Ottimo esordio a Roma per il numero uno azzurro: lascia quattro game al debuttante Berrettini e si prepara per la sfida contro Andy Murray. Col cellulare a portata di mano per attendere la bella notizia della nascita del figlio. “Lui non sta giocando da Murray, e io ho dimostrato di poterlo mettere in difficoltà”.ROMA – 6-1 6-3 e Murray prenotato. La prima romana di Fognini, anticipata a domenica, è poco più di una formalità, in un derby contro un Berrettini all’esordio nel circuito maggiore grazie alla wild card conquistata nelle pre-qualificazioni. Farlo a Roma, per un romano, pesa il doppio, ancor di più se dall’altra parte della rete c’è il più forte dei connazionali. Berrettini ha accusato l’emozione e la tensione della prima volta, mix di sensazioni che gli è costato un match al di sotto delle sue possibilità. Fino al 4-0 non c’è stata partita: l’allievo di Vincenzo Santopadre sembrava particolarmente contratto, non incideva con la prima di servizio e sbagliava con entrambi i fondamentali. Poi un paio di palle-break del 5-0 cancellate l’hanno aiutato a scuotersi e lasciare andare un po’ di più il braccio, e si è visto qualche buon game. Ma comunque troppo poco per dar fastidio a un Fognini ben centrato. Ha capito subito che nel momento del bisogno bastava cercare con insistenza il rovescio bimane di Berrettini, che ricorda un po’ quello del primo Starace, che se attaccato dalla parte sinistra andava presto in difficoltà. Fabio l’ha graffiato da quel lato, come la tigre disegnata sul retro delle sue t-shirt, e ne ha raccolto i tanti errori, permettendogli solamente due volte di arrivare a 30 nei turni di risposta. Il lungo stop del 2016 per un problema al ginocchio ha permesso al laziale di potenziale la parte superiore del corpo, regalandogli in cambio un colpo più incisivo, ma c’è ancora da lavorare. Lo si vede quando lo scambio si allunga: Berrettini non si sente sicuro e cerca di evitare il palleggio provando altre soluzioni (come la palla corta), e quando ha avuto la possibilità di tentare il passante ha sempre preferito il pallonetto. Tornando al paragone con Starace, col passare del tempo il campano era riuscito a raggiungere un buon livello anche dalla parte destra, regalando sempre meno e non perdendo più campo. Berrettini ce l’ha fatta in parte nel secondo set, tenendo botta fino al 3-3, ma nell’ottavo game un doppio fallo e altri tre errori l’hanno condannato alla sconfitta.ASPETTANDO MURRAY, COL CELLULARE IN MANO
È stato un buon esordio – ha detto in conferenza stampa l'azzurro, che ha festeggiato il successo col pollice in bocca a mo' di ciuccio – e già da qualche incontro sto giocando bene”. Vero: lo scatto è arrivato prima di Madrid, dopo due (brutte) eliminazioni all’esordio fra Budapest e Monaco di Baviera. “Ero un po’ ansioso, così sono tornato a casa e ho parlato con Flavia della situazione. Le ho spiegato come mi sentivo e della mia disponibilità a fermarmi per un paio di tornei, visto che la priorità è lei e il figlio in arrivo. Siamo rimasti a parlare fino alle 3.30 del mattino, lei mi ha rassicurato sulla situazione e così sono ripartito. Ma sempre col telefonino a portata di mano. Comunque sono tranquillo, sto giocando bene e in campo mi sento a mio agio”. Il suo rapporto con gli Internazionali non è mai stato troppo positivo. Nel 2006 batté Djokovic (“sì, ma quando avevamo dodici anni”, ha scherzato), ma poi non ha mai raggiunto nemmeno gli ottavi e nel 2014, da numero 15 ATP e grande atteso dal pubblico, uscì al primo turno fra i fischi, battuto da Lukas Rosol. “Quella ce l’ho ancora legata dietro all’orecchio, per noi italiani non è mai facile giocare qui. Ma quest’anno sono in forma e sono pronto ad affrontare il prossimo match, e spero che il pubblico di Roma mi dia una grossa mano”. Di fronte troverà il campione in carica Andy Murray, il numero uno del mondo che non sta giocando da numero uno del mondo, e nemmeno da Andy Murray. Per tutti gli appassionati Fognini-Murray sono i tre set a zero di Napoli, in Coppa Davis, nel 2014. Per Fabio, invece, è il duello delle ultime Olimpiadi di Rio De Janeiro, condotto fino al 3-0 al terzo set ma poi perso fra i rimpianti. “Ovviamente non partirò favorito, ma c’è un però. So di avere il tennis per metterlo in difficoltà: aspetto che dà una parte mi lascia tranquillo, dall’altra mi pesa: vorrei fare una grande partita. Penso che neanche lui sia contento di dover giocare contro di me. Da qui a batterlo la strada è lunga, magari vado in campo e perdo 6-2 6-2, ma ho dimostrato di sapere come batterlo. Posso metterlo in difficoltà. Centrale o Pietrangeli? Non dico nulla se no poi fanno il contrario (nel 2016 chiese il Pietrangeli ma non lo accontentarono, ndr). Ma sarà sul Centrale”. Già. Magari di sera, con condizioni un tantino più lente. E poi chissà. Sognare non costa nulla.
ARNABOLDI ELIMINATO
Pochi minuti dopo la stop di Berrettini è terminata anche la corsa di Andrea Arnaboldi, battuto per 6-1 7-5 da Carlos Berlocq. Ieri l’azzurro ci aveva confidato di credere in un successo, ma in tutto il match ha avuto una sola palla-break. Gli avrebbe permesso di salire 2-0 nel primo set, invece l’ha mancata e poi ha subìto la foga dell’argentino, non raccogliendo più nemmeno un gioco. Nel secondo set, invece, gli è stato fatale un break sul 5-6, dopo che già in altri due turni di servizio era riuscito a salvarsi in extremis. Nel tabellone principale entreranno due lucky loser, uno a causa del mancato special exempt di Borna Coric (che per averne diritto doveva centrare la semifinale a Madrid) e l’altro per il forfait di Philipp Kohlschreiber alle prese con un problema a una gamba, ma in virtù del suo ranking l’azzurro non avrà accesso al sorteggio per i ripescaggi. Era dal 2013 che nessun italiano riusciva a centrare la qualificazione per il main draw.

MASTERS 1000 ROMA – Primo turno
Fabio Fognini (ITA) b. Matteo Berrettini (ITA) 6-1 6-3

MASTERS 1000 ROMA – Turno finale qualificazioni
Carlos Berlocq (ARG) b. Andrea Arnaboldi (ITA) 6-1 7-5