Zverev a Melbourne, Edmund a Monte Carlo, e Fognini e Djokovic a Madrid: secondo Toni Nadal e Carlos Moya, sono le vittorie chiave che hanno restituito al tennis il miglior Nadal. Un Nadal che, mentre al Roland Garros meditano una statua in suo onore, contro Basilashvili coglie il suo miglior successo in carriera (!) per percentuale di giochi vinti, e si presenta alla seconda settimana col record di soli 15 game persi.ROLAND GARROS – Altro che shot-clock: per obbligare Rafael Nadal a rispettare i 20 secondi di tempo fra un punto e l’altro basterebbe un temporale in arrivo durante ognuno dei suoi match. Appena il cielo sopra Parigi ha iniziato a diventare via via sempre più grigio, minacciando una pioggia che in realtà è arrivata due ore più tardi e in dose ridottissima, lui ha cominciato ad andare di fretta, sempre di più, nei turni di servizio come in quelli di risposta, travolgendo in appena 90 minuti l’incolpevole Nikoloz Basilashvili, tanto bravo a battere Simon e Troicki quanto impotente contro i “topponi” di Nadal. Il Re di Parigi l’ha spinto lontano dalla linea di fondo, lui da laggiù non ha potuto sparare diritto e rovescio a tutta come gli piace fare, e suo malgrado è diventato complice della più facile vittoria della carriera di Nadal: 6-0 6-1 6-0. Nei 243 incontri giocati a livello Slam “Rafa” non aveva mai perso meno di due giochi, e la percentuale di game vinti (18 su 19: 94,7%) è addirittura la migliore di tutti i suoi 883 successi raccolti da quando nel 2001 ha giocato il primo torneo Satellite. Basilashvili è riuscito giusto a tenere un servizio sul 6-0 5-0, grazie anche a tre errori di Nadal, e a guadagnare tre palle-break nel quarto game del terzo set. Ma il 9 volte Re di Parigi è risalito da 0-40 e non gli ha lasciato neanche quel game. Segno che oltre al tennis c’è anche un’attitudine spaventosa e la voglia di non lasciare nulla al caso, mix ideale per presentarsi alla seconda settimana di uno Slam che lo vede come naturale favorito. Lo fa con in tasca anche il primato personale di minor numero di game persi nella sua corsa verso gli ottavi: appena 15, due in meno del record del 2012. Dettagli, ma utili a ribadire il suo grande stato di forma, diventato straripante nel 100esimo match in carriera sulla terra battuta al meglio dei cinque set, il 75esimo a Parigi. Quanti ne ha persi? Due: nel 2009 contro Robin Soderling e nel 2015 contro Novak Djokovic.4 MOMENTI CHIAVE PER TORNARE L’UOMO DA BATTERE
Mentre al Roland Garros – stando a quando ha detto a Eurosport il neo presidente FFT Bernard Giudicelli – meditano di dedicargli presto una statua, lui ha detto di aver giocato il suo miglior match da lungo tempo a questa parte, e la sua rinascita sta via via trovando sempre più conferme, fondate su una prima metà di stagione in cui nessuno ha fatto tanti punti quanti lui. Ma quali sono stati i punti cardine che l’hanno aiutato a tornare il vero Rafael Nadal? Il sito del Roland Garros, con l’aiuto dei suoi allenatori Toni Nadal e Carlos Moya, ne ha trovati soprattutto quattro. In mezzo ci sono la vittoria contro Kyle Edmund a Monte Carlo, che l’ha aiutato a prendere fiducia perché il match è girato su pochi punti e li ha vinti tutti lui (tanto che quel set sarebbe rimasto l’unico perso fino a Madrid), e quella contro Fabio Fognini nel Masters 1000 spagnolo, in un match giocato al di sotto dei suoi standard, ma comunque vinto a differenza di quanto sarebbe successo fino a qualche mese prima. Ma i più importanti sono il quarto, ovvero la semifinale vinta a Madrid contro Djokovic dopo sette sconfitte consecutive (“conta vincere i tornei, non chi batti, ma a livello morale battere Djokovic o battere il numero 100 del mondo non è la stessa cosa”, ha spiegato Toni), e soprattutto il primo: la vittoria contro Alexander Zverev all’Australian Open, a inizio stagione, recuperando uno svantaggio di 2 set a 1 e tornando finalmente a portare a casa quei match di cinque set che una volta erano roba sua. Sembrava non fosse più così, visto che gli ultimi tre li aveva persi (Fognini allo Us Open 2015, Verdasco a Melbourne 2016 e Pouille a New York nello stesso anno), ma con Zverev è riuscito a farcela di nuovo. “Sapevamo che sarebbe stato un match importante – ha detto Moya – e anche se quel giorno non ha giocato bene è riuscito a vincere, lottando, dopo che di match così ne aveva persi tanti. Vincere in quel modo è stato fondamentale, e l’ha aiutato a svoltare”. Una svolta che l’ha portato dritto dritto a Parigi, armato come negli anni d’oro.
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