogni tempo appartiene a un match dell'Australian Open tra Lleyton Hewitt e Marcos Baghdatis, terminato alle 4.33 di notte. Nella storia dello Us Open, cinque partite sono terminate oltre le 2 di notte. Curiosamente, il record è detenuto da tre partite, tutte chiuse alle 2.26: Wilander-Pernfors nel 1993, Kohlschreiber-Isner del 2012 e Raonic-Nishikori del 2014. Wimbledon e Roland Garros sono esenti dal problema: se a Parigi i match vengono sospesi per oscurità (dal 2020 si vedrà, con l'auspicato rinnovamento dell'impianto), mentre il tetto sul Centre Court di Wimbledon ha allungato le giornate fino alle 23, anche se un match di Andy Murray (proprio contro Baghdatis) sforò di qualche minuto. Ma visto che c'era in campo un suddito di Sua Maestà decisero di chiudere un occhio.
CI VUOLE UN ORARIO LIMITE?
Ma è giusto giocare così tardi? Probabilmente no, ma non tanto per i giocatori, profumatamente pagati. E' il sistema-tennis che non può accettare una cosa del genere: scendere in campo oltre la mezzanotte significa protrarre una giornata che è iniziata 12 ore prima, o forse di più. Non ha senso tenere impegnate fino a notte fonda le tante componenti che gravitano attorno un torneo: ufficiali di gara, giudici di linea, hostess, controlleria, giornalisti…il tutto senza reali benefici: a chi può interessare seguire un match a quell'ora? Quanti spettatori si possono raggiungere in TV? Pochi, pochissimi. Un paio d'anni fa, dopo il match contro Kohlschreiber, Andy Murray auspicò una regola con un orario limite per l'inizio degli incontri. Anche Chris Kermode, intervistato sull'argomento, disse che la programmazione di Madrid non era l'ideale. Ma agli spagnoli, a quanto pare, va bene così. Basterebbe un minimo di organizzazione in più: pensate al torneo ATP di Umago, dove il programma inizia alle 17 ma non si ricordano match terminati troppo tardi. Certo, in Croazia devono gestire appena 32 giocatori mentre a Madrid sono 120 tra uomini e donne. Tuttavia, un po' di elasticità e buon senso in più sarebbero auspicabili.