Alla vigilia dell’esordio di Rafael Nadal al Roland Garros, Emilio Sanchez ci racconta le ragioni della rinascita del maiorchino: la ritrovata fiducia, un tennis più aggressivo e i risultati non all’altezza degli altri big. “Solo i grandissimi sanno tornare lassù quando sembra iniziato il loro declino”.(*) Solo i grandissimi sono capaci di fare ciò che ha fatto Rafael Nadal. È difficilissimo, quando sembra iniziato il declino, riuscire a tornare al vertice. Ce l’hanno fatta Agassi, Sampras, quest’anno Federer, e pochissimi altri. Credo che Nadal abbia così bisogno di quella fiducia che aveva perso negli ultimi tempi, che ora si stia godendo al massimo ogni singola vittoria. È solo lassù in cima dove lui si sente a suo agio, vincendo tutti i tornei importanti sulla terra. Non ho avuto modo di parlare con lui, ma sono certo che l’aver ripreso a vincere tante partite sul rosso l’abbia aiutato a riempire di fiducia quel serbatoio che lo rende così forte.

Credo che il suo sia un bel caso di studio, per analizzare tutti i fattori che influiscono nella grandezza di uno sportivo. Oggi si tende a dividere il tutto in quattro pilastri: tecnico, tattico, fisico e mentale. Ad alti livelli gli ultimi due assumono un valore molto più importante, e Nadal fisicamente è molto molto dotato. Il problema degli ultimi due anni, secondo me, è stata la sua testa. Ha fatto fatica a credere in sé stesso, a credere che ciò che faceva quotidianamente lo potesse aiutare a tornare in alto, ma ero sicuro che se avesse continuato su quella strada avrebbe raggiunto di nuovo i suoi massimi livelli.

Devo ammettere, però, che non credevo potesse farcela così rapidamente, perché era arrivato a un punto molto complicato. In questo caso vale lo stesso per la rinascita di Federer: la situazione degli altri big in questa prima parte di 2017 li ha aiutati a superare più velocemente le difficoltà. Non hanno quasi mai dovuto battere né Murray né Djokovic (Federer mai, ndr) e anche se tutti gli avversari vanno battuti, poter evitare i migliori è sempre un vantaggio. Diciamo che si sono trovati nella condizione giusta al momento giusto, riuscendo ad approfittare meglio degli altri della situazione che si è creata ad altissimi livelli. Anche contro giocatori come Raonic, Tsonga, Nishikori, Cilic e altri si può perdere tranquillamente, ma anche questi hanno spesso avuto problemi. Credo che il momento attuale sia molto aperto: per tanti anni, prima col dominio di Nadal e Federer, poi con quello di Djokovic, e quindi con la seconda parte del 2016 di Murray, è stato molto complicato trovare degli spazi, mentre adesso la possibilità di ottenere grandi risultati c’è anche per gli altri.
È capitato di sentirmi chiedere se Nadal può tornare numero uno: secondo me è una faccenda apertissima. Nei prossimi tre mesi, da Parigi ai tornei prima dello Us Open, per i big ci saranno in palio 6.000 punti. Lui ne ha già in tasca tantissimi (è numero 1 della Race, ndr) e se vincesse anche al Roland Garros si metterebbe in una gran bella posizione, anche per giocare Wimbledon con più tranquillità. Diciamo che una risposta un po’ più accurata potrebbe arrivare dopo Wimbledon, ma molto dipenderà anche da quanti e quali tornei i due andranno a giocare. Di solito Nadal, quando ha giocato a questi livelli, dopo l’erba ha sempre scelto di prendersi un periodo di riposo, e dopo aver staccato diventa difficile giocare bene a New York. Ci sono troppe variabili: dipende da calendario, intenzioni, obiettivi. Cose che sanno solamente loro.

Venendo al Roland Garros, per la prima volta in carriera Nadal ha vinto i primi tre grandi tornei sulla terra rossa, prima Monte Carlo, poi Barcellona e quindi Madrid, un risultato frutto di quanto accennato ma anche del fatto che Rafa stia giocando un tennis più aggressivo rispetto a una volta. Sta provando a forzare un po’ di più il gioco, situazione che gli permette di dominare di più e quindi di utilizzare meno energie rispetto a un tempo. Dopo la vittoria a Madrid immaginavo che per lui sarebbe stato molto difficile arrivare in fondo anche a Roma. È capace di qualsiasi cosa, ma passare dalle condizioni velocissime e in altura di Madrid, a quelle più lente del Foro Italico non è facile per nessuno. Tuttavia, se terrà il livello visto fino a qui, per questo Roland Garros sono tutti gli altri ad avere un problema.

In dieci anni, quando si è presentato a Parigi al massimo, ha vinto nove titoli. E anche lo scorso anno era arrivato nella condizione giusta e nella posizione ideale, ma si è dovuto ritirare nel corso del torneo. La domanda è una sola: chi pensa di poterlo battere al meglio dei cinque set? Chi entra in campo pensando “oggi sarà lui a dovermi battere”? Il Roland Garros è come il giardino di casa sua. Ci ha vinto tantissime volte, e se non dovesse succedere nulla di straordinario ha tantissime chance per riuscirci di nuovo. Per lui e per il suo team sarebbe molto importante, e anche per il tennis. La presenza ad alti livelli di Nadal e Federer non lascia tranquilli gli altri, e la qualità cresce. Di certo, quando decideranno di smettere il tennis sentirà tantissimo la loro mancanza. Ci saranno altri campioni, ma non ci sarà Rafael Nadal, un grande riferimento per il circuito e anche per il tennis spagnolo, sia per come gioca sia per il suo modo di affrontare gli incontri. Se in campo c’è lui, nessuno ha dubbi: ci starà fino quando ha dato tutto. Sarà un peccato non avere più un giocatore del suo calibro, ma per fortuna possiamo ancora non pensarci. Per ora c’è, e fino a quando c’è… godiamocelo!

Testo raccolto da Marco Caldara
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(*) Nato a Madrid il 29 maggio 1965, in carriera Emilio Sanchez-Vicario è stato numero 7 del mondo in singolare e numero 1 in doppio. Ha vinto 15 titoli ATP in singolare e 50 in doppio, fra i quali due Roland Garros e uno Us Open, oltre a due Slam nel doppio misto. È stato per tre anni capitano della nazionale spagnola di Coppa Davis, condotta al trionfo nella finale del 2008 contro l’Argentina. Titolare della famosa Sanchez-Casal Tennis Academy, divisa fra Barcellona, Naples (Florida) e Nanjing (Cina), è tornato nel circuito ATP nel 2017 come coach di Fernando Verdasco. Il 6 giugno, insieme allo storico partner di doppio Sergio Casal (oggi titolare insieme a lui delle accademie), Emilio Sanchez riceverà il Philippe Chatrier Award, l'onorificenza più importante dell'ITF, per il grande contributo dato alla crescita del tennis nel mondo.