Tiafoe, Pegula, Gauff e altri atleti americani sono a favore del trash-talking per ‘vivacizzare’ gli incontri, come avviene nel basket o nel football. Ma il tennis ha un dna diverso. Come suggerisce la russa Kasatkina, meglio restare intelligenti.
«Bastardo, hai solo culo». «Fottiti e impara a giocare il rovescio».
Scandalizzati? Be’, sappiate che è il tipo di tennis di linguaggio che alcuni vorrebbero veder importato nel tennis. il «Trash-talking», il linguaggio spazzatura che va di moda in molti sport di contatto, soprattutto quelli americani – hockey, football, basket – e che secondo Frances Tiafoe, ma anche le sue connazionali Jessica Pegula e Coco Gauff, il tennis farebbe bene ad adottare. Perché è (sarebbe) cool, giovane, moderno, adeguato ai tempi. Serve a dare ‘colore’, a intimorire l’avversario, ad accendere il tifo (quello becero, aggiungiamo), del pubblico.
Senza fare i bacchettoni o le verginelle, o far finta di non sentire gli ‘elogi’ e i ‘complimenti’ che in tutti gli sport molto competitivi gli atleti si scambiano in campo, credo che valga la pena dire: no, grazie. Come ha sottolineato Daria Kasatkina, forse la prima a schierarsi contro il Fronte dei Maleducati. «Per me il tennis è un po’ diverso», ha commentato la tennista russa a Tennis Channel. «Penso che non funzionerebbe, e che il tennis debba lasciare da parte il trash talking. So che fra i pugili, i giocatori di basket, soprattutto negli Stati Uniti, è molto popolare. Noi non veniamo dagli Stati Uniti, quindi non siamo abituati. Mi hanno sempre insegnato che il tennis è uno sport intelligente. Quindi, continuerò a pensarla così». Certo: McEnroe e Connors non parlavano come professori di Oxford, ma «are you kidding me?» non è esattamente trash-talking, e nemmeno «You cannot be serious!». Le parole grosse i due se le riservavano per fuori il campo (anche se a dire il vero qualche gesto ‘genitale’ Jimbo lo esibiva spesso e volentieri). Per carità: guai reprimere la personalità, a scandalizzarsi per una racchetta gettata o per qualche ironia, per un commento ‘speziato’. Nessuno vuole uno sport ingessato e moralistico. Ma l’innesto artificiale di beceraggine, per favore, no.
Il tennis ha una tradizione più che centenaria di educazione, rispetto, fair play. Passare da certi rituali quelli sì zuccherosi, come le premiazioni di oggi in cui in scaletta ci sono inevitabili complimenti e discorsetti mielosi verso avversari e sponsor, all’insulto aperto, magari anche all’arbitro, sembra più il disperato tentativo di risultare simpatico, di farsi accettare dal «branco» che hanno a volte le persone educate ma timide, che un brillante espediente per attirare più pubblico attorno ai campi e davanti alla tv. Già mandare giù le esultanze, o gli applausi sguaiati sull’errore altrui, di atleti e pubblico, non è facile. Gli insulti, il trash talking, la maleducazione esibita per esigenze di copione, per favore lasciamoli agli altri. Come suggerisce la Kasatkina, restiamo intelligenti.