A una decina d'anni dal ritiro, Brian Vahaly parla della sua omosessualità. Oggi è sposato e padre di due gemelli. Da professionista aveva una fidanzata e non voleva che il suo nome fosse associato al termine “gay”. “Ma oggi credo che sarebbe diverso. Margaret Court? Vorrei che conoscesse una coppia gay con figli. Farei fatica a giocare nel campo a lei intitolato”.

Le recenti dichiarazioni di Margaret Court hanno riacceso i riflettori sull'omosessualità nel tennis. Ma se nel circuito femminile ci sono diverse giocatrici dichiaratamente lesbiche, raramente accade lo stesso tra gli uomini. I casi sono rarissimi e poco pubblicizzati: pochi, per esempio, conoscevano il caso del paraguaiano Francisco Rodriguez. E' di circa un mese fa il coming out di Brian Vahaly. Lo ricordate? Classe 1979, discreto giocatore dei primi anni 2000, è stato al numero 64 ATP ed era noto per il suo look impeccabile, soprattutto la pettinatura sempre perfetta. Ex studente all'Università della Virginia, vanta una vittoria su Juan Carlos Ferrero quando era numero 1 del mondo. Durante il podcast di Sports Illustrated, realizzato con Jon Wertheim, ha parlato apertamente della sua esperienza. “Non ho chiuso il cerchio con me stesso fino a quando non ho smesso di giocare. Non è stato facile fare i conti con alcuni aspetti della mia sessualità, a maggior ragione perché arrivavo da un background sportivo”. La piena presa di coscienza è arrivata 1-2 anni dopo la fine della sua carriera, anche perché non voleva essere etichettato come gay nel periodo in cui giocava. Ritiratosi per un problema alla spalla, oggi è un uomo d'affari e si è sposato con Bill Jones, oltre ad essere padre di una coppia di gemelli, Parker e Bennett. La famiglia risiede ad Annapolis, nel Maryland.

“PAROLE OFFENSIVE”
Negli anni del tour, Vahaly non era preparato a diventare un pioniere dell'omosessualità nel circuito maschile. In quel periodo, tra l'altro, aveva una fidanzata. “Non volevo che 'gay' fosse il primo aggettivo che mi venisse associato”. Lo stesso Wertheim ha chiesto ad alcuni top-player se hanno il sentore che ci sia qualche omosessuale nel circuito ATP, anche in forma molto privata. La risposta è stata negativa, ma Vahaly è convinto che un eventuale coming out, oggi, sarebbe accettato molto meglio. Parlando con il sito "Out Sports", ha espresso il suo parere sulle parole della Court, che aveva paragonato i gay addirittura ai nazisti o ai comunisti per il loro tentativo di “entrare nella testa dei bambini”. “Vorrei che la Court passasse un po' di tempo con i gay che hanno figli. Si tratta di un'esperienza lunga e faticosa, ma c'è qualcosa che dovete sapere: ogni bambino che cresce con una coppia di gay è incredibilmente amato. Se passasse un po' di tempo a casa nostra, credo che capirebbe in fretta perché le sue parole sono stati così offensive”. La più grande conseguenza per le considerazioni della Court sarebbe un cambio di nome per l'impianto a lei intitolato, il secondo più importante dell'Australian Open. Vahaly sarebbe “commosso” da un eventuale presa di posizione di Tennis Australia. "Ho grande rispetto per quello che la Court ha fatto come giocatrice, ma le sue dichiarazioni non possono essere tollerate, anche perché sono uno schiaffo in faccia a leggende come Martina Navratilova e Billie Jean King”.

IL SENSO DELLA VITA
Vahaly ha fatto in tempo a giocare nella Margaret Court Arena: è accaduto nel 2003, anno in cui l'ex Show Court 1 prese il nome attuale. Sfidò Andre Agassi (la foto qui sopra risale proprio a quel match) e “oggi, in effetti, avrei difficoltà a giocare su quel campo. Credo che sia importante avere il sostegno di Andy Murray, lui non avrebbe motivo per entrare in questo dibattito”. Vahaly ha poi raccontato alcuni dettagli della sua esperienza. Dopo aver accettato la sua natura, ben oltre i 25 anni di età, ha vissuto un periodo difficile perché era convinto che non avrebbe mai avuto una famiglia o dei figli. Ma poi, quando ha intrapreso la relazione con il suo attuale marito, hanno subito pensato all'idea di formare una famiglia. “Per lui era una cosa molto importante, abbiamo parlato più dei figli che del matrimonio. Quando ci siamo sposati nel 2015, in Georgia, nella prima notte di nozze abbiamo scoperto che il nostro surrogato era incinta”. Da allora, la loro vita è “esplosa” in senso positivo. “Finalmente sento che la mia vita ha un senso, non mi accadeva da quando giocavo a tennis”. Chissà che le parole di Vahaly non servano a qualche tennista gay, tra quelli in attività, a effettuare il coming out. La speranza è che abbia ragione quando dice che, oggi, il clima sarebbe molto più amichevole per un eventuale tennista omosessuale. I tempi sono finalmente maturi?