Clamorosa indiscrezione del Daily Telegraph: il serbo sarebbe in trattativa con Andre Agassi. Il Kid di Las Vegas fu vittima di una grave crisi, da cui seppe rialzarsi e tornare più forte di prima. Di sicuro non è disposto a un impegno part-time, ma 10-12 settimane all'anno potrebbero bastare.

Novak Djokovic era stato chiaro: “Il mio prossimo coach? Qualcuno che abbia vissuto esperienze simili alle mie. E nel tennis non sono in molti”. Una specie di assist per i giornalisti, invitati a scoprire chi sarà il super-coach che proverà a risollevarne la carriera. Invito raccolto da Simon Briggs: dalle colonne del Telegraph, ha rivelato che il serbo sarebbe in trattativa con Andre Agassi. Per l'ex Kid di Las Vegas sarebbe la prima esperienza da allenatore, ma i precedenti di Lendl, Edberg, Becker, Chang e Ivanisevic fanno pensare che un progetto del genere possa funzionare. Lo stesso Djokovic ha provato sulla sua pelle gli effetti benefici della cura-Becker. Si può discutere all'infinito su quanto sia stato importante il tedesco, ma è certo che sotto la sua guida ci sia stato un miglioramento, soprattutto nella gestione delle grandi partite. Su 12 Slam, Djokovic ha raggiunto nove finali (vincendone sei). A seguire Djokovic sul piano manageriale c'è un italiano, Edoardo “Dodo” Artaldi, il quale ha confermato che non è ancora stata presa nessuna decisione. “Non c'è ancora nessun nome che si distingue sugli altri, perché siamo soltanto in una fase iniziale di discussione tra le parti interessate” ha detto. Briggs, tuttavia, suppone che la trattativa sia più avanzata di quel che viene riconosciuto.

UN VECCHIO NEMICO DI BECKER
Lo stesso Djokovic, in effetti, ha specificato che non ha intenzione di restare da solo troppo a lungo. Altre indiscrezioni raccontano che il vecchio staff di Nole (Marian Vajda, Gebhard Phil-Gritsch e Miljan Amanovic) conoscesse il proprio destino già da un mese, ben prima dell'annuncio ufficiale, forse addirittura prima della loro ultima apparizione, a Monte Carlo. E' dunque possibile che Nole avesse già iniziato a muoversi, in cerca di un sostituto. Una partnership con Agassi avrebbe un fascino enorme, senza nulla da invidiare ai sodalizi più prestigiosi degli ultimi anni (Federer-Edberg, Murray-Lendl, Nishikori-Chang, lo stesso Djokovic con Becker). Sarebbe ancora più curiosa in virtù dei cattivi rapporti tra Agassi e l'ex coach del serbo, quel Boris Becker che in “Open” non viene dipinto troppo positivamente: Agassi racconta alcuni aneddoti del 1995, quando i due furono protagonisti di due semifinali Slam consecutive (Wimbledon e Us Open, con una vittoria per parte). Agassi ha appeso la racchetta al chiodo una decina d'anni fa, con un commovente addio durante lo Us Open 2006. Da allora si è dedicato soprattutto ai progetti di beneficenza, su tutti una scuola a Las Vegas. Ogni tanto è comparso in qualche esibizione (leggendaria una scaramuccia con Sampras a Indian Wells, dove aveva ironizzato sulla sua taccagneria, prendendosi una pallata) o evento organizzato dagli sponsor. In un recente intervista, gli avevano chiesto se avrebbe considerato un ritorno nel tour nelle vesti di coach, magari al fianco di Nick Kyrgios. Disse di no, perché troppo impegnato dai figli (rispettivamente di 15 e 13 anni): “Non riuscirei a farlo come dovrei”.

IMPEGNO PART-TIME?
Su questo punto, tuttavia, Djokovic ha un vantaggio: potrebbe offrirgli un accordo part-time, più da consulente che da head-coach, con un impegno di 10-12 settimane all'anno. In questo caso, sarebbe un impegno ben più tollerabile. L'articolo del Telegraph si avventura a ipotizzare i tornei dove Agassi potrebbe esserci: i quattro Slam, le ATP World Tour Finals e il Masters 1000 di Indian Wells, non troppo distante da Las Vegas (dove risiede). Ci sarebbe da sciogliere il nodo sulla preparazione invernale, forse il momento più importante della stagione. Davvero Agassi avrebbe voglia di passare un mese in Serbia, nel freddo di dicembre? Oppure Djokovic potrebbe andare a Las Vegas, dove peraltro sono già transitati altri giocatori (e giocatrici, vedi Angelique Kerber)? Se l'accordo dovesse concretizzarsi, Djokovic avrebbe poi bisogno di un coach full-time, a meno che non si accontenti della figura di Dusan Vemic, o magari chieda uno sforzo in più a Pepe Imaz. La pista Agassi ha un senso: Andre è l'ex campione ad aver vissuto l'esperienza più simile a Djokovic, persino in forma più estrema. Nel 1997 fu vittima di un terribile calo di motivazioni, che lo fece scivolare al numero 141 ATP e nel tunnel delle droghe ricreative (con tanto di positività all'antidoping, mai sanzionata). Tuttavia, seppe ricostruirsi e vinse cinque dei suoi otto Slam nella seconda carriera, peraltro restando competitivo fino a 35 anni. Ed è stato il più anziano numero 1 ATP nell'epoca del computer, a 33 anni e 131 giorni. Siamo certi che Djokovic sia consapevole di questa parabola. Se abbia voglia di conoscerla ancora più da vicino, beh, lo scopriremo nelle prossime settimane.